Kunstler e Palace
Kunstler Script è un elegante font corsivo in stile “copperplate”. È un cavallo di battaglia della Microsoft visto che è incluso nei software Greetings 99, Home Publishing 99, Office 2000 Premium, prima ancora Office 97 ed è stato incluso in altri programmi almeno fino al 2007. Il copyright è della Urw, anno 1995.
Microsoft ha un’altra corsiva inglese in stile copperplate: il Palace Script, della Monotype, anno 1993. Pure questo presente nei software elencati prima.
L’apposito strumento di Identifont permette di confrontare tutte le lettere con un solo sguardo.
La leggibilità del Kunstler mi pare sia migliore, ma questo è risaputo. L’altezza della x del Palace Script è minore, per cui è la Microsoft stessa a consigliare di usarlo solo a grandi dimensioni altrimenti risulta illeggibile.
Ma lo stesso spessore delle aste mi pare sia maggiore del Kuenstler. Alcune lettere hanno la stessa conformazione: vedere ad esempio la L e la M. Altre hanno qualche tocco caratteristico: inconfondibile la A del Palace, con quel tratto sottile che parte dalla base in basso a destra e si arriccia a diventare l’asta orizzontale, mentre nel Kuenstler il trattino orizzontale è un segno a parte.
Nelle minuscole, la prima differenza che salta all’occhio è l’occhiello sui tratti ascendenti delle lettere: b, h, k ed l hanno l’occhiello nel Kuenstler ma non nel Palace.
Varie differenze vengono elencate dal sistema di classificazione del sito: la Q ha la coda che parte all’interno nel Palace, mentre il Kuenstler ce l’ha in stile Baskerville; il 4 è aperto nel Palace e chiuso nel Kuenstler. E poi c’è la diversa forma della r (corsiva nel Palace, stampatella minuscola italica nel Kuenstler) e qualche dettaglio secondario, tipo lo svolazzo della I o una delle estremità della H.
Falso allarme per quanto riguarda la forma della &: la descrizione inserita nella scheda del Kuenstler non è accurata.
Secondo Identifont il disegnatore del Kuenstler è Hans Bohn, l’anno il 1957. Si trattava di un revival del Kunstler Schreibschrift, dove sulla u ci vanno due puntini. In italiano e in altre lingue i due puntini non si usano, per cui alcuni trascrivono Kunstler, come se niente fosse, altri Kuenstler, per rendere l’idea di come potrebbe pronunciarsi. Il sito opta per la seconda scelta, ma comprende chi gli pone la richiesta nel primo modo, dirottando la risposta alla pagina giusta.
Non è altrettanto reattiva Wikipedia in inglese, dove cercando “Kunstler” viene fuori una pagina della Microsoft in cui il nome del font è scritto in rosso (la pagina collegata al link non è stata ancora scritta), ma la pagina c’è, solo che si chiama Kuenstler (e in effetti c’è una domanda “forse cercavi...”).
Secondo l’enciclopedia online il peso principale venne disegnato nel 1902 dalla D Stempel Ag. La traduzione del nome originale è “handwriting of artists”, la scrittura a mano degli artisti. L’ispirazione era tratta dagli insegnamenti di un paio di calligrafi settecenteschi, dice l’articolo.
Fonts In Use segnala solo 4 usi del Kuenstler. Abbastanza secondari.
Il famoso articolo pubblicato da Designers Italia, su medium, in cui si parlava del font scelto per l’identità italiana (il sans serif Titillium), commentava la scelta di usare per le intestazioni dei documenti dei ministeri o di altre istituzioni italiane il corsivo calligrafico inglese, una scelta anacronistica che esprimeva distanza tra gli uffici burocratici e i cittadini. A seconda della disponibilità o dei gusti, talvolta si usava il Palace Script, talvolta il Kunstler, talvolta l’English 157.
Microsoft ha un’altra corsiva inglese in stile copperplate: il Palace Script, della Monotype, anno 1993. Pure questo presente nei software elencati prima.
L’apposito strumento di Identifont permette di confrontare tutte le lettere con un solo sguardo.
La leggibilità del Kunstler mi pare sia migliore, ma questo è risaputo. L’altezza della x del Palace Script è minore, per cui è la Microsoft stessa a consigliare di usarlo solo a grandi dimensioni altrimenti risulta illeggibile.
Ma lo stesso spessore delle aste mi pare sia maggiore del Kuenstler. Alcune lettere hanno la stessa conformazione: vedere ad esempio la L e la M. Altre hanno qualche tocco caratteristico: inconfondibile la A del Palace, con quel tratto sottile che parte dalla base in basso a destra e si arriccia a diventare l’asta orizzontale, mentre nel Kuenstler il trattino orizzontale è un segno a parte.
Nelle minuscole, la prima differenza che salta all’occhio è l’occhiello sui tratti ascendenti delle lettere: b, h, k ed l hanno l’occhiello nel Kuenstler ma non nel Palace.
Varie differenze vengono elencate dal sistema di classificazione del sito: la Q ha la coda che parte all’interno nel Palace, mentre il Kuenstler ce l’ha in stile Baskerville; il 4 è aperto nel Palace e chiuso nel Kuenstler. E poi c’è la diversa forma della r (corsiva nel Palace, stampatella minuscola italica nel Kuenstler) e qualche dettaglio secondario, tipo lo svolazzo della I o una delle estremità della H.
Falso allarme per quanto riguarda la forma della &: la descrizione inserita nella scheda del Kuenstler non è accurata.
Secondo Identifont il disegnatore del Kuenstler è Hans Bohn, l’anno il 1957. Si trattava di un revival del Kunstler Schreibschrift, dove sulla u ci vanno due puntini. In italiano e in altre lingue i due puntini non si usano, per cui alcuni trascrivono Kunstler, come se niente fosse, altri Kuenstler, per rendere l’idea di come potrebbe pronunciarsi. Il sito opta per la seconda scelta, ma comprende chi gli pone la richiesta nel primo modo, dirottando la risposta alla pagina giusta.
Non è altrettanto reattiva Wikipedia in inglese, dove cercando “Kunstler” viene fuori una pagina della Microsoft in cui il nome del font è scritto in rosso (la pagina collegata al link non è stata ancora scritta), ma la pagina c’è, solo che si chiama Kuenstler (e in effetti c’è una domanda “forse cercavi...”).
Secondo l’enciclopedia online il peso principale venne disegnato nel 1902 dalla D Stempel Ag. La traduzione del nome originale è “handwriting of artists”, la scrittura a mano degli artisti. L’ispirazione era tratta dagli insegnamenti di un paio di calligrafi settecenteschi, dice l’articolo.
Fonts In Use segnala solo 4 usi del Kuenstler. Abbastanza secondari.
Il famoso articolo pubblicato da Designers Italia, su medium, in cui si parlava del font scelto per l’identità italiana (il sans serif Titillium), commentava la scelta di usare per le intestazioni dei documenti dei ministeri o di altre istituzioni italiane il corsivo calligrafico inglese, una scelta anacronistica che esprimeva distanza tra gli uffici burocratici e i cittadini. A seconda della disponibilità o dei gusti, talvolta si usava il Palace Script, talvolta il Kunstler, talvolta l’English 157.
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