Esiste un Berlin della Intertype?
La Intertype era una azienda che produceva una macchina in grado di usare le stesse matrici della linotype. Nacque nel 1911 a New York, scomparve nel 1957, quando venne accorpata con la Harris-Seybold, e continuò ad operare producendo matrici per la fotocomposizione. L’azienda commercializzò anche caratteri tipografici, che non erano innovativi come quelli della Mergenthaler e della Lanston Monotype, ma erano derivati o forniti dalla fonderia Bauer.
L’unico disegnatore degno di nota ad avere collaborato con la Intertype è Edwin Shaar, pioniere nell’adattamento dei caratteri script per la composizione a macchina.
Wikipedia elenca otto tipi di carattere prodotti dalla Intertype, tra cui una versione del Futura a cui Shaar aggiunse alcuni pesi, il Cairo che era una versione del Memphis, e la serie Vogue, in molti stili diversi.
Dice l’enciclopedia online che la branca di Berlino fu molto più attiva nel produrre nuovi design della compagnia madre. E però ne elenca solo uno: Berlin, del 1962.
Il problema è che sul resto del web non si trova nessuna traccia dell’esistenza di questo tipo di carattere.
Nemmeno Luc Devroye lo nomina mai.
Identifont non conosce proprio il nome Intertype, nel settore disegnatori/editori. Al limite conosce Intertype Staff, a cui attribuisce due font soltanto: Nuptial e Stuyvesant Engraved (cancellereschi, direi). Ma nessuno dei due veniva nominato da Wikipedia (il secondo invece è nominato da Devroye).
Il Nuptial Myfonts lo attribuisce ad Edwin Shaar. È stato pubblicato da Bitstream (che è stata inglobata da Monotype sette anni fa). L’altro invece, rilasciato nel 1940, è stato pubblicato direttamente da Monotype.
Il nome Berlin è associato comunemente al Berlin Sans, disegnato da Bernhard nel 1930 per la Bauer e diffuso oggi con marchio Font Bureau (ma anche Microsoft lo distribuisce, per cui lo si vede in giro molto spesso). “Revival del Negro”, dice Identifont, senza ovviamente specificare questo “Negro” quando è apparso per la prima volta e dove.
L’unico disegnatore degno di nota ad avere collaborato con la Intertype è Edwin Shaar, pioniere nell’adattamento dei caratteri script per la composizione a macchina.
Wikipedia elenca otto tipi di carattere prodotti dalla Intertype, tra cui una versione del Futura a cui Shaar aggiunse alcuni pesi, il Cairo che era una versione del Memphis, e la serie Vogue, in molti stili diversi.
Dice l’enciclopedia online che la branca di Berlino fu molto più attiva nel produrre nuovi design della compagnia madre. E però ne elenca solo uno: Berlin, del 1962.
Il problema è che sul resto del web non si trova nessuna traccia dell’esistenza di questo tipo di carattere.
Nemmeno Luc Devroye lo nomina mai.
Identifont non conosce proprio il nome Intertype, nel settore disegnatori/editori. Al limite conosce Intertype Staff, a cui attribuisce due font soltanto: Nuptial e Stuyvesant Engraved (cancellereschi, direi). Ma nessuno dei due veniva nominato da Wikipedia (il secondo invece è nominato da Devroye).
Il Nuptial Myfonts lo attribuisce ad Edwin Shaar. È stato pubblicato da Bitstream (che è stata inglobata da Monotype sette anni fa). L’altro invece, rilasciato nel 1940, è stato pubblicato direttamente da Monotype.
Il nome Berlin è associato comunemente al Berlin Sans, disegnato da Bernhard nel 1930 per la Bauer e diffuso oggi con marchio Font Bureau (ma anche Microsoft lo distribuisce, per cui lo si vede in giro molto spesso). “Revival del Negro”, dice Identifont, senza ovviamente specificare questo “Negro” quando è apparso per la prima volta e dove.
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