Subiaco
Scrive l’enciclopedia Britannica che i caratteri realizzati dagli stampatori Konrad Sweynheim e Arnold Pannartz a Subiaco, in Italia, nel 1465, sono una pietra miliare nella storia della tipografia.
I primi stampatori tedeschi, Gutenberg in primis, avevano realizzato i loro alfabeti sulla base della scrittura gotica quadrata che veniva utilizzata dalle loro parti in quel periodo. Ma in Italia la sensibilità era diversa: si era in pieno umanesimo, quindi si preferì prendere come modello di riferimento le maiuscole romane, che potevano (e possono) essere viste sui monumenti che i romani avevano lasciato nelle varie città ai tempi del loro dominio, e le minuscole carolinge, che si potevano ammirare sui manoscritti più antichi a disposizione in quel periodo, che alcuni ritenevano la vera scrittura usata dai romani. (Ricerche successive invece hanno dimostrato che i romani scrivevano i loro libri tutti in maiuscolo. La minuscola derivò dall’onciale dopo la caduta dell’impero romano. La minuscola che oggi viene chiamata carolingia venne elaborata alla corte di Carlo Magno ed entrò in disuso nei secoli successivi perché troppo ingombrante: le lettere erano troppo larghe, e i tratti ascendenti e discendenti troppo estesi. Venne sostituita dalla grafia detta gotica, composta di aste verticali molto ravvicinate l’una all’altra tanto da lasciare pochissimo spazio bianco all’interno delle lettere o tra una lettera e l’altra, da cui il nome inglese blackletter, lettere nere).
Lo stile elaborato dai due tipografi a Subiaco venne chiamato Antiqua, proprio perché metteva da parte le lettere gotiche moderne e si rifaceva ai modelli dell’antichità. Oggi è chiamato romano, ed è lo stile più utilizzato (gli altri due individuati dall’enciclopedia in questo primo periodo sono il gotico e l’italico).
Lo stile romano si diffuse rapidamente in tutta Europa (e relative colonie), mentre ebbe qualche difficoltà in Germania, dove venne ostacolato dallo spirito della Riforma. Ancora nel 1940 lo stile gotico veniva usato laggiù per i testi dei libri o sui giornali.
La prima opera stampata dai due tedeschi a Subiaco fu il De Oratore di Cicerone.
Scrive l’enciclopedia, nel paragrafo successivo, che c’è una diatriba tra gli studiosi sul fatto se quello creato dai due tedeschi sia veramente da considerarsi romano. Il sito mostra una pagina di un’opera stampata a Subiaco confrontandola con una stampata cinque anni dopo da Jenson a Venezia. Si possono notare passi avanti enormi: nel secondo caso, il testo è più pulito, leggero e ordinato.
Il nome di Jenson, insieme a quello dei fratelli De Spira si trova nel paragrafo successivo. L’enciclopedia nota che il francese non usò mai caratteri romani per stampare lavori ecclesiastici o legali: il blackletter restava lo standard, in quei settori.
Si arriva poi a parlare di Manuzio e Griffo.
Proportional Lime ha realizzato un font chiamato Sweynheym Pannartz, ovviamente ispirato a quello di Subiaco. Idem Suomi, che l’ha chiamato solo Pannartz. E però si tratta di due font diversi, a parte il fatto che evocano quel periodo. La a di Suomi ha un’asta verticale rettilinea, con una specie di grazia in alto a sinistra, mentre quella di Proportional curva in alto a sinistra. La e di Suomi ha il trattino orizzontale mentre quello di Proportional ce l’ha obliquo. La k di Suomi è normale mentre l’altra manca della gamba. La w di Suomi è normale mentre quella di Proportional è una m rovesciata.
C’è pure un 1467 Pannartz Latin di Glc che mi pare più ordinato e pulito. La e ha il trattino obliquo, come nel font di Proportional, ma la k e la w sono normali e la z non ha il tratto discendente, come nel font di Suomi.
A differenza di molti font moderni che attribuiscono il disegno originale ad un autore antico (Garamond, Bodoni, ecc.) nessuno dei font di Identifont nomina tra gli autori uno dei due tedeschi.
Devroye nomina una Ashendene Press, editrice attiva su finire dell’Ottocento in Inghilterra, che era leader del revival della stampa di qualità sulla fine insieme alla più celebre Kelmscott Press e alla Doves Press.
La fonderia realizzò un tipo di carattere chiamato Subiaco, a cura di Sir Emery Walker e S.C. Cockerell, ispirandosi appunto a quello realizzato nella cittadina laziale secoli prima. L’anno è il 1902. Il sito ne mostra uno specimen. Il carattere sarebbe ora di proprietà della Cambridge University Press. Tra i vari dettagli insoliti, si nota una grazia che spunta fuori sulla sinistra a metà altezza della I maiuscola.
I primi stampatori tedeschi, Gutenberg in primis, avevano realizzato i loro alfabeti sulla base della scrittura gotica quadrata che veniva utilizzata dalle loro parti in quel periodo. Ma in Italia la sensibilità era diversa: si era in pieno umanesimo, quindi si preferì prendere come modello di riferimento le maiuscole romane, che potevano (e possono) essere viste sui monumenti che i romani avevano lasciato nelle varie città ai tempi del loro dominio, e le minuscole carolinge, che si potevano ammirare sui manoscritti più antichi a disposizione in quel periodo, che alcuni ritenevano la vera scrittura usata dai romani. (Ricerche successive invece hanno dimostrato che i romani scrivevano i loro libri tutti in maiuscolo. La minuscola derivò dall’onciale dopo la caduta dell’impero romano. La minuscola che oggi viene chiamata carolingia venne elaborata alla corte di Carlo Magno ed entrò in disuso nei secoli successivi perché troppo ingombrante: le lettere erano troppo larghe, e i tratti ascendenti e discendenti troppo estesi. Venne sostituita dalla grafia detta gotica, composta di aste verticali molto ravvicinate l’una all’altra tanto da lasciare pochissimo spazio bianco all’interno delle lettere o tra una lettera e l’altra, da cui il nome inglese blackletter, lettere nere).
Lo stile elaborato dai due tipografi a Subiaco venne chiamato Antiqua, proprio perché metteva da parte le lettere gotiche moderne e si rifaceva ai modelli dell’antichità. Oggi è chiamato romano, ed è lo stile più utilizzato (gli altri due individuati dall’enciclopedia in questo primo periodo sono il gotico e l’italico).
Lo stile romano si diffuse rapidamente in tutta Europa (e relative colonie), mentre ebbe qualche difficoltà in Germania, dove venne ostacolato dallo spirito della Riforma. Ancora nel 1940 lo stile gotico veniva usato laggiù per i testi dei libri o sui giornali.
La prima opera stampata dai due tedeschi a Subiaco fu il De Oratore di Cicerone.
Scrive l’enciclopedia, nel paragrafo successivo, che c’è una diatriba tra gli studiosi sul fatto se quello creato dai due tedeschi sia veramente da considerarsi romano. Il sito mostra una pagina di un’opera stampata a Subiaco confrontandola con una stampata cinque anni dopo da Jenson a Venezia. Si possono notare passi avanti enormi: nel secondo caso, il testo è più pulito, leggero e ordinato.
Il nome di Jenson, insieme a quello dei fratelli De Spira si trova nel paragrafo successivo. L’enciclopedia nota che il francese non usò mai caratteri romani per stampare lavori ecclesiastici o legali: il blackletter restava lo standard, in quei settori.
Si arriva poi a parlare di Manuzio e Griffo.
Proportional Lime ha realizzato un font chiamato Sweynheym Pannartz, ovviamente ispirato a quello di Subiaco. Idem Suomi, che l’ha chiamato solo Pannartz. E però si tratta di due font diversi, a parte il fatto che evocano quel periodo. La a di Suomi ha un’asta verticale rettilinea, con una specie di grazia in alto a sinistra, mentre quella di Proportional curva in alto a sinistra. La e di Suomi ha il trattino orizzontale mentre quello di Proportional ce l’ha obliquo. La k di Suomi è normale mentre l’altra manca della gamba. La w di Suomi è normale mentre quella di Proportional è una m rovesciata.
C’è pure un 1467 Pannartz Latin di Glc che mi pare più ordinato e pulito. La e ha il trattino obliquo, come nel font di Proportional, ma la k e la w sono normali e la z non ha il tratto discendente, come nel font di Suomi.
A differenza di molti font moderni che attribuiscono il disegno originale ad un autore antico (Garamond, Bodoni, ecc.) nessuno dei font di Identifont nomina tra gli autori uno dei due tedeschi.
Devroye nomina una Ashendene Press, editrice attiva su finire dell’Ottocento in Inghilterra, che era leader del revival della stampa di qualità sulla fine insieme alla più celebre Kelmscott Press e alla Doves Press.
La fonderia realizzò un tipo di carattere chiamato Subiaco, a cura di Sir Emery Walker e S.C. Cockerell, ispirandosi appunto a quello realizzato nella cittadina laziale secoli prima. L’anno è il 1902. Il sito ne mostra uno specimen. Il carattere sarebbe ora di proprietà della Cambridge University Press. Tra i vari dettagli insoliti, si nota una grazia che spunta fuori sulla sinistra a metà altezza della I maiuscola.
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