Radio fonts

Cercando la parola radio su My Fonts al primo posto viene fuori il Radio, di Bogusky 2. Un font con un contrasto elevato (ma meno del Broadway), con la S le cui estremità puntano in alto e in basso (come nell’Itc Anna), una e aperta (come nel simbolo dell’euro) e una m che è come una W maiuscola rovesciata). Al secondo posto c’è il RadioTime, della John Moode Type Foundry, un corsivo morbido (a me ricorda il dentifricio) con vari specimen molto carini, tra cui uno in tema anni Quaranta, con una macchina d’epoca e un aereo a due eliche, con dei fulmini a indicare le onde radio.
Abbiamo poi il Road Radio, di Glen Ja, una specie di Copperplate senza grazie, e il Radio Interference di Jeff Levine, un serif col bordo frastagliato come nelle stampe d’epoca.
Segue il Word From Radio di Dharma Type, uno strano font in cui la O è tonda all’esterno e rettangolare all’interno. E il Radio 187.5 di Mans Greback, un largo monoline sans in cui la o ha quattro lati rettilinei e raccordi tondi. Il numero 187.5 non si riferisce a una frequenza fm (le stazioni radio arrivano fino a 108) ma alla lunghezza di 187.5 cm elevato alla meno 3, che è una cosa che ha a che vedere con presunti messaggi alieni (nessuno ne parla sui siti italiani, ma su quelli in inglese c’è qualcosa in proposito). La descrizione del font si limita a dire che ricorda la fantascienza futuristica.
Più giù troviamo il Radio Singer Jnl, di Jeff Levine, che è un geometrico all caps con O circolare, E col tratto orizzontale ribassato mentre la B ha l’occhiello superiore più piccolo dell’inferiore.
Dello stesso autore c’è il Radio Show Jnl, con piccole grazie triangolari, una W bauhaus e una Q geometrica con coda corta obliqua e graziata, accomunato al primo anche da uno specimen sempliciotto: mentre in quello del radio Singer si vedeva un cantante in frac davanti a un microfono d’epoca, in quello del Radio Show c’è un omino che si rilassa coi piedi sul tavolo accanto ad una radio e una lampada d’epoca.
L’Orion Radio, di Nick’s Font è composto di lettere black con grazie triangolari movimentate da linee bianche in senso longitudinale, non sempre sull’asse centrale dell’asta.
Abbiamo poi Radio Days, ancora di Nick’s Fonts, con maiuscole sans a contrasto collegate da una linea orizzontale che forma una piccola zeta tra una lettera e l’altra; il Gans Radio Lumina, di Intellecta Design, con lettere bianche al di sopra di qualcosa che ricorda quella tela che stava davanti agli altoparlanti delle radio d’epoca; e l’Atomic Clock Radio 2003, di un certo PizzaDude.dk, fatto di pixel circolari che si rimpiccioliscono più stanno in basso.
E questo è l’ultimo con la parola “radio” nel nome. Quelli successivi avranno il termine “radio” tra i tag o nella descrizione. L’Atomic DooDads Rjh è un dingbat con vari simboli atomici (radio-attivi), e poi troviamo il Cristal True di Johannes Krenner, il 14 Segment Led Display di Matthias Luh e il Cristal Text di Johannes Krenner, che invece riproducono le scritte che possono comparire sul display a segmenti di uno stereo o un’autoradio. Incluse le stranissime minuscole.
Stesso immaginario per Digibeck di Volcano Type, mentre Eqlaser di Koval Tf si ispira ad un equalizzatore visuale a led quadrati. Tanti quadratini bianchi, che si estendono fino ad un’altezza variabile a simulare il profilo di un’analisi delle varie frequenze del segnale, come sui normali stereo moderni, mentre alcuni dei quadratini sono neri, a formare le lettere dell’alfabeto maiuscole e minuscole. Progetto interessante.
Tra i risultati successivi, non tutti richiamano direttamente l’immaginario radiofonico. Uno che mi colpisce è l’HiFi di Pelavin Fonts, che è una specie di Magneto (qualcosa del genere doveva comparire sulle radio d’epoca a indicare la marca o il modello, ma non ho nessun esempio sotto mano).

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