James Evans

Un articolo con la biografia di James Evans è stato pubblicato sul sito della fonderia Tiro Typeworks.
Evans è l’inventore di uno degli alfabeti più recenti della storia dell’umanità, e uno dei più singolari.
Diventato missionario nella prima metà dell’Ottocento, Evans venne mandato a Rice Lake, dalle parti di Cobourg, Ontario, nel Canada Orientale. Aveva la responsabilità di alfabetizzare i nativi, ed insegnava loro sia a scrivere in inglese, sia nel loro linguaggio nativo. Solo che la cosa creava qualche confusione, così ebbe l’idea di inventare un nuovo sistema di scrittura da usarsi solo per la lingua dei nativi.
Che aveva solo nove suoni (a, ch, k, m, n, p, t, s, y), che potevano essere combinati con le vocali a formare delle sillabe.
Elaborò così un sistema di scrittura in cui ad ogni segno corrispondeva una sillaba, ma con una particolarità: allo stesso suono di base corrisponde la stessa forma, mentre la vocale determina l’orientamento del simbolo. Ad esempio, la P è ottenuta da due segmenti uniti a forma di V; se la punta è verso il basso si legge PE, se la punta è verso l’alto (una V capovolta) si legge PI; punta a destra PO, punta a sinistra PA.
Insomma, non si tratta di un vero e proprio sillabario, ma di un alfasillabario. E la differenza con i sillabari antichi è evidente: mentre in qualsiasi alfabeto le lettere hanno una forma imprevedibile, perché probabilmente in origine dovevano ricordare l’oggetto a cui facevano riferimento (la nostra A prende spunto dalla testa di un bue, vedi quello che dice Wikipedia in italiano), qui le forme sono scelte per la loro regolarità e semplicità, senza nessun riferimento ad oggetti o concetti concreti, reali.
Più avanti nel tempo Evans venne trasferito più ad ovest e più lontano dalla civiltà (650 km a nord di Winnipeg), e adattò l’alfabeto alla lingua locale.
L’articolo di Tiro si sofferma sugli sforzi che dovette fare per trasformare il suo sistema di scrittura in un sistema di stampa. Inizialmente non gli venne data una pressa, né il materiale per fabbricare e fondere i caratteri. Quindi dovette procurarsi per conto suo il piombo necessario, riciclando proiettili e altro materiale che aveva a disposizione, utilizzare il legno come stampo, fabbricare l’inchiostro usando come ingrediente anche l’olio di pesce, e adattare alla stampa una pressa progettata per altri scopi.
Quando alla fine la pressa da stampa arrivò (usata, risalente alla fine del Settecento), ormai Evans era caduto in disgrazia, a causa di accuse probabilmente false, da cui si dovette difendere nella madrepatria (l’Inghilterra, in cui era nato).
Il suo metodo è in uso ancora oggi, ed è chiamato Sillabario Aborigeno Canadese. Mi ricordo che ai tempi in cui si festeggiava il cinquecentesimo anniversario della scoperta dell’America, Famiglia Cristiana ne pubblicò un esempio su uno speciale dedicato ai popoli nativi americani, con tanto di traduzione, che mi aveva suscitato una certa curiosità.
Esiste anche una versione di Wikipedia che dovrebbe essere scritta in questi caratteri, ma se non sbaglio ha soltanto 104 articoli.
Oltre alle forme principali delle lettere, esistono vari puntini che possono essere aggiunti per cambiare il suono o la durata di esso per ciascuno dei simboli in questione, più numerose varianti che si usano in varie lingue diverse, tanto che il blocco Unicode interessato è molto lungo (anzi, ci sono vari blocchi diversi destinati alle varie varianti di questo alfasillabario).
L’articolo di Wikepedia in italiano mostra alcune iscrizioni in questo alfabeto, sui cartelli stradali e su un’insegna, oltre che sulla carta.
Tiro si è occupata di questo argomento perché i simboli in questione sono contenuti nel suo font Euphemia, diffusissimo perché distribuito di default con i sistemi operativi della Microsoft (Windows 7, 8, Vista e Server 2008.)

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