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All’ultimo rally di Roma Capitale mi sono messo a guardare i numeri che stavano sulle macchine. Caratteri molto “Impact”, ma non era un Impact, visto che il numero 4 era aperto anziché chiuso. Ed aveva anche una forma interessante, col trattino verticale che segue la curvatura dell’asta obliqua. Strano a dirsi, ma è un Helvetica: l’Helvetica Inserat, disegnato da Max Miedinger e dal Linotype Design Studio nel 1964, risistemato nel 1989, pubblicato oltre che dalla Linotype anche dalla Adobe.
Una scelta molto insolita, ma non introvabile. Infatti l’Archivo, scaricabile gratuitamente da Google, si comporta nello stesso modo per quanto riguarda il 4. C’è sia la versione Narrow, che sale fino a un neretto 700, sia la versione Black, larga e pesante.
Per quanto riguarda le lettere, l’atmosfera evocata è abbastanza diversa: con l’apposito strumento di Identifont è possibile confrontare visivamente i due set di caratteri (anche se il sito non elenca le differenze). L’Archivo Narrow Bold mantiene comunque i tratti abbastanza curvi, nelle lettere circolari (O, Q, C, D...), mentre l’Helvetica Inserat restringe molto le controforme rendendo rettilinei i tratti verticali.
Per il resto tutte le scelte sono concettualmente abbastanza simili, a parte il numero 1, che poggia su un tratto orizzontale nell’Archivo mentre è senza grazie nell’Helvetica Inserat.
L’Archivo Narrow Bold risulta disegnato nel 2012 da Hector Gatti. Su Google viene presentato col marchio Omnibus-Type.
La didascalia dice che è ispirato ai tipi di carattere americani del tardo diciannovesimo secolo, ma non dice quali. Deriva dal Chivo, anche lui gratuito, con lo stesso marchio, su Google.
Gatti è ha realizzato anche un altro sans serif che si chiama Rosario, ed è abbastanza strano. È così umanistico da avere una Q con la coda lunga a sottolineare la lettera successiva. Come facevano gli antichi romani, e come si faceva nel Rinascimento. Per giunta, i numeri sono oldstyle.
Una scelta molto insolita, ma non introvabile. Infatti l’Archivo, scaricabile gratuitamente da Google, si comporta nello stesso modo per quanto riguarda il 4. C’è sia la versione Narrow, che sale fino a un neretto 700, sia la versione Black, larga e pesante.
Per quanto riguarda le lettere, l’atmosfera evocata è abbastanza diversa: con l’apposito strumento di Identifont è possibile confrontare visivamente i due set di caratteri (anche se il sito non elenca le differenze). L’Archivo Narrow Bold mantiene comunque i tratti abbastanza curvi, nelle lettere circolari (O, Q, C, D...), mentre l’Helvetica Inserat restringe molto le controforme rendendo rettilinei i tratti verticali.
Per il resto tutte le scelte sono concettualmente abbastanza simili, a parte il numero 1, che poggia su un tratto orizzontale nell’Archivo mentre è senza grazie nell’Helvetica Inserat.
L’Archivo Narrow Bold risulta disegnato nel 2012 da Hector Gatti. Su Google viene presentato col marchio Omnibus-Type.
La didascalia dice che è ispirato ai tipi di carattere americani del tardo diciannovesimo secolo, ma non dice quali. Deriva dal Chivo, anche lui gratuito, con lo stesso marchio, su Google.
Gatti è ha realizzato anche un altro sans serif che si chiama Rosario, ed è abbastanza strano. È così umanistico da avere una Q con la coda lunga a sottolineare la lettera successiva. Come facevano gli antichi romani, e come si faceva nel Rinascimento. Per giunta, i numeri sono oldstyle.
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