Printshop
Ho appena letto quello che scriveva un tale sul suo blog Fiddlrts sette anni fa. Gli avevano appena regalato Just My Type, libro del giornalista inglese Simon Garfield sui caratteri tipografici, e aveva messo per iscritto le sue impressioni e i suoi ricordi. Anni dopo il libro è uscito tradotto in italiano, ed è tuttora disponibile online in versione digitale. Il blogger ricorda le prime volte in cui ha avuto a che fare coi font: da ragazzino aveva un Commodore 128, con due programmi di editoria, Printshop e Newsroom.
Il primo permetteva di creare cartoline, biglietti, banner per ogni occasione. Il secondo doveva essere un word processor, che lui usava per scrivere storie inventate e poi rivendersele ad amici e parenti, in cambio dei soldi spesi per fotocopiarle.
Printshop doveva avere una dozzina di font in tutto, di cui quello che lui ricorda con più affetto era simile a Computerfont, di cui mette uno specimen (il font in questione può essere scaricato gratuitamente da Dafont).
Su Archive.org è disponibile il programma Printshop, non solo con i dati originali da far partire all’interno di un emulatore, ma anche in una versione utilizzabile all’interno del browser. Insomma, senza scaricare niente, semplicemente navigando in internet nella normale finestra, si può vedere il funzionamento del programma.
Era diffuso su altre piattaforme oltre al Commodore: Ibm, Atari, e Apple. E quest’ultima versione è quella disponibile sul sito.
Il programma permetteva di creare un proprio schema, o di usare quelli già fatti. Per le cartoline, prevedeva varie occasioni: compleanno, Natale, “Season’s greetings”, San Valentino, anniversario, ringraziamenti, invito, “note paper”.
In caso contrario, si potevano costruire da zero, con una specie di “wizard”. Prima bisognava scegliere la cornice: linea sottile, doppia linea, linea spessa, fiori, stelle, cuori... Poi bisognava scegliere l’immagine: torta di compleanno, cuore, campane, menorah, albero di Natale, pacchetto regalo, zucca di Halloween, cicogna... Poi la grandezza del disegno: piccolo, medio o grande. Il layout grafico: disallineato, allineato o personalizzato. Il font: Rsvp, Alexia, News, Tech, Party, Block, Typewriter, Stencil. Poi si scriveva il testo, e non c’era il wysiwyg: cioè veniva scritto con caratteri normali. La grafica dello schermo non permetteva di vedere un’anteprima del contenuto: bisognava aspettare che il foglio fosse stampato.
E qui sorge il problema dell’emulatore web: che non può stampare, quindi non mostra il risultato.
L’unico commento ricevuto dal sito infatti dice che sarebbe bello se potesse stampare il risultato su pdf.
Premendo su stampa, l’emulazione mostra solo l’animazione ipnotica che compariva sullo schermo durante le fasi di stampa: un’enorme scritta tutta maiuscola “printing”, e poi “tinking”, mentre dietro c’erano rettangoli concentrici che cambiavano colore in continuazione.
Anche senza avere mai usato il programma già sapevo come era fatto. Ne aveva parlato cinque anni fa Fonts In Use, che aveva identificato anche i font che erano stati rozzamente digitalizzati coi mezzi dell’epoca (il software è del 1984): Rsvp era Gillies Gothic, Alexia era una specie di Appeal Dt, News una specie di Times New Roman, Tech era il Data 70, Party il Davida, Block una sorta di Playbill, Typewriter una specie di Itc American Typewriter e Stencil un Futura Black.
Il sito riporta una citazione secondo cui il programma divenne uno dei titoli più popolari sull’Apple II.
Nei commenti si dice che in seguito vennero aggiunti altri font anche con le minuscole.
Ma qualcuno ha mai fotografato uno dei biglietti realizzati con questo programma?
Su internet si trova ben poco. Su Flickr c’è l’esempio di un banner che poteva essere stampato su carta continua, quella con i buchini ai lati per agganciarsi agli ingranaggi che dovevano farlo scorrere, e che si trovava su striscioline che potevano essere strappate in seguito.
La scritta occupava molti fogli, consumava tanto inchiostro (per cui il blogger di prima ricordava che coi suoi banner contribuiva a mandare sul lastrico la sua famiglia) e richiedeva molto tempo. La foto in questione risale a soli 7 anni fa: l’autore voleva fare uno striscione per festeggiare il quarantesimo compleanno della moglie. Doveva essere una sorpresa, e ovviamente per un po’ di tempo la moglie non è potuta entrare nella stanza (quanti minuti ci avrà messo? Chissà).
Il font usato non è presente nella versione standard del programma disponibile sul web.
Vicino alla scritta banner, nella schermata del programma compariva l’illustrazione di un aeroplano che trainava l’annuncio di una grande vendita, al disopra di un paesaggio di campagna.
Il primo permetteva di creare cartoline, biglietti, banner per ogni occasione. Il secondo doveva essere un word processor, che lui usava per scrivere storie inventate e poi rivendersele ad amici e parenti, in cambio dei soldi spesi per fotocopiarle.
Printshop doveva avere una dozzina di font in tutto, di cui quello che lui ricorda con più affetto era simile a Computerfont, di cui mette uno specimen (il font in questione può essere scaricato gratuitamente da Dafont).
Su Archive.org è disponibile il programma Printshop, non solo con i dati originali da far partire all’interno di un emulatore, ma anche in una versione utilizzabile all’interno del browser. Insomma, senza scaricare niente, semplicemente navigando in internet nella normale finestra, si può vedere il funzionamento del programma.
Era diffuso su altre piattaforme oltre al Commodore: Ibm, Atari, e Apple. E quest’ultima versione è quella disponibile sul sito.
Il programma permetteva di creare un proprio schema, o di usare quelli già fatti. Per le cartoline, prevedeva varie occasioni: compleanno, Natale, “Season’s greetings”, San Valentino, anniversario, ringraziamenti, invito, “note paper”.
In caso contrario, si potevano costruire da zero, con una specie di “wizard”. Prima bisognava scegliere la cornice: linea sottile, doppia linea, linea spessa, fiori, stelle, cuori... Poi bisognava scegliere l’immagine: torta di compleanno, cuore, campane, menorah, albero di Natale, pacchetto regalo, zucca di Halloween, cicogna... Poi la grandezza del disegno: piccolo, medio o grande. Il layout grafico: disallineato, allineato o personalizzato. Il font: Rsvp, Alexia, News, Tech, Party, Block, Typewriter, Stencil. Poi si scriveva il testo, e non c’era il wysiwyg: cioè veniva scritto con caratteri normali. La grafica dello schermo non permetteva di vedere un’anteprima del contenuto: bisognava aspettare che il foglio fosse stampato.
E qui sorge il problema dell’emulatore web: che non può stampare, quindi non mostra il risultato.
L’unico commento ricevuto dal sito infatti dice che sarebbe bello se potesse stampare il risultato su pdf.
Premendo su stampa, l’emulazione mostra solo l’animazione ipnotica che compariva sullo schermo durante le fasi di stampa: un’enorme scritta tutta maiuscola “printing”, e poi “tinking”, mentre dietro c’erano rettangoli concentrici che cambiavano colore in continuazione.
Anche senza avere mai usato il programma già sapevo come era fatto. Ne aveva parlato cinque anni fa Fonts In Use, che aveva identificato anche i font che erano stati rozzamente digitalizzati coi mezzi dell’epoca (il software è del 1984): Rsvp era Gillies Gothic, Alexia era una specie di Appeal Dt, News una specie di Times New Roman, Tech era il Data 70, Party il Davida, Block una sorta di Playbill, Typewriter una specie di Itc American Typewriter e Stencil un Futura Black.
Il sito riporta una citazione secondo cui il programma divenne uno dei titoli più popolari sull’Apple II.
Nei commenti si dice che in seguito vennero aggiunti altri font anche con le minuscole.
Ma qualcuno ha mai fotografato uno dei biglietti realizzati con questo programma?
Su internet si trova ben poco. Su Flickr c’è l’esempio di un banner che poteva essere stampato su carta continua, quella con i buchini ai lati per agganciarsi agli ingranaggi che dovevano farlo scorrere, e che si trovava su striscioline che potevano essere strappate in seguito.
La scritta occupava molti fogli, consumava tanto inchiostro (per cui il blogger di prima ricordava che coi suoi banner contribuiva a mandare sul lastrico la sua famiglia) e richiedeva molto tempo. La foto in questione risale a soli 7 anni fa: l’autore voleva fare uno striscione per festeggiare il quarantesimo compleanno della moglie. Doveva essere una sorpresa, e ovviamente per un po’ di tempo la moglie non è potuta entrare nella stanza (quanti minuti ci avrà messo? Chissà).
Il font usato non è presente nella versione standard del programma disponibile sul web.
Vicino alla scritta banner, nella schermata del programma compariva l’illustrazione di un aeroplano che trainava l’annuncio di una grande vendita, al disopra di un paesaggio di campagna.
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