Freda Sack
Non si sa chi ha disegnato il Colonna, un celebre font che viene diffuso con alcuni programmi della Microsoft. La sua caratteristica è che tutti i tratti verticali si sdoppiano, lasciando una linea bianca in mezzo.
L’anno di rilascio è il 1927, la fonderia è la Monotype.
Esiste una gran quantità di font che in un modo o nell’altro riprendono lo stesso tema. Identifont mette al primo posto l’Ignatius di Freda Sack, anno 1987, pubblicato da Itc/Fontek e Letraset.
Donna, inglese, classe 1951, la Sack ha una lunga scheda biografica su Identifont. Ha iniziato a lavorare alla Letraset negli anni 70, negli 80 si è occupata tra l’altro del software Ikarus, nei 90 ha co-fondato The Foundry, poi ha continuato a far parte della comunità tipografica e ha tenuto lezioni in varie università.
La lista dei suoi font occupa due pagine sul sito. I più “rilevanti”, secondo Myfonts sono il Paddington (nero, con vari tratti svolazzanti e obliqui) il Caslon Italic & Swashes (italico classico, come dice il nome) e il Vermont ( un outline stretto slab 3d). Segue l’Ignatius.
Ma su My Fonts c’è solo una parte del suo catalogo. Che comprende anche cose strane: l’Architype Albers è una specie di stencil counterless, di difficile lettura; il Foundry Flek è un dot matrix che include anche i punti spenti; l’Architype Bill è composto solo di lettere minuscole con tratti rettilinei a spessore costante, come l’alfabeto della Grecia antica. Interessante infine il Victorian, con grazie arricciate come andavano di moda all’inizio del Novecento.
L’anno di rilascio è il 1927, la fonderia è la Monotype.
Esiste una gran quantità di font che in un modo o nell’altro riprendono lo stesso tema. Identifont mette al primo posto l’Ignatius di Freda Sack, anno 1987, pubblicato da Itc/Fontek e Letraset.
Donna, inglese, classe 1951, la Sack ha una lunga scheda biografica su Identifont. Ha iniziato a lavorare alla Letraset negli anni 70, negli 80 si è occupata tra l’altro del software Ikarus, nei 90 ha co-fondato The Foundry, poi ha continuato a far parte della comunità tipografica e ha tenuto lezioni in varie università.
La lista dei suoi font occupa due pagine sul sito. I più “rilevanti”, secondo Myfonts sono il Paddington (nero, con vari tratti svolazzanti e obliqui) il Caslon Italic & Swashes (italico classico, come dice il nome) e il Vermont ( un outline stretto slab 3d). Segue l’Ignatius.
Ma su My Fonts c’è solo una parte del suo catalogo. Che comprende anche cose strane: l’Architype Albers è una specie di stencil counterless, di difficile lettura; il Foundry Flek è un dot matrix che include anche i punti spenti; l’Architype Bill è composto solo di lettere minuscole con tratti rettilinei a spessore costante, come l’alfabeto della Grecia antica. Interessante infine il Victorian, con grazie arricciate come andavano di moda all’inizio del Novecento.
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