Treccani, Crimson, Kosch, Tschichold, Slimbach, Hoefler
Sul sito dell’enciclopedia Treccani gli articoli sono scritti in Crimson Text. Il font viene caricato dal server di Google quando non presente sul computer client. La direttiva Css elenca nell’ordine Crimson Text, Garamond, Times New Roman e poi il serif generico.
Come senza grazie invece viene usato il Montserrat, senza nessuna alternativa se non il sans di default.
Il Crimson è disegnato da Sebastian Kosch. È disponibile in sei versioni diverse, regular, semi-bold e bold con relativi italici. Dice la descrizione che è pensato per la produzione di libri in un bel carattere vecchio stile, con tanto di numeri oldstyle, small caps, fioroni, caratteri matematici eccetera, mentre altrove si spreca un sacco di tempo a sviluppare versioni gratuite di brutti standard come Times ed Helvetica (qui qualcuno potrebbe insorgere).
Il carattere è ispirato al fantastico lavoro di persone come Jan Tschichold, Robert Slimbach e Jonathan Hoefler, dice ancora la didascalia.
Supporta latino, latino esteso (a, b, ecc.) greco, greco esteso, cirillico. E ha parecchie legature. Oltre a quelle standard, anche quella tra f e j, tra f e b, o tra T e h.
Quello che noto io è una R molto rinascimentale e una T praticamente simmetrica. Le differenze col Garamond notate dall’apposito strumento di Identifont sono meno significative (e conta due volte la grazia sulla z).
Il nome di Sebastian Kosch non è collegato a niente dal sito, se non al Crimson.
La questione dei fioroni mi lascia un po’ perplesso, perché non mi pare che nel file ce ne siano (e i file si scaricano solo da Google).
Comunque Google non permette di vedere l’anteprima dell’intero set prima di scaricare il file. L’anteprima che compare nella pagina mostra solo l’alfabeto latino, i numeri e i principali segni di interpunzione. Niente accenti, alfabeti, stranieri e legature, oltre alle lettere accentate, che comunque sappiamo che nel file ci sono (nulla di male, tenuto conto che il file è gratuito).
Per quanto riguarda i nomi a cui Kosch dice di ispirarsi, a primo colpo non mi dicono niente. Tschichold ha una lunga scheda biografica su Identifont. “È il più conosciuto praticante della nuova tipografia che si sviluppò in Europa tra le due guerre. Cambiò completamente stile dopo la prima esposizione al Bauhaus. Stampò una serie di manuali pratici, sostenne l’asimmetria e i bold sans serif. Condannato dai nazisti per avere creato una tipografia non-tedesca, e accusato di bolscevismo culturale, fu arrestato e internato per un certo periodo. Si rifugiò poi in svizzera. Poi di colpo, negli anni Quaranta, giunse alla conclusione che la nuova tipografia era fascista. E quindi tornò allo stile classico. Disegnò il Sabon, largamente usato. Tra i suoi disegni, anche un Classical Garamond, digitalizzato dalla Bitstream. Uno stencil che ricorda il Futura Black lo disegnò nel 1931 col nome Transito, per la Amsterdam Type Foundry, ora digitalizzato col nome Waddem Choo Nf da Nick Curtis (Nick’s Fonts).
Anche di Robert Slimbach Identifont ha una lunga scheda biografica. Disegnatore di Myriad (sans), Minion, Itc Giovanni, Warnock Display (serif), è di una generazione successiva: nasce negli Stati Uniti nel 1956. Nome di spicco della Adobe, dove per digitalizzare il Garamond è andato fino in un museo belga per studiare le stampe originali.
La scheda di Hoefler è più corta, e manca qualsiasi data. Non ci sono date neanche nella scheda del suo serif più celebre, che ha il suo stesso nome, incluso in uno dei sistemi operativi Apple.
Dice Wikipedia in inglese che è nato nel 1970, e che il suo Hoefler Text è stato disegnato nel 1991 (quando aveva 21 anni).
Il suo font era stato utilizzato per il logo di Wikipedia fino al 2010, quando è stato sostituito dal Linux Libertine.
Come senza grazie invece viene usato il Montserrat, senza nessuna alternativa se non il sans di default.
Il Crimson è disegnato da Sebastian Kosch. È disponibile in sei versioni diverse, regular, semi-bold e bold con relativi italici. Dice la descrizione che è pensato per la produzione di libri in un bel carattere vecchio stile, con tanto di numeri oldstyle, small caps, fioroni, caratteri matematici eccetera, mentre altrove si spreca un sacco di tempo a sviluppare versioni gratuite di brutti standard come Times ed Helvetica (qui qualcuno potrebbe insorgere).
Il carattere è ispirato al fantastico lavoro di persone come Jan Tschichold, Robert Slimbach e Jonathan Hoefler, dice ancora la didascalia.
Supporta latino, latino esteso (a, b, ecc.) greco, greco esteso, cirillico. E ha parecchie legature. Oltre a quelle standard, anche quella tra f e j, tra f e b, o tra T e h.
Quello che noto io è una R molto rinascimentale e una T praticamente simmetrica. Le differenze col Garamond notate dall’apposito strumento di Identifont sono meno significative (e conta due volte la grazia sulla z).
Il nome di Sebastian Kosch non è collegato a niente dal sito, se non al Crimson.
La questione dei fioroni mi lascia un po’ perplesso, perché non mi pare che nel file ce ne siano (e i file si scaricano solo da Google).
Comunque Google non permette di vedere l’anteprima dell’intero set prima di scaricare il file. L’anteprima che compare nella pagina mostra solo l’alfabeto latino, i numeri e i principali segni di interpunzione. Niente accenti, alfabeti, stranieri e legature, oltre alle lettere accentate, che comunque sappiamo che nel file ci sono (nulla di male, tenuto conto che il file è gratuito).
Per quanto riguarda i nomi a cui Kosch dice di ispirarsi, a primo colpo non mi dicono niente. Tschichold ha una lunga scheda biografica su Identifont. “È il più conosciuto praticante della nuova tipografia che si sviluppò in Europa tra le due guerre. Cambiò completamente stile dopo la prima esposizione al Bauhaus. Stampò una serie di manuali pratici, sostenne l’asimmetria e i bold sans serif. Condannato dai nazisti per avere creato una tipografia non-tedesca, e accusato di bolscevismo culturale, fu arrestato e internato per un certo periodo. Si rifugiò poi in svizzera. Poi di colpo, negli anni Quaranta, giunse alla conclusione che la nuova tipografia era fascista. E quindi tornò allo stile classico. Disegnò il Sabon, largamente usato. Tra i suoi disegni, anche un Classical Garamond, digitalizzato dalla Bitstream. Uno stencil che ricorda il Futura Black lo disegnò nel 1931 col nome Transito, per la Amsterdam Type Foundry, ora digitalizzato col nome Waddem Choo Nf da Nick Curtis (Nick’s Fonts).
Anche di Robert Slimbach Identifont ha una lunga scheda biografica. Disegnatore di Myriad (sans), Minion, Itc Giovanni, Warnock Display (serif), è di una generazione successiva: nasce negli Stati Uniti nel 1956. Nome di spicco della Adobe, dove per digitalizzare il Garamond è andato fino in un museo belga per studiare le stampe originali.
La scheda di Hoefler è più corta, e manca qualsiasi data. Non ci sono date neanche nella scheda del suo serif più celebre, che ha il suo stesso nome, incluso in uno dei sistemi operativi Apple.
Dice Wikipedia in inglese che è nato nel 1970, e che il suo Hoefler Text è stato disegnato nel 1991 (quando aveva 21 anni).
Il suo font era stato utilizzato per il logo di Wikipedia fino al 2010, quando è stato sostituito dal Linux Libertine.
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