Compugraphic 7200 e 2900: come veniva impaginato il Daily Titan
Le Compugraphic 7200 e 2900 sono le star dell’anno 1969 secondo la cronologia di Prepressure.
Il sito però scrive ben poco in proposito. Pubblica una foto, attinta da una pagina linkata che però non è più disponibile. Per fortuna tutto il materiale che stava lì sopra è stato ripubblicato sul sito Tidbits. Si tratta di un servizio fotografico che documenta le varie fasi di impaginazione e stampa del giornale Daily Titan negli anni ’70.
All’epoca, ogni articolo finito doveva essere consegnato ad una operatrice che aveva il compito di passarlo su nastro di carta perforata, usando una strana macchina (Friden Tape Punch Keyboard) che non aveva né monitor né display, per cui non c’era modo di vedere cosa stesse scrivendo (si poteva cancellare l’ultima lettera inserita premendo un apposito pulsante).
Da questa macchina veniva fuori il nastro perforato che veniva inserito nella Compugraphic 2961, che aveva il compito di fotocomporre il testo. Ad ogni combinazione di buchi sulla carta corrispondeva una lettera dell’alfabeto, che veniva impressionata su carta foto-sensibile Kodak-Ektamatic. L’immagine del testo ottenuto (una sola grandezza e un solo stile per ogni striscia) doveva essere sviluppata usando un’altra macchina. Poi il testo andava riletto per individuare gli errori. L’operatrice doveva ribattere le righe da correggere per ripetere l’intero processo da capo. Le correzioni andavano inserite tagliando con precisione gli errori dagli articoli già stampati.
La Compugraphic 7200 compare in un’altra foto, e viene chiamata “headline machine”, ossia macchina per comporre i titoli.
Titoli e articoli venivano poi impaginati insieme, anche con le fotografie, incollando i ritagli su un foglio di carta, facendo attenzione a che tutto fosse dritto e con gli spazi giusti tra un elemento e l’altro.
La seconda pagina del sito mostra le foto della fase successiva del processo, ovvero quella della stampa vera e propria. Il foglio prodotto con questo complesso sistema veniva fotografato: si ottenevano quindi i negativi che servivano per ottenere i cliché, che poi venivano sciacquati e inseriti in complesso macchinario chiamato Goss Community Press. Da cui alla fine usciva il prodotto finito.
Prepressure dice che l’azienda produttrice lanciò i suoi prodotti all’epoca con una politica commerciale molto aggressiva: rese noti pubblicamente i prezzi delle sue macchine, cosa che a quel tempo non si faceva.
Compugraphic era un’azienda basata in Massachusetts, fondata nel 1960 e confluita nella Agfa nel 1988.
Su Flickr una Compugraphic 7200 si intravede in una vecchia foto in bianco e nero risalente al 1980. Apparteneva al Dipartimento di giornalismo dell’università del Wisconsin-Eau Claire.
Il modello di base non aveva né monitor né display: c’era una tastiera e qualche pulsante, in orizzontale, mentre in verticale c’era un leggio per appoggiarci il testo da trascrivere. Solo in seguito vennero introdotti i monitor, la possibilità di vedere un’anteprima del testo scritto e la possibilità di memorizzare i testi su floppy disk magnetici.
Il sito però scrive ben poco in proposito. Pubblica una foto, attinta da una pagina linkata che però non è più disponibile. Per fortuna tutto il materiale che stava lì sopra è stato ripubblicato sul sito Tidbits. Si tratta di un servizio fotografico che documenta le varie fasi di impaginazione e stampa del giornale Daily Titan negli anni ’70.
All’epoca, ogni articolo finito doveva essere consegnato ad una operatrice che aveva il compito di passarlo su nastro di carta perforata, usando una strana macchina (Friden Tape Punch Keyboard) che non aveva né monitor né display, per cui non c’era modo di vedere cosa stesse scrivendo (si poteva cancellare l’ultima lettera inserita premendo un apposito pulsante).
Da questa macchina veniva fuori il nastro perforato che veniva inserito nella Compugraphic 2961, che aveva il compito di fotocomporre il testo. Ad ogni combinazione di buchi sulla carta corrispondeva una lettera dell’alfabeto, che veniva impressionata su carta foto-sensibile Kodak-Ektamatic. L’immagine del testo ottenuto (una sola grandezza e un solo stile per ogni striscia) doveva essere sviluppata usando un’altra macchina. Poi il testo andava riletto per individuare gli errori. L’operatrice doveva ribattere le righe da correggere per ripetere l’intero processo da capo. Le correzioni andavano inserite tagliando con precisione gli errori dagli articoli già stampati.
La Compugraphic 7200 compare in un’altra foto, e viene chiamata “headline machine”, ossia macchina per comporre i titoli.
Titoli e articoli venivano poi impaginati insieme, anche con le fotografie, incollando i ritagli su un foglio di carta, facendo attenzione a che tutto fosse dritto e con gli spazi giusti tra un elemento e l’altro.
La seconda pagina del sito mostra le foto della fase successiva del processo, ovvero quella della stampa vera e propria. Il foglio prodotto con questo complesso sistema veniva fotografato: si ottenevano quindi i negativi che servivano per ottenere i cliché, che poi venivano sciacquati e inseriti in complesso macchinario chiamato Goss Community Press. Da cui alla fine usciva il prodotto finito.
Prepressure dice che l’azienda produttrice lanciò i suoi prodotti all’epoca con una politica commerciale molto aggressiva: rese noti pubblicamente i prezzi delle sue macchine, cosa che a quel tempo non si faceva.
Compugraphic era un’azienda basata in Massachusetts, fondata nel 1960 e confluita nella Agfa nel 1988.
Su Flickr una Compugraphic 7200 si intravede in una vecchia foto in bianco e nero risalente al 1980. Apparteneva al Dipartimento di giornalismo dell’università del Wisconsin-Eau Claire.
Il modello di base non aveva né monitor né display: c’era una tastiera e qualche pulsante, in orizzontale, mentre in verticale c’era un leggio per appoggiarci il testo da trascrivere. Solo in seguito vennero introdotti i monitor, la possibilità di vedere un’anteprima del testo scritto e la possibilità di memorizzare i testi su floppy disk magnetici.
Commenti
Posta un commento