Darleston
Gli script che vanno di moda su Dafont mi sembrano tutti uguali. Non me ne sono mai interessato più di tanto. Al primo posto oggi c’è Marlina, Dumadi Studios; al secondo Hello, di Graphix Line Studio, al terzo Angelina, di Nur Kholis. Al quarto Wintersoul, di Garisman Studio.
Il quarto sta in alto perché è recente, ma in realtà mi pare troppo sporco: i tratti spessi sono troppo pesanti rispetto a quelli sottili.
Gli altri tre sono più o meno nello stesso stile, ma più equilibrati. Comunque sono degli script informali ad asse verticale, in cui c’è un certo contrasto tra tratti spessi e tratti sottili. La differenza sta nei dettagli. La r di Marlina e Angelina ad esempio ha l’asta verticale sul lato destro, mentre nell’Hello ce l’ha sul sinistro. Ma se si guardano gli occhielli sulla d o sulla s la concezione è pressoché la stessa (tranne che nell’Angelina la s ha due occhielli anziché uno). L’Hello è più leggero degli altri due.
E comunque, i tre font sono stati inseriti in tre sotto-categorie diverse: il primo in Spazzola-Pennello, il secondo in Calligrafia, il terzo in Manoscritto. La classificazione del sito in questo settore lascia un po’ a desiderare.
La categoria Script è quella in cui la produzione di nuovi tipi è costante e consistente: i font caricati occupano 763 pagine da venti, e di nuovi ne vengono aggiunti in continuazione.
Vado in ultima pagina a vedere i tentativi più sfortunati, e comunque trovo qualcosa di carino: il Liberika Oblique di Tezar Tantular, un calligrafico monoline senza note particolarmente stonate (a parte il fatto che nella versione demo gratuita manca la punteggiatura quindi non è utilizzabile per usi complessi).
Ma il font che mi colpisce di più nell’intero settore è il Darleston di Youssef Habchi. Inserito nella sotto-categoria Calligrafia, è un copperplate, ovvero una corsiva inglese elegante come il Palace Script o il Kunstler Script (ma con le forme diverse). La l forma l’occhiello (come nel Kunstler); le estremità degli svolazzi formano una goccia, che invece nei due popolari calligrafici non c’è.
Wikipedia in inglese dedica solo tre righe allo stile copperplate, in cui fa un veloce riferimento al metodo di stampa intaglio (Intaglio printmaking method, che non ha una pagina linkata nella versione in italiano), che è quello in cui l’inchiostro si accumula nella parte incavata dell’immagine, anziché in quella a rilievo (come è invece nei timbri). La stessa tecnica usata tradizionalmente per stampare le banconote.
Per tornare al Darleston, l’autore Youssef Habchi ha caricato sul sito una trentina di font. Il più popolare, il Blacksword, ieri è stato scaricato oltre 1.300 volte. A dispetto del nome, è un normale script calligrafico con contrasto (Script/Calligrafia), con l senza occhiello e asse inclinato.
Al secondo posto il Road Rage, pure molto popolare (Script/Scarabocchio), tutto di maiuscole, asse leggermente inclinata, tracciato a mano nervosamente con un pennello. Al terzo posto c’è il Reglisse (Fantasia/Groovy), tutte maiuscole, con lettere arrotondate con bordino bianco, spessore e riflesso luminoso. Una cosa statica e rilassante.
Il Darleston sta al quarto posto, oggi, tra quelli dello stesso autore.
Più sotto c’è un altro suo lavoro che attira la mia attenzione. Il Deuxieme Rang, che è un calligrafico ad asse verticale, ispirato alle calligrafie francesi, uno stile che mi ricorda senza dubbio i libri delle elementari, quelli in cui si insegna a scrivere ai ragazzini (c’è però una z con tratto discendente, mentre B-D-P-R non formano mai un occhiello a sinistra dell’asta verticale).
Un altro copperplate è il Milton Two, di poco successo forse perché troppo leggero, e quindi inadatto ad essere stampato in piccole dimensioni.
All’ultimo posto di questo autore oggi il sito ci mette l’Highjack con lettere stampatelle maiuscole monoline slab semi-serif molto larghe.
Il quarto sta in alto perché è recente, ma in realtà mi pare troppo sporco: i tratti spessi sono troppo pesanti rispetto a quelli sottili.
Gli altri tre sono più o meno nello stesso stile, ma più equilibrati. Comunque sono degli script informali ad asse verticale, in cui c’è un certo contrasto tra tratti spessi e tratti sottili. La differenza sta nei dettagli. La r di Marlina e Angelina ad esempio ha l’asta verticale sul lato destro, mentre nell’Hello ce l’ha sul sinistro. Ma se si guardano gli occhielli sulla d o sulla s la concezione è pressoché la stessa (tranne che nell’Angelina la s ha due occhielli anziché uno). L’Hello è più leggero degli altri due.
E comunque, i tre font sono stati inseriti in tre sotto-categorie diverse: il primo in Spazzola-Pennello, il secondo in Calligrafia, il terzo in Manoscritto. La classificazione del sito in questo settore lascia un po’ a desiderare.
La categoria Script è quella in cui la produzione di nuovi tipi è costante e consistente: i font caricati occupano 763 pagine da venti, e di nuovi ne vengono aggiunti in continuazione.
Vado in ultima pagina a vedere i tentativi più sfortunati, e comunque trovo qualcosa di carino: il Liberika Oblique di Tezar Tantular, un calligrafico monoline senza note particolarmente stonate (a parte il fatto che nella versione demo gratuita manca la punteggiatura quindi non è utilizzabile per usi complessi).
Ma il font che mi colpisce di più nell’intero settore è il Darleston di Youssef Habchi. Inserito nella sotto-categoria Calligrafia, è un copperplate, ovvero una corsiva inglese elegante come il Palace Script o il Kunstler Script (ma con le forme diverse). La l forma l’occhiello (come nel Kunstler); le estremità degli svolazzi formano una goccia, che invece nei due popolari calligrafici non c’è.
Wikipedia in inglese dedica solo tre righe allo stile copperplate, in cui fa un veloce riferimento al metodo di stampa intaglio (Intaglio printmaking method, che non ha una pagina linkata nella versione in italiano), che è quello in cui l’inchiostro si accumula nella parte incavata dell’immagine, anziché in quella a rilievo (come è invece nei timbri). La stessa tecnica usata tradizionalmente per stampare le banconote.
Per tornare al Darleston, l’autore Youssef Habchi ha caricato sul sito una trentina di font. Il più popolare, il Blacksword, ieri è stato scaricato oltre 1.300 volte. A dispetto del nome, è un normale script calligrafico con contrasto (Script/Calligrafia), con l senza occhiello e asse inclinato.
Al secondo posto il Road Rage, pure molto popolare (Script/Scarabocchio), tutto di maiuscole, asse leggermente inclinata, tracciato a mano nervosamente con un pennello. Al terzo posto c’è il Reglisse (Fantasia/Groovy), tutte maiuscole, con lettere arrotondate con bordino bianco, spessore e riflesso luminoso. Una cosa statica e rilassante.
Il Darleston sta al quarto posto, oggi, tra quelli dello stesso autore.
Più sotto c’è un altro suo lavoro che attira la mia attenzione. Il Deuxieme Rang, che è un calligrafico ad asse verticale, ispirato alle calligrafie francesi, uno stile che mi ricorda senza dubbio i libri delle elementari, quelli in cui si insegna a scrivere ai ragazzini (c’è però una z con tratto discendente, mentre B-D-P-R non formano mai un occhiello a sinistra dell’asta verticale).
Un altro copperplate è il Milton Two, di poco successo forse perché troppo leggero, e quindi inadatto ad essere stampato in piccole dimensioni.
All’ultimo posto di questo autore oggi il sito ci mette l’Highjack con lettere stampatelle maiuscole monoline slab semi-serif molto larghe.
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