Alfabeti umani 2
Su SlideShare qualcuno ha pubblicato delle diapositive che derivano da un lavorone di raccolta di tutti gli alfabeti umani prodotti nel corso dei secoli. Si tratta di quegli alfabeti nei quali le lettere sono composte da corpi umani disposti ad hoc, o in cui comunque la presenza di personaggi ha una funzione determinante. Le immagini raccolte sono state divise in tre maxi-periodi, e ogni serie di slide conta anche più di 500 diapositive.
La seconda raccolta riguarda esempi risalenti a Cinquecento, Seicento e Settecento. E si apre col lavoro di un artista italiano, Giuseppe Maria Mitelli, pittore bolognese, autore di un “Alfabeto in sogno”, “Esemplare per disegnare”. Il centro della scena è riempito dalle figure che compongono la lettera dell’alfabeto (la B è una figura aggredita da un serpente, la H sono due uomini che reggono una portantina-vassoio, la K è un tale legato ad un palo) e intorno ci sono dei dettagli a tema: volti, piedi, angioletti, teschi, animali, occhi, nasi, bocche.
Nell’esempio successivo, che dovrebbe provenire dal British Museum, le lettere sono ottenute con strutture apparentemente metalliche, tra le quali si arrampicano i personaggi, gli animali, e in cui sono collocate piante, fiori e oggetti che rendono quasi invisibile la struttura di base. Nella lettera A c’è l’episodio di Adamo ed Eva, anche nelle altre lettere dovrebbero esserci riferimenti biblici.
Un esempio di miniature a colori, e poi il lavoro di un altro incisore italiano, Giacomo Paolini. L’ispirazione è mitologica, la lettera R è dedicata a Romolo e Remo. Il lato positivo è che nell’immagine c’è anche la didascalia dell’episodio a cui ci si è ispirati (significativo, visto che spesso il mito vero e proprio è relegato sullo sfondo).
Dopo un esempio tratto da una bibbia illustrata, torna un italiano, Mauro Poggi, 1730, ancora con ispirazione mitologica (satiri e sirene), da cui ne è stato tratto un font digitale a pagamento (poco di impatto, tenuto conto che ogni lettera va ammirata nel dettaglio).
In alcuni casi vengono forniti solo dei capilettera miniati: la lettera è pressoché normale, ma inserita in una cornice quadrata nella quale i personaggi in un modo o nell’altro possono interagire con la lettera, come fosse un elemento architettonico (ma possono anche essere completamente indifferenti).
Nel libro dell’alfabeto di John Scottowe viene fatto largo uso dei tradizionali intrecci presenti sui manoscritti celtici (siamo alla fine del Cinquecento).
Nel libro di Geoffroy Tory (1529) dedicato all’ “Arte e Scienza della Proporzione nell’Attica e nell’antica Roma”, le raffigurazioni ricordano l’uomo vitruviano di Leonardo: ci sono figure umane o volti , cerchi, quadrati e misure standard, a cui vengono sovrapposte le lettere dell’alfabeto.
Molto scarno l’alfabeto umano di Peter Flotner (1534), in cui tutto è ottenuto solo con i corpi, senza sfondi e senza cornici.
Hoefnagel, sul finire del Cinquecento, offre una guida per come disegnare delle belle lettere gotiche rotonde, ma inserendole tra decorazioni floreali, animali (cani, lumache, farfalle, pipistrelli, babbuini...) e volti deformi, il tutto a colori.
Più avanti c’è qualche scorcio di Italia seicentesca, appena accennato, e qualche episodio della mitologia e dell’immaginario classico, più dettagliato (la S con Alessandro Magno che taglia il nodo di Gordia), le azioni gloriose del duca di Lorena (inizi Settecento), le storie dell’Abbazia di San Denys in Francia e molto altro.
In alcuni casi abbiamo a disposizione alfabeti per intero, per cui la proiezione mostra l’insieme e poi le singole lettere. In altri casi abbiamo solo parti, o solo singole lettere.
L’alfabeto anatomico di Cowper è un po’ inquietante, avendo a che fare con la dissezione dei cadaveri: faceva parte di un trattato sui muscoli del corpo umano.
Questa seconda serie di slide arriva anche all’Ottocento. Accanto a semplici illustrazioni umoristiche per ragazzi, o satiriche, o a provocatori alfabeti diabolici si trovano lavori come quello di Charles Joseph Hullmandel in cui le varie litografie riproducono paesaggi suggestivi (mari agitati, rovine, boschi... si sente tutto l’influsso del Romanticismo). Il bello di questo alfabeto è che non è stato prodotto con forzature, contorsioni, o inserimento nel paesaggio di assurdi elementi a forma di lettere dell’alfabeto: semplicemente di un paesaggio sono stati riprodotti soltanto alcuni dettagli: l’estremità della scogliera, il mare e una barca, ed ecco che allontanandosi un po’ dall’immagine si vede una bella L con grazie, sfumata; un albero, due rami, e un tale che cerca di passare da un ramo all’altro, ed ecco una P; la Q è ottenuta semplicemente disegnando il cielo solo dove serve, e una porzione del fiume che passa sotto un ponticello per ottenere la coda della lettera; nella R c’è un gregge che viene fatto passare tra le rovine di una cattedrale diroccata. Magnifico).
Ad avere assemblato queste proiezioni è un utente che si chiama Sotirios Raptis, e che ha un certo interesse per la raffigurazione dei corpi: l’ultima serie di slide postata (autunno 2016) si chiama Pilobolus Dance Theater, e raffigura i danzatori contorti nelle pose più strane; dello stesso periodo era quella intitolata No Gravity Dance Emiliano Pellisari, sempre basata su foto in posa di varie persone disposte nelle maniere più assurde.
La seconda raccolta riguarda esempi risalenti a Cinquecento, Seicento e Settecento. E si apre col lavoro di un artista italiano, Giuseppe Maria Mitelli, pittore bolognese, autore di un “Alfabeto in sogno”, “Esemplare per disegnare”. Il centro della scena è riempito dalle figure che compongono la lettera dell’alfabeto (la B è una figura aggredita da un serpente, la H sono due uomini che reggono una portantina-vassoio, la K è un tale legato ad un palo) e intorno ci sono dei dettagli a tema: volti, piedi, angioletti, teschi, animali, occhi, nasi, bocche.
Nell’esempio successivo, che dovrebbe provenire dal British Museum, le lettere sono ottenute con strutture apparentemente metalliche, tra le quali si arrampicano i personaggi, gli animali, e in cui sono collocate piante, fiori e oggetti che rendono quasi invisibile la struttura di base. Nella lettera A c’è l’episodio di Adamo ed Eva, anche nelle altre lettere dovrebbero esserci riferimenti biblici.
Un esempio di miniature a colori, e poi il lavoro di un altro incisore italiano, Giacomo Paolini. L’ispirazione è mitologica, la lettera R è dedicata a Romolo e Remo. Il lato positivo è che nell’immagine c’è anche la didascalia dell’episodio a cui ci si è ispirati (significativo, visto che spesso il mito vero e proprio è relegato sullo sfondo).
Dopo un esempio tratto da una bibbia illustrata, torna un italiano, Mauro Poggi, 1730, ancora con ispirazione mitologica (satiri e sirene), da cui ne è stato tratto un font digitale a pagamento (poco di impatto, tenuto conto che ogni lettera va ammirata nel dettaglio).
In alcuni casi vengono forniti solo dei capilettera miniati: la lettera è pressoché normale, ma inserita in una cornice quadrata nella quale i personaggi in un modo o nell’altro possono interagire con la lettera, come fosse un elemento architettonico (ma possono anche essere completamente indifferenti).
Nel libro dell’alfabeto di John Scottowe viene fatto largo uso dei tradizionali intrecci presenti sui manoscritti celtici (siamo alla fine del Cinquecento).
Nel libro di Geoffroy Tory (1529) dedicato all’ “Arte e Scienza della Proporzione nell’Attica e nell’antica Roma”, le raffigurazioni ricordano l’uomo vitruviano di Leonardo: ci sono figure umane o volti , cerchi, quadrati e misure standard, a cui vengono sovrapposte le lettere dell’alfabeto.
Molto scarno l’alfabeto umano di Peter Flotner (1534), in cui tutto è ottenuto solo con i corpi, senza sfondi e senza cornici.
Hoefnagel, sul finire del Cinquecento, offre una guida per come disegnare delle belle lettere gotiche rotonde, ma inserendole tra decorazioni floreali, animali (cani, lumache, farfalle, pipistrelli, babbuini...) e volti deformi, il tutto a colori.
Più avanti c’è qualche scorcio di Italia seicentesca, appena accennato, e qualche episodio della mitologia e dell’immaginario classico, più dettagliato (la S con Alessandro Magno che taglia il nodo di Gordia), le azioni gloriose del duca di Lorena (inizi Settecento), le storie dell’Abbazia di San Denys in Francia e molto altro.
In alcuni casi abbiamo a disposizione alfabeti per intero, per cui la proiezione mostra l’insieme e poi le singole lettere. In altri casi abbiamo solo parti, o solo singole lettere.
L’alfabeto anatomico di Cowper è un po’ inquietante, avendo a che fare con la dissezione dei cadaveri: faceva parte di un trattato sui muscoli del corpo umano.
Questa seconda serie di slide arriva anche all’Ottocento. Accanto a semplici illustrazioni umoristiche per ragazzi, o satiriche, o a provocatori alfabeti diabolici si trovano lavori come quello di Charles Joseph Hullmandel in cui le varie litografie riproducono paesaggi suggestivi (mari agitati, rovine, boschi... si sente tutto l’influsso del Romanticismo). Il bello di questo alfabeto è che non è stato prodotto con forzature, contorsioni, o inserimento nel paesaggio di assurdi elementi a forma di lettere dell’alfabeto: semplicemente di un paesaggio sono stati riprodotti soltanto alcuni dettagli: l’estremità della scogliera, il mare e una barca, ed ecco che allontanandosi un po’ dall’immagine si vede una bella L con grazie, sfumata; un albero, due rami, e un tale che cerca di passare da un ramo all’altro, ed ecco una P; la Q è ottenuta semplicemente disegnando il cielo solo dove serve, e una porzione del fiume che passa sotto un ponticello per ottenere la coda della lettera; nella R c’è un gregge che viene fatto passare tra le rovine di una cattedrale diroccata. Magnifico).
Ad avere assemblato queste proiezioni è un utente che si chiama Sotirios Raptis, e che ha un certo interesse per la raffigurazione dei corpi: l’ultima serie di slide postata (autunno 2016) si chiama Pilobolus Dance Theater, e raffigura i danzatori contorti nelle pose più strane; dello stesso periodo era quella intitolata No Gravity Dance Emiliano Pellisari, sempre basata su foto in posa di varie persone disposte nelle maniere più assurde.
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