Storia dei senza grazie

Una storia dei caratteri senza grazie è stata pubblicata sul sito spagnolo Oert, che raccoglie materiali educativi sulla tipografia (gli ultimi aggiornamenti risalgono a due anni fa). L’articolo parte dall’antichità, quando i greci tracciavano le loro lettere senza aggiungerci le grazie; tocca l’operato degli architetti inglesi del Settecento, come pure degli scultori e illustratori neoclassici che incorporarono i senza grazie nelle loro opere dopo un lungo oblio; accenna poi alle esigenze della rivoluzione industriale, che aveva bisogno di grandi quantità di testo che non avevano nulla a che vedere con i libri (per i cartelloni pubblicitari, ad esempio) e che doveva farsi notare ed evitare l’usura delle parti sottili nelle fasi di stampa (le grazie o sono slab o è meglio toglierle); infine cita il famoso Two Lines English Egyptian, della fonderia Caslon, e l’Akzidenz Grotesk, nato come una fusione dei vari senza grazie delle fonderie confluite nella Berthold e poi diventato punto di riferimento per i più importanti senza grazie successivi (Helvetica prima di tutti).
Interessante il fatto che nell’articolo sono stati inserite delle fotografie che mostrano esempi dei font di cui si sta parlando.
Nel titolo si parla dei caratteri “de palo seco”, che Google traduce come “bastone asciutto”. In italiano i sans serif venivano chiamati “bastoni”. Talvolta anche “etruschi”, perché le lettere etrusche, simili a quelle romane, non avevano grazie.
Un altro nome di cui si parla nell’articolo è “grotteschi”, “una possibile allusione all’aspetto primitivo delle sue forme”, dice l’articolo.
La parola “gotico” invece non viene neanche nominata, anche se in ambito anglosassone viene spesso utilizzata per indicare i senza grazie (creando confusione con le scritture medievali, anche queste definite gotiche, e confuse quindi con l’alfabeto usato dai Goti, che era invece completamente diverso).
L’articolo si conclude con una citazione secondo la quale i senza grazie sarebbero l’estrema evoluzione della linea di Didot, con riferimenti alla razionalizzazione delle forme tipografiche collegata con la modernità e un accenno ai fattori altalenanti che influiscono sullo sviluppo dei senza grazie in questo secolo (in realtà c’è scritto XX, ma credo ci si riferisca al XXI).
Fatto sta che al giorno d’oggi su internet, anche se è possibile creare siti web con caratteri serif molto eleganti e leggibilissimi, in molti casi la scelta di un sans serif è quasi ovvia, in ambito digitale. Basta guardare la rubrica del proprio cellulare, o un qualsiasi programma di messaggistica, o i menu di qualsiasi app per rendersi conto che, almeno su quel fronte, i sans sono molto in vantaggio.

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