Elzeviro e Van Dyck

Di Van Dyck Wikipedia in inglese, nella pagina dedicata al capostipite degli Elzevir, dice solo che si chiamava Christopher e che era uno dei disegnatori dei caratteri dei noti stampatori olandesi, attivi tra la fine del Cinquecento e la fine del Settecento. Wikipedia in italiano invece piazza il nome di Van Dyck direttamente nella prima riga della voce dedicata all’elzeviro, e ci mette pure date di nascita e morte. Prima di tutto si chiamava Christoffel, e poi visse tra il 1605 circa e il 1670. Secondo l’enciclopedia è l’incisore che ha creato l’elzeviro, un tipo di carattere che in Italia, e solo in Italia, è diventato una pietra miliare tanto da trasformarsi in un genere letterario a parte.
Infatti all’inizio del Novecento prima uno, poi vari quotidiani iniziarono a stampare articoli letterari scritti in caratteri elzeviro, che si distinguevano rispetto ai caratteri degli altri articoli per essere più leggeri, più spaziosi, eleganti.
L’articolo scritto in elzeviro aveva il compito di “nobilitare e regolare l’intera pagina” e divenne un appuntamento quotidiano. Tanto che venne chiamato elzeviro il genere letterario di quegli articoli, che continuano ad essere definiti elzeviri anche oggi che sono scritto con gli stessi caratteri della normale cronaca. In alcuni casi l’articolo viene chiamato elzeviro solo in maniera informale, in altri casi viene pubblicato in una apposita rubrica con l’intestazione “Elzeviro”.
C’è pure un sito di informazione in italiano, non molto frequentato a dire la verità, che continua ad essere aggiornato tutt’oggi e che si chiama Elzeviro.eu (ha la strana abitudine di mischiare in home page articoli scritti ieri e articoli scritti sei anni fa).
Anche se a me, chissà perché, viene spontaneo mettere l’accento sulla e, la pronuncia corretta prevede che l’accento stia sulla i. Il Sabatini-Coletti, dizionario consultabile dal sito del Corriere della Sera, mantiene come primo significato della parola “carattere elzeviro”, e come secondo “articolo della terza pagina dei quotidiani, generalmente di carattere letterario, saggistico, artistico” (notare il bisticcio di significati della parola carattere). Dove per terza pagina si intende la pagina culturale, che un tempo, e solo in Italia, era collocata tutti i giorni a pagina 3, per consuetudine.
A distinguere il carattere elzeviro dai Didot/Bodoni e dagli slab è la curvatura del raccordo delle grazie. Per cui non bisogna cercare gli elzeviri (caratteri) troppo lontano: il Times New Roman è tecnicamente un elzeviro.
Racconta Wikipedia in inglese che gli Elzevir pubblicarono un lavoro di Galileo in un’epoca in cui le sue opere venivano censurate per motivi religiosi.
Dice pure che gli stampatori si concentravano sulla “sturdiness” (robustezza?) del libro più che sull’eleganza e leggibilità.
Wikipedia in inglese ha una pagina dedicata a Van Dyck, irraggiungibile tramite link quella di Elzevir perché intestata a Christoffel van Dijck (anche il cognome degli Elzevir/Elzevier/Elsevier non viene scritto sempre nello stesso modo. Nell’intestazione del libro che appare nella fotografia accanto all’articolo risulta Elzevirium, essendo il libro stampato in latino come gran parte di quelli usciti dalla stamperia all’epoca).
Di van Dijck si sa ben poco, e perfino il materiale originale scarseggia, essendo stato distrutto nell’Ottocento al cambiare della moda tipografica. Per cui non si sa di preciso quali caratteri abbia disegnato lui.
Un revival dei caratteri attribuiti a van Dijck è il Dtl Elzevir, del 1994, di cui Fonts In Use segnala due usi.
Su Myfonts c’è un 1669 Elzevir, che è trattato in modo da riprodurre la stampa imprecisa dell’epoca (coi bordi un po’ frastagliati) ed è dotato anche di un corsivo.
Non sono molti i font taggati elzevir sul sito. Tra questi, c’è il Romana, che riproduce certe forme che andavano di moda nell’Ottocento in Francia (col nome Elzevir), diffuso poi in altri paesi con altri nomi.

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