Sbirciando tra i Display di Google
Al secondo posto della classifica dei Display su Google Fonts oggi c’è i Barriecito: un’orribile accozzaglia di lettere dai tratti sottili affiancate a lettere dai tratti spessi. Omnibus-Type è la firma, probabilmente si trova in alto perché sarà stato lanciato di recente, finirà presto molto al di sotto dei vari Lobster, Righteous, Monoton e altri più equilibrati e gradevoli.
Un altro font strano che fa parte della lista e che si trova poco più giù è il Sirin Stencil. Il nome fa capire che non ci sono controforme separate dall’esterno, ovviamente, ma non rende l’idea del modo in cui è stato ottenuto quest’effetto. Infatti non si tratta di tagliare le aste con segmenti bianchi in posizioni arbitrarie: qui sono state prese delle lettere bianche 3d con la facciata bianca e lo spessore nero, ed è stato inserito nel font solo lo spessore. Ad esempio la lettera O è composta di due tratti separati perché in una lettera 3d vista di tre quarti, da una parte si vede solo il bordo esterno della lettera, dall’altro solo il bordo interno. Li separa la facciata, che in questo caso è invisibile. La t ha quindi due taglietti, e la f ne ha tre. Ne sarebbero bastati di meno, e in effetti sembrano pure troppo ravvicinati, ma tutto è coerente con l’idea iniziale.
Tra gli strani troviamo il Megrim, di Daniel Johnson. Senza grazie, hairline (tratti sottili, come tracciati a penna biro), con l’aggiunta inspiegabile di aste che non dovrebbero esserci, e vanno quasi a chiudere la M, la W, a Y. La A è a forma di triangolo, e resta aperta in basso a destra.
Carino il Glass Antiqua, che forse avevo notato ma non ci ho mai fatto mente locale. Si tratta di un revival di un tipo di carattere risalente al 1913, con elementi antiqua, slab e calligrafici.
Uno stencil counterless è il Plaster, di Sorkin Type. In gran parte dei casi la striscia bianca è verticale e centrale. Chiaramente là dove non si poteva ci si è regolati diversamente, come nella s (due strisce bianche oblique) o nella T (curve oblique a separare l’asta centrale dai bracci).
Il Monofett di Vernon Adams è per chi vuole sprecare inchiostro. Le lettere composte di tratti rettilinei sono in bianco in un quadratone nero dagli angoli arrotondati.
L’Atomic Age ha una s calligrafica anche se le altre lettere hanno l’asse verticale. Diciamo che vorrebbe ricordare il Magneto, ma a lettere separate. La r forse non è troppo felice.
Divertente il Caesar Dressing, a tratti rettilinei come le iscrizioni antiche, ma senza nessuna pretesa di storicità: una caricatura in pratica, una cosa da fumetto. La E è fatta con due segmenti ad angolo e un trattino a simboleggiare il trattino centrale. Solo maiuscole, ovviamente.
Il Macondo si trova molto in basso nella pagina. Ispirato alle scritte su certi tarocchi, deve il suo nome alla città del romanzo Cento anni di solitudine, in cui uno dei personaggi si rivolgeva appunto ai tarocchi. Le lettere sembrano tracciate a mano in maniera ordinata. Sta avendo poco successo forse perché ci si sofferma di più sulla versione swash, che in effetti sta molto in alto. Le maiuscole sono più esuberanti, ma la E è abbastanza difficile da collocare: ha una specie di c sul tratto centrale che appare molto insolita a chi guarda.
Già che ci sono, arrivo fino alla fine della lista per vedere quale è il font meno trendy del momento, nella categoria. È il Warnes, di Eduardo Tunni (argentino), anche questo una specie di Magneto verticale senza contrasto, più leggibile ma effettivamente più ingenuo. Più che le scritte cromate anni 50 mi fa venire in mente le insegne fatte di tubi a neon piegati.
Un altro font strano che fa parte della lista e che si trova poco più giù è il Sirin Stencil. Il nome fa capire che non ci sono controforme separate dall’esterno, ovviamente, ma non rende l’idea del modo in cui è stato ottenuto quest’effetto. Infatti non si tratta di tagliare le aste con segmenti bianchi in posizioni arbitrarie: qui sono state prese delle lettere bianche 3d con la facciata bianca e lo spessore nero, ed è stato inserito nel font solo lo spessore. Ad esempio la lettera O è composta di due tratti separati perché in una lettera 3d vista di tre quarti, da una parte si vede solo il bordo esterno della lettera, dall’altro solo il bordo interno. Li separa la facciata, che in questo caso è invisibile. La t ha quindi due taglietti, e la f ne ha tre. Ne sarebbero bastati di meno, e in effetti sembrano pure troppo ravvicinati, ma tutto è coerente con l’idea iniziale.
Tra gli strani troviamo il Megrim, di Daniel Johnson. Senza grazie, hairline (tratti sottili, come tracciati a penna biro), con l’aggiunta inspiegabile di aste che non dovrebbero esserci, e vanno quasi a chiudere la M, la W, a Y. La A è a forma di triangolo, e resta aperta in basso a destra.
Carino il Glass Antiqua, che forse avevo notato ma non ci ho mai fatto mente locale. Si tratta di un revival di un tipo di carattere risalente al 1913, con elementi antiqua, slab e calligrafici.
Uno stencil counterless è il Plaster, di Sorkin Type. In gran parte dei casi la striscia bianca è verticale e centrale. Chiaramente là dove non si poteva ci si è regolati diversamente, come nella s (due strisce bianche oblique) o nella T (curve oblique a separare l’asta centrale dai bracci).
Il Monofett di Vernon Adams è per chi vuole sprecare inchiostro. Le lettere composte di tratti rettilinei sono in bianco in un quadratone nero dagli angoli arrotondati.
L’Atomic Age ha una s calligrafica anche se le altre lettere hanno l’asse verticale. Diciamo che vorrebbe ricordare il Magneto, ma a lettere separate. La r forse non è troppo felice.
Divertente il Caesar Dressing, a tratti rettilinei come le iscrizioni antiche, ma senza nessuna pretesa di storicità: una caricatura in pratica, una cosa da fumetto. La E è fatta con due segmenti ad angolo e un trattino a simboleggiare il trattino centrale. Solo maiuscole, ovviamente.
Il Macondo si trova molto in basso nella pagina. Ispirato alle scritte su certi tarocchi, deve il suo nome alla città del romanzo Cento anni di solitudine, in cui uno dei personaggi si rivolgeva appunto ai tarocchi. Le lettere sembrano tracciate a mano in maniera ordinata. Sta avendo poco successo forse perché ci si sofferma di più sulla versione swash, che in effetti sta molto in alto. Le maiuscole sono più esuberanti, ma la E è abbastanza difficile da collocare: ha una specie di c sul tratto centrale che appare molto insolita a chi guarda.
Già che ci sono, arrivo fino alla fine della lista per vedere quale è il font meno trendy del momento, nella categoria. È il Warnes, di Eduardo Tunni (argentino), anche questo una specie di Magneto verticale senza contrasto, più leggibile ma effettivamente più ingenuo. Più che le scritte cromate anni 50 mi fa venire in mente le insegne fatte di tubi a neon piegati.
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