Spazio a sinistra e a destra della lettera

Quando si disegna un font la cura delle forme è soltanto la prima parte del lavoro. Dopodiché bisogna occuparsi delle metriche, ovvero dello spazio a destra e sinistra della lettera. Disegnare forme perfette ma sbagliare le metriche porta ad un risultato pessimo. Se le parole sembrano spezzate in maniera immotivata, ovvio che il cliente non può essere soddisfatto. Tra i font meno scaricati di Dafont, oltre a quelli con forme improponibili, ci sono quelli con la distanza tra le lettere incostante, e magari senza istruzioni relative al kerning.
La regola dice che lo spazio che separa una lettera dalla precedente deve essere più o meno uguale a quello che la separa dalla successiva. Qualunque essa sia. E visto che molte lettere sono asimmetriche, è chiaro che bisogna fare tutto uno studio sulle possibili combinazioni.
Una lettera come la I ha tutto il bordo dell’asta che fronteggia la lettera successiva. Una lettera come la T invece ha soltanto le punte dell’asta orizzontale che si avvicinano alla lettera successiva. E visto che la distanza viene impostata tra il punto più estremo di ogni lettera, impostare la stessa distanza numerica per I e T dà un pessimo risultato. Due I senza grazie a distanza 50 sono praticamente appiccicate una all’altra, mentre due T a distanza 50 possono avere uno spazio eccessivo tra un’asta verticale e l’altra.
Studiando le forme di base poi si può applicare l’esperienza trovata anche alle altre lettere. La L senza grazie, a sinistra è come la I, a destra è come la T. Quindi non si deve ripartire ogni volta da capo, ma si ha un’idea di base con cui cominciare. Idem per la O che può essere usata come base per il tratto curvo della D. Per non parlare poi delle minuscole, dove p, q, b, d hanno praticamente la stessa forma, solo cambiando l’orientamento.
Per quanto possa sembrare strano, c’è qualche principiante che pensa di semplificare il tutto impostando a zero la distanza sinistra, e lavorando quindi solo su quella a destra. Tanto che siti come My Fonts hanno dovuto scrivere nel regolamento che font di quel genere saranno respinti, e non saranno inseriti in catalogo.
Quindi il disegnatore deve sforzarsi di centrare la figura nello spazio assegnato. Potrebbe sembrare un’idea sensata quella di scegliere dei numeri simmetrici se la figura è simmetrica, ma non è necessariamente così.
Prendiamo l’Arial: la I ha una distanza dal bordo sinistro impostata a 191, dal bordo destro a 184. Un po’ di meno. La T pure: 48 a sinistra, 41 a destra. La V invece ha 9 a sinistra e 16 a destra.
La L, che non è simmetrica, 150 a sinistra, 73 a destra. Come si può notare, la matematica non è una religione da rispettare in sé. Il bordo sinistro della L è uguale al bordo sinistro della I, ma lo spazio lasciato non è lo stesso: 191 per la i, 150 per la L. Certo, 150 è più vicino ai 191 della I che ai 9 della V, però stiamo parlando sempre di 41 unità di differenza (Ma la L è larga il doppio, è ha molto spazio vuoto a destra).
La A in un certo senso rappresenta l’eccezione: -3 sia a destra che a sinistra. Insomma la base delle aste oblique ha una puntina che si sovrappone allo spazio delle lettere precedenti e successive. Non abbastanza da interferire con le altre aste. Chiaro, quando due A maiuscole vengono scritte consecutivamente c’è una piccola sovrapposizione. Ma prima di tutto non si nota, e poi è difficile che vengano scritte due A consecutive (a parte le società di rating, che catalogano i titoli di stato AA+, AAA).
Nessuna identità matematica anche per il quartetto pqdb: si va dalle 70 unità a sinistra della d, alle 72 a sinistra della q, alle 82 a destra della p e alle 84 a destra della b. Impossibile notarlo ad occhio nudo, ma comunque non si è voluto impostare lo stesso numero anche se la forma è quasi la stessa.
Nel Times New Roman le scelte sono un po’ diverse, tenuto conto che è un carattere con grazie. La A ha ben 23 unità di spazio a destra (16 a sinistra. Non c’è simmetria, anche perché la lettera non è simmetrica: il lato destro è molto più spesso del sinistro). Il trattino verticale che sta all’estremità della lettera non deve mai sovrapporsi a quello della A successiva, semmai si fronteggia.
La I si limita a 51 e 50 unità, perché le grazie non richiedono tanto spazio vuoto per distanziare le aste (le 191 unità che abbiamo visto nell’Arial).
Forse la lettera più buffa è la f, che è sbilanciata tutta da un lato. Nell’Arial le distanze sono 19 a sinistra e ben -71 a destra. Lì non interferisce con la i, che ha un 136 di distanza a sinistra.
Nel Times New Roman abbiamo addirittura -208 come Rbearing (distanza a destra). Questo significa che si supera di molto l’estremità sinistra di i ed l, rispettivamente fissata a 60 e 61. Ma mentre l’estremità più a sinistra della i si trova più in basso, per cui la sovrapposizione col puntino della i si estende solo per poche unità, la sovrapposizione tra f e l è molto più consistente. Il caso è così particolare che queste sono le principali combinazioni per cui si prevede una legatura, cioè un glifo unico che accorpa le varie lettere (nel medioevo le legature erano tantissime, al giorno d’oggi sono sopravvissute solo quelle che riguardano la f).
Nessuna sovrapposizione tra i tratti di due f consecutive, almeno nel Times.
A complicare la gestione del quartetto pqbd, qui, c’è la presenza delle grazie. Ma neanche tanto. Solo che a parte la q, la cui distanza a destra è fissata a zero unità, gli altri hanno tutti distanza negative dal lato che non è curvo. La b e la d hanno -5 (la prima a sinistra, la seconda a destra). La p invece arriva a -7 a sinistra.
E il punto? Nel Times New Roman si sceglie la simmetria: 145 sia a destra che a sinistra. Nell’Arial l’asimmetria: 186 a sinistra, 178 a destra.

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