Rally Roma Capitale
Ieri è partito ufficialmente il Rally di Roma Capitale. Su ogni macchina compare il nome del pilota e del navigatore. Praticamente tutte le macchine hanno scelto una qualche forma di Helvetica (forse anche Impact, ma non ne sono sicuro), talvolta scrivendo tutto in maiuscolo, talvolta condensando per farci entrare nomi lunghi. Tre eccezioni soltanto mi è capitato di notare, nessuna delle quali riguarda i campioni più in vista.
Quella che mi ha colpito di più è quella che riguarda la vettura 104 di Cazzador e Scalzotto, una Suzuki Swift R1 che, mi pare di capire, corre al di fuori del campionato europeo e di quello italiano.
Un insolito senza grazie obliquo con la C composta di tre segmenti rettilinei con raccordi curvi, mentre la A ha i fianchi paralleli. Non sono riuscito ad identificarlo, mi ricorda i Kimberley di Typodermic, a sua volta ispirato a vari caratteri per i loghi industriali/aziendali risalenti agli anni 70, ma le proporzioni mi sembrano diverse.
Poi c’è la scritta sulla vettura 112 (solo con nome di Montavoci), una piccola DR1, anche questa iscritta nella stessa categoria esterna ai campionati principali, con quella strana S dal tratto centrale eccessivamente spesso, di nuovo una C composta di tre parti, ma meno geometrica: c’è un arrotondamento verso le estremità a ricordare delle grazie, come pure sulla T o in cima alla A.
Dovrebbe trattarsi di un Serpentine Bold, ma un po’ maltrattato (compresso? Quella S proprio si nota troppo).
Infine c’è la vettura numero 77, l’ultima nella lista del campionato europeo/italiano, Geremia/Marani dice la scritta, che usa un Cooper Black condensato.
Interessanti semmai sono i numeri, uguali per tutte le vetture. Particolarissimo il 4, aperto, con quella curva strana sul trattino verticale che ripercorre quella del tratto obliquo.
Là si legge la firma di Max Miedinger e del Linotype Design Studio, anno 1964: è l’Helvetica Inserat, condensato pensato apposta per i poster e i titoli di giornali. Inserat vuol dire pubblicità in tedesco.
A prima vista l’Helvetica Inserat è come l’Impact, ma con più spazio bianco all’interno (certe lettere sono palesemente diverse, la Q o la J, ad esempio). Il 4 dell’Impact però è chiuso, molto più banale.
Quella che mi ha colpito di più è quella che riguarda la vettura 104 di Cazzador e Scalzotto, una Suzuki Swift R1 che, mi pare di capire, corre al di fuori del campionato europeo e di quello italiano.
Un insolito senza grazie obliquo con la C composta di tre segmenti rettilinei con raccordi curvi, mentre la A ha i fianchi paralleli. Non sono riuscito ad identificarlo, mi ricorda i Kimberley di Typodermic, a sua volta ispirato a vari caratteri per i loghi industriali/aziendali risalenti agli anni 70, ma le proporzioni mi sembrano diverse.
Dovrebbe trattarsi di un Serpentine Bold, ma un po’ maltrattato (compresso? Quella S proprio si nota troppo).
Infine c’è la vettura numero 77, l’ultima nella lista del campionato europeo/italiano, Geremia/Marani dice la scritta, che usa un Cooper Black condensato.
Interessanti semmai sono i numeri, uguali per tutte le vetture. Particolarissimo il 4, aperto, con quella curva strana sul trattino verticale che ripercorre quella del tratto obliquo.
Là si legge la firma di Max Miedinger e del Linotype Design Studio, anno 1964: è l’Helvetica Inserat, condensato pensato apposta per i poster e i titoli di giornali. Inserat vuol dire pubblicità in tedesco.
A prima vista l’Helvetica Inserat è come l’Impact, ma con più spazio bianco all’interno (certe lettere sono palesemente diverse, la Q o la J, ad esempio). Il 4 dell’Impact però è chiuso, molto più banale.
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