Diatronic
La Diatronic era una macchina fotocompositrice fabbricata in Germania che usava matrici con 126 simboli. La luce passava attraverso tutte le lettere della matrice, ma un prisma selezionava solo quella della lettera scelta.
Uno dei siti principali che si ricordano di questo macchinario è quello dell’enciclopedia Britannica, nella voce sulla stampa, capitolo sulla fotocomposizione, paragrafo sulle fotocompositrici funzionali (distinte da quelle manuali e automatiche, precedenti, e da quelle elettroniche, successive).
La cosa difficile è trovare delle fotografie dell’apparecchio. Sul sito di un museo tedesco di Amburgo ce n’è una. L’apparecchio era grande come una scrivania, grigio. Era dotato di una tastiera con numerosi pulsanti funzione e un display a cristalli forse di poche righe, ma non di un monitor, almeno a quanto si vede nell’immagine. A destra c’erano tutta la struttura in cui forse avveniva l’impressione delle lettere desiderate. L’anno preciso non viene fornito, si parla di anni 70. Il fabbricante era la Berthold.
Scrive invece Wikipedia che la Diatronic è del 1967. La Berthold inizialmente non aveva esperienze in macchinari per l’impaginazione, ma era solo una fonderia di caratteri. Alla fine degli anni 50 però decise di buttarsi sul mercato delle macchine fotocompositrici. Nel 1960 rilascia con successo la Diatype, che era abbastanza rudimentale tanto da non avere neanche una tastiera, ma una maniglia che doveva essere trascinata di volta in volta sull’etichetta della lettera da selezionare. E non c’era neanche un display. Sette anni dopo fu il turno della Diatronic, che come dice il nome faceva uso di dispositivi elettronici. Altri dieci anni dopo, fu il turno della Ads.
L’articolo di Wikipedia non mostra foto della macchina, ma della matrice, con le lettere in caratteri Futura disposte in 8 colonne da 16 caratteri ciascuna (il totale sarebbe 128, ma due posizioni restano vuote).
Per il resto, sul web si trova ben poco. Nell’articolo sulla Berthold, Wikipedia in inglese scrive che “a marching character display provided editing capabilities only to the line currently being composed”. Cioè che sul display compariva soltanto una linea per volta. Quindi un errore di battitura poteva essere corretto soltanto mentre quella linea era in fase di composizione. In teoria in un computer, anche potendo visualizzare solo una riga per volta, si potrebbe tornare indietro alle righe precedenti salvate in memoria e modificarle. Ma la Diatronic non era un computer, quindi non necessariamente aveva una memoria dinamica come la intendiamo noi. Quindi è probabile che una volta completata la riga di testo questa venisse direttamente impressa su carta o pellicola fotografica, sparendo dal display e dalla memoria, senza possibilità di effettuare ulteriori correzioni. Certo è solo un’ipotesi, ma purtroppo il materiale su cui basarsi è poco. Anche se questa tecnologia è vecchia solo di pochi decenni, è rimasta sempre e solo in ambito industriale, quindi il materiale disponibile al grande pubblico scarseggia. Il grosso delle persone ignora proprio il fatto che tra le tecniche di Gutenberg e l’epoca del computer ci sia stata la breve era della fotocomposizione analogica.
Uno dei siti principali che si ricordano di questo macchinario è quello dell’enciclopedia Britannica, nella voce sulla stampa, capitolo sulla fotocomposizione, paragrafo sulle fotocompositrici funzionali (distinte da quelle manuali e automatiche, precedenti, e da quelle elettroniche, successive).
La cosa difficile è trovare delle fotografie dell’apparecchio. Sul sito di un museo tedesco di Amburgo ce n’è una. L’apparecchio era grande come una scrivania, grigio. Era dotato di una tastiera con numerosi pulsanti funzione e un display a cristalli forse di poche righe, ma non di un monitor, almeno a quanto si vede nell’immagine. A destra c’erano tutta la struttura in cui forse avveniva l’impressione delle lettere desiderate. L’anno preciso non viene fornito, si parla di anni 70. Il fabbricante era la Berthold.
Scrive invece Wikipedia che la Diatronic è del 1967. La Berthold inizialmente non aveva esperienze in macchinari per l’impaginazione, ma era solo una fonderia di caratteri. Alla fine degli anni 50 però decise di buttarsi sul mercato delle macchine fotocompositrici. Nel 1960 rilascia con successo la Diatype, che era abbastanza rudimentale tanto da non avere neanche una tastiera, ma una maniglia che doveva essere trascinata di volta in volta sull’etichetta della lettera da selezionare. E non c’era neanche un display. Sette anni dopo fu il turno della Diatronic, che come dice il nome faceva uso di dispositivi elettronici. Altri dieci anni dopo, fu il turno della Ads.
L’articolo di Wikipedia non mostra foto della macchina, ma della matrice, con le lettere in caratteri Futura disposte in 8 colonne da 16 caratteri ciascuna (il totale sarebbe 128, ma due posizioni restano vuote).
Per il resto, sul web si trova ben poco. Nell’articolo sulla Berthold, Wikipedia in inglese scrive che “a marching character display provided editing capabilities only to the line currently being composed”. Cioè che sul display compariva soltanto una linea per volta. Quindi un errore di battitura poteva essere corretto soltanto mentre quella linea era in fase di composizione. In teoria in un computer, anche potendo visualizzare solo una riga per volta, si potrebbe tornare indietro alle righe precedenti salvate in memoria e modificarle. Ma la Diatronic non era un computer, quindi non necessariamente aveva una memoria dinamica come la intendiamo noi. Quindi è probabile che una volta completata la riga di testo questa venisse direttamente impressa su carta o pellicola fotografica, sparendo dal display e dalla memoria, senza possibilità di effettuare ulteriori correzioni. Certo è solo un’ipotesi, ma purtroppo il materiale su cui basarsi è poco. Anche se questa tecnologia è vecchia solo di pochi decenni, è rimasta sempre e solo in ambito industriale, quindi il materiale disponibile al grande pubblico scarseggia. Il grosso delle persone ignora proprio il fatto che tra le tecniche di Gutenberg e l’epoca del computer ci sia stata la breve era della fotocomposizione analogica.
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