La pressa da stampa e il computer

A occhio e croce la stampa a pressione non c’entra assolutamente niente col computer. Nel primo caso si tratta di comporre caratteri mobili in metallo o in legno per ottenere una scritta, nel secondo caso si realizza una scritta o un immagine in digitale, sul monitor del computer, e la si invia ad una stampante in cui non è contenuta la forma da stampare. In pratica il software invia all’hardware le istruzioni per disegnare le lettere e le altre forme sul foglio. Eppure le due cose possono sposarsi tra di loro: cioè si può utilizzare una pressa da stampa per ottenere un disegno o una scritta realizzata al computer.
Ovviamente il processo non è semplice e lineare, cioè non basta premere un tasto per attivare una pressa. C’è bisogno di tutta una serie di fasi intermedie, come viene mostrato in questa video-intervista (in inglese) disponibile su Youtube.
Da un disegno vettoriale realizzato al computer si può ottenere un negativo che deve essere sottoposto a luce ultravioletta tramite un’apposita macchina, poi sottoposto ad un bagno, poi di nuovo ai raggi Uv. Il risultato è la lastra in rilievo che verrà poi messa nella pressa. C’è bisogno di alcune apparecchiature tecnologiche per effettuare queste operazioni. Si possono realizzare anche stampe multicolori, basta scomporre le varie componenti in negativi diversi (uno per ogni colore, e l’impressione avverrà poi in fasi successive).
A quel punto, inizia il lavoro manuale da parte dello stampatore, che deve regolare la macchina (col cacciavite), spalmare gli inchiostri nella giusta quantità per ottenere la tonalità voluta (mischiandoli come fa un pittore), e controllare che tutto vada per il verso giusto.
Nel video si vede anche un accenno di come funziona la composizione manuale dei caratteri mobili. L’intervistata (che lavora per il San Francisco Center for the Book) fa notare che mentre al computer non succede mai che uno finisca una certa lettera (la t, o la e), nella stampa a caratteri mobili questo rischio c’è eccome.