Bandiere marittime
Per comunicare tra di loro in assenza di segnale radio, due navi hanno un sistema di bandiere particolari chiamato Codice Internazionale Nautico. Il sistema è stato ideato verso la metà dell’Ottocento, per unificare i codici simili usati in precedenza. È entrato in vigore all’inizio del secolo successivo, ed è stato modificato nel corso degli anni a seconda dei problemi che si venivano a creare.
Il sistema prevede una bandiera per ciascuna delle lettere dell’alfabeto e delle cifre numeriche. Al limite possono essere anche utilizzate per comporre parole, ma il loro uso specifico è quello di comporre delle sigle in un codice ben preciso. Una bandiera tirata su da sola ha un certo significato (esempio: G significa “Richiedo un pilota”, V = “Richiedo assistenza”). A gruppi di due, tre quattro può elaborare messaggi più complessi (AC = “Sto abbandonando la nave”, AN1 “Ho bisogno di un dottore, ustioni gravi).
Alcune bandiere particolari servono a ripetere una delle lettere già usate (visto che c’è una sola bandierina a bordo per ogni lettera).
È interessante vedere su Youtube i vecchi filmati di addestramento della marina americana: tutte le bandiere sono disposte in ordine in un apposito bauletto, con un gancio posizionato in una rastrelliera. Il marinaio addestrato è capace di comporre in un attimo la combinazione di bandiere richieste, attaccandole in rapida sequenza alla fune per tirarle su subito dopo, senza perdere tempo a frugare in una scatola disordinata o cincischiare con i nodi come farebbe gente non addestrata.
Che c’entra tutto questo con un blog tipografico? C’entra perché, trattandosi di lettere dell’alfabeto, qualcuno ha pensato bene di farci un font: Babelston. E non un font qualsiasi, ma un font a colori. Che può essere scaricato gratuitamente dal sito ufficiale.
I principali browser sono compatibili con i font colorati. Vengono usati poco perché sono poco personalizzabili, visto che non si può cambiare facilmente il colore rispetto a quello scelto dal disegnatore. Ma in questo caso non è un problema, visto che il colore delle bandierine è fisso, ed è determinante per identificare la lettera corrispondente (quadrati gialli e neri = L; quadrati rossi e bianchi = U).
La controindicazione è che il font non può essere usato in un normale word processor tipo OpenOffice (o in un pdf generato con quest’ultimo). In questo caso però la scritta sarà comunque comprensibile, perché verrà visualizzata la forma in nero della bandiera, e sovrapposta la corrispondente lettera dell’alfabeto in negativo. Il che significa che si può comporre il testo con Open Office in bianco e nero, salvarlo come pagina html, e riaprirlo con Firefox o con Edge o qualsiasi altro browser compatibile per vedere tante bandierine colorate al posto delle sagome nere.
Le possibilità di effettuare tra una nave e l’altra comunicazioni flessibili con questo sistema è limitata. Vero che con appena una quarantina di bandiere, volendo tirarne su soltanto quattro alla volta, esistono centinaia di migliaia di combinazioni possibili. Ma bisogna rifare riferimento a un grosso manuale in cui siano contenuti i significati predefiniti di ogni combinazione. E per dire qualcosa a cui non è stato assegnato un codice ben preciso?
In marina c’è un altro sistema, che prevede di sventolare delle bandierine uguali secondo angoli diversi. Si usa ovviamente quando due navi si fronteggiano a breve distanza, abbastanza da permettere ad un marinaio col cannocchiale di vedere come gesticola l’altro marinaio sull’imbarcazione di fronte.
Un suo compagno, alle sue spalle, segnerà su un blocchetto le parole mano mano che verranno decifrate. Così come dall’altra parte c’è bisogno di due persone: una che detta e l’altra che sbandiera.
Anche questo metodo viene illustrato nei video d’epoca che si vedono su Youtube, con varie complicazioni (bisognava segnalare prima il numero di parole da trasmettere e ricevere un gesto di conferma dopo ogni parola, per poter ripetere soltanto quella e non l’intero messaggio).
Anche qui stiamo parlando di lettere dell’alfabeto, e anche qui c’è stato qualcuno che ha avuto l’idea di farci un font gratuito. Si chiama Semaphore, e si può scaricare da Dafont.
L’omino è stilizzato. L’idea è buona, ma forse bisogna lavorare un po’ sulle metriche. Quando l’omino sbandiera a sinistra, il suo braccio destro è pressoché attaccato alla lettera a fianco, mentre se sbandiera dall’altro lato, è l’altro braccio ad essere attaccato alla lettera a fianco. E quando protende la bandiera, quest’ultima non ha praticamente nessuna separazione dalla lettera successiva o da quella precedente. Insomma, gli omini che si susseguono nel messaggio risultano troppo attaccati tra di loro, o appiccicati alle bandiere degli omini a fianco. Bisognerebbe magari trasformarlo in un monospace e centrare le figure, per rendere la scrittura più ritmica. Mi viene in mente il Dancing Men, di Gutenberg Labo, che è sempre fatto di omini e bandierine ma in un contesto più scherzoso (traendo ispirazione da una storia di Sherlock Holmes).
A proposito di bandiere: Babelstone ha un altro font a colori che è dedicato alle bandiere nazionali. E che ha un lungo testo di presentazione per spiegare a quali standard si è uniformato. Non ci sono ancora tutte le bandiere del mondo, ma quella dell’Italia sì.
Il sistema prevede una bandiera per ciascuna delle lettere dell’alfabeto e delle cifre numeriche. Al limite possono essere anche utilizzate per comporre parole, ma il loro uso specifico è quello di comporre delle sigle in un codice ben preciso. Una bandiera tirata su da sola ha un certo significato (esempio: G significa “Richiedo un pilota”, V = “Richiedo assistenza”). A gruppi di due, tre quattro può elaborare messaggi più complessi (AC = “Sto abbandonando la nave”, AN1 “Ho bisogno di un dottore, ustioni gravi).
Alcune bandiere particolari servono a ripetere una delle lettere già usate (visto che c’è una sola bandierina a bordo per ogni lettera).
È interessante vedere su Youtube i vecchi filmati di addestramento della marina americana: tutte le bandiere sono disposte in ordine in un apposito bauletto, con un gancio posizionato in una rastrelliera. Il marinaio addestrato è capace di comporre in un attimo la combinazione di bandiere richieste, attaccandole in rapida sequenza alla fune per tirarle su subito dopo, senza perdere tempo a frugare in una scatola disordinata o cincischiare con i nodi come farebbe gente non addestrata.
Che c’entra tutto questo con un blog tipografico? C’entra perché, trattandosi di lettere dell’alfabeto, qualcuno ha pensato bene di farci un font: Babelston. E non un font qualsiasi, ma un font a colori. Che può essere scaricato gratuitamente dal sito ufficiale.
I principali browser sono compatibili con i font colorati. Vengono usati poco perché sono poco personalizzabili, visto che non si può cambiare facilmente il colore rispetto a quello scelto dal disegnatore. Ma in questo caso non è un problema, visto che il colore delle bandierine è fisso, ed è determinante per identificare la lettera corrispondente (quadrati gialli e neri = L; quadrati rossi e bianchi = U).
La controindicazione è che il font non può essere usato in un normale word processor tipo OpenOffice (o in un pdf generato con quest’ultimo). In questo caso però la scritta sarà comunque comprensibile, perché verrà visualizzata la forma in nero della bandiera, e sovrapposta la corrispondente lettera dell’alfabeto in negativo. Il che significa che si può comporre il testo con Open Office in bianco e nero, salvarlo come pagina html, e riaprirlo con Firefox o con Edge o qualsiasi altro browser compatibile per vedere tante bandierine colorate al posto delle sagome nere.
Le possibilità di effettuare tra una nave e l’altra comunicazioni flessibili con questo sistema è limitata. Vero che con appena una quarantina di bandiere, volendo tirarne su soltanto quattro alla volta, esistono centinaia di migliaia di combinazioni possibili. Ma bisogna rifare riferimento a un grosso manuale in cui siano contenuti i significati predefiniti di ogni combinazione. E per dire qualcosa a cui non è stato assegnato un codice ben preciso?
In marina c’è un altro sistema, che prevede di sventolare delle bandierine uguali secondo angoli diversi. Si usa ovviamente quando due navi si fronteggiano a breve distanza, abbastanza da permettere ad un marinaio col cannocchiale di vedere come gesticola l’altro marinaio sull’imbarcazione di fronte.
Un suo compagno, alle sue spalle, segnerà su un blocchetto le parole mano mano che verranno decifrate. Così come dall’altra parte c’è bisogno di due persone: una che detta e l’altra che sbandiera.
Anche questo metodo viene illustrato nei video d’epoca che si vedono su Youtube, con varie complicazioni (bisognava segnalare prima il numero di parole da trasmettere e ricevere un gesto di conferma dopo ogni parola, per poter ripetere soltanto quella e non l’intero messaggio).
Anche qui stiamo parlando di lettere dell’alfabeto, e anche qui c’è stato qualcuno che ha avuto l’idea di farci un font gratuito. Si chiama Semaphore, e si può scaricare da Dafont.
L’omino è stilizzato. L’idea è buona, ma forse bisogna lavorare un po’ sulle metriche. Quando l’omino sbandiera a sinistra, il suo braccio destro è pressoché attaccato alla lettera a fianco, mentre se sbandiera dall’altro lato, è l’altro braccio ad essere attaccato alla lettera a fianco. E quando protende la bandiera, quest’ultima non ha praticamente nessuna separazione dalla lettera successiva o da quella precedente. Insomma, gli omini che si susseguono nel messaggio risultano troppo attaccati tra di loro, o appiccicati alle bandiere degli omini a fianco. Bisognerebbe magari trasformarlo in un monospace e centrare le figure, per rendere la scrittura più ritmica. Mi viene in mente il Dancing Men, di Gutenberg Labo, che è sempre fatto di omini e bandierine ma in un contesto più scherzoso (traendo ispirazione da una storia di Sherlock Holmes).
A proposito di bandiere: Babelstone ha un altro font a colori che è dedicato alle bandiere nazionali. E che ha un lungo testo di presentazione per spiegare a quali standard si è uniformato. Non ci sono ancora tutte le bandiere del mondo, ma quella dell’Italia sì.
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