Dito medio

Nella categoria Simboli/Varie di Dafont al terzo posto per numero di download ieri c’è il Middle Finger, di Vladimir Nikolic, un dingbat composto interamente di immagini di mani col dito medio alzato. 134 download ieri, 13 mila da luglio. Come qualità è pessimo, e anche come gamma: solo 13 glifi piazzati nelle posizioni dalla A alla M, che si ripetono nelle minuscole.
Eppure Nikolic riesce a fare di meglio. Al primo posto tra i suoi font oggi c’è il Vogue, composto di lettere maiuscole serif a contrasto, adatto per la copertina di una rivista di moda: oltre 2 mila download, categoria Basico/Serif. Segue l’Educated Deers, un senza grazie condensato con qualche sottile fessura che taglia le aste. Il nome vuol dire “cervi istruiti”, lo specimen mostra un fotomontaggio con dei cervi di fronte alla facciata dell’università di Oxford.
Al terzo posto, il Professor, senza grazie, spigoli arrotondati e O a quattro segmenti rettilinei (anche questo all caps).
Più sotto ce ne sono un paio a tema messicano (Mexican Tequila e Mexicanero), uno ispirato ad un display a segmenti (Technology), l’Iceberg (con la sommità innevata), qualche senza grazie stretto e magari retro (Heinrich, Schwarzenberg), un university (Soccer Legue), una specie di logo della Sega (Games), eccetera. Ma si va avanti per 14 pagine.
Della prima pagina, quello che mi colpisce di più è il Townscape, nero e larghissimo. I tratti sono così spessi che è possibile disegnarci sopra le facciate dei palazzi, per cui viene fuori una specie di skyline.
In prima pagina finisce pure il Middle Finger.
E gli ultimi? Beh, il disegnatore è fissato con le teste. All’ultimo posto c’è l’Herr, composto tutto di tipi loschi. Più su si trova il Mustachos, profili di uomini coi baffi. Più su c’è il Bayan, profili di uomini e donne – abbastanza sgorbi. E il Troep, dove si gioca con una forma nera che ricorda lontanamente il profilo umano, con l’aggiunta del bianco dell’occhio e del riflesso sulla pupilla a creare contrasto.
Altre teste dono viste di faccia. Meine, tutte nere con i dettagli realizzati in bianco, Anichka, con un personaggio femminile che fa le smorfie. Opa, composta solo di uomini butterati. E Head of Idol, composta di facce ordinate che ricordano la tradizione asiatica, forse tailandese. (Sempre pochi glifi, a coprire neanche un intero alfabeto e ripetuti anche nelle minuscole).
Quello più strano è l’Hornettio, che sembra grigio sbiadito. In realtà le lettere sono composte da una struttura a cella d’ape, bianca in gran parte coi bordi sottili neri. Solo l’asta della n è larga sei celle esagonali. 0 download ieri, oggi uno: volevo proprio vedere quanto pesava il file. Più è intricato il disegno, più istruzioni ci devono stare, più si affatica il computer per disegnare le lettere, penso io. 165 kilobytes, compresso, 696 kb una volta estratto. È poco: il Times New Roman sta sui 900.
Solo che, se uno ha la cattiva idea di cercare di aprirlo col Fontforge, il programma si intoppa. Il tabellone visualizza tranquillamente le lettera, ma quando uno clicca sulla singola lettera il programma si pianta e continua ad intasare il 70% della Cpu. Pessima idea.
Non solo al font mancano i numeri, ma anche la punteggiatura.
In ultima pagina anche l’Eric’s, un corsivo calligrafico tracciato con la biro.
Forse l’autore non cura troppo i suoi font, però raccoglie un sacco di idee interessanti: il Running è fatto di forme bauhaus e tante linee parallele. Nel Pencil Letters i glifi sono formati di matite, talvolta curvate. Il Gradientico gioca sull’alternanza di spazi neri e bianchi per creare un gradiente che dal nero passa al grigio e al bianco.
Un paio di monotoni dingbats sono dedicati alla chiesa di Notre Dame, uno è composto di suggestivi teschi messicani. Un altro di maschere tribali. In uno si riconoscono le facce di alcuni leader europei: Merkel, Macron e Putin. Inutile dire che il successo di questi font in termini di download è minimo. Ma anche il lavoro che c’è dietro, immagino. Soprattutto: quale è la loro utilità?
A proposito del gesto del dito medio, ad aprile scorso è venuto fuori un articoletto sul sito del Giornale dedicato solo al gesto del dito medio, con cenni storici a partire dagli antichi romani (e anche alle scimmie). Nulla di particolarmente approfondito. Wikipedia ha una voce apposita sull’argomento, in italiano, inglese, francese, tedesco, greco, russo e un’altra ventina di lingue.

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