Magneto
Il Magneto è un font firmato Leslie Cabarga e datato 1995. Molto diffuso, visto che è stato inserito dalla Microsoft in vari pacchetti software (almeno tra Publisher 2000 e Office 2007).
Richiama le scritte cromate progettate dai disegnatori industriali per adattarsi alle forme arrotondate delle porte dei frigoriferi e delle automobili negli anni Quaranta e Cinquanta, dice il sito di Microsoft.
Le lettere hanno forme originali, tratti spessi alternati ad altri non troppo sottili, asse inclinato e spesso una linea orizzontale che segue la linea di base e che quasi congiunge le varie lettere che formano le parole.
Fonts In Use ha catalogato vari usi di questo font: uno in un’immagine senza commenti in cui è raffigurata una radio d’epoca, probabilmente finta, con la scritta Radio. Un altro nella macchina per caffè Mastrena, realmente prodotta alla fine degli anni Zero.
Interessante il commento, perché contiene il link ad una vera pubblicità degli anni 50 in cui venivano presentati gli elettrodomestici Kelvinator: frigoriferi, cucine, congelatori. Il logo dell’azienda è quello che ha ispirato il Magneto (le forme non sono esattamente le stesse: la K è meno rifinita, il pallino sulla i è più grande, la r ha il tratto sottile iniziale più lungo).
L’immagine è stata pubblicata su Flickr, ma non c’è scritto da dove è tratta e a che anno risale.
Su Identifont c’è una lista di 30 font simili, molto spesso simili soltanto alla lontana. Il mio preferito è il Santa Fe, anche perché l’ho notato in giro in qualche uso concreto. Noto ora il Linotype Automatic, Johannes Plass, 1997, e lo Staromat, Frantisek Storm, 2005; quest’ultimo però ha l’asse verticale.
C’è il Deli Supreme anche questo con asse verticale. C’è il Boxer Script, dove le maiuscole sfuggono ai limiti geometrici imposti alle minuscole (come tratte da un’altro font). C’è il Transaxle Script Two, molto più geometrico, dove non solo le maiuscole, ma anche i numeri sono vincolati ad avere una linea di base orizzontale, che, anche se non li congiunge, comunque spunta formando una sorta di grazie.
Il Santa Fe che dicevo prima, di David Quay, 1983, è un monoline, a lettere unite, calligrafico, ad asse inclinato, ma dà molto più spazio alle linee curve: il tratto rettilineo orizzontale si affaccia in maniera sporadica, e non nelle minuscole: c’è nella base di Q, S, F, o nel trattino di sinistra della O.
Il Parkaway Hotel, di Chank Diesel, seconda metà degli anni 90, si ispira all’immaginario del Magneto per le minuscole, mentre le maiuscole sono tutt’altra cosa, e mi pare che nell’insieme sono più incostanti: si alterna una M bauhaus a una W geometrica... Non mi convince molto.
Unire le lettere con una linea di base retta è anche l’idea che ha dato vita al Continental Railway di Stuart Sandler, che applica questo principio anche a molte delle maiuscole, ma non ai numeri. Il risultato mi pare un po’ pesante, talvolta, ma il nome è bello: fa venire in mente le ferrovie americane, anche se non so dove qualche scritta del genere sia stata usata.
L’ultimo font della lista è il Kaufmann Bold, 1936, che non ha nulla a che vedere coi caratteri a base rettilinea, ma di sicuro si ricollega al Santa Fe, anche se le forme sono diverse. Con l’apposito strumento di Identifont si possono confrontare i due al volo. Bisogna farci un po’ l’occhio. Io, se mi avessero fatto vedere solo una lettera E, di sicuro non avrei saputo a quale dei due set attribuirla.
Tutti questi font mi hanno riportato alla mente la vecchia testata di Rivista Aeronautica, che per anni ha usato una roba tipo Magneto per la parola Rivista: lettere molto spaziate da una lunga linea orizzontale a livello della base. Qualche volta ho provato a cercare se si tratta di un font esistente e digitalizzato, ma non ho mai trovato niente. *
A proposito: tra i font di Google un calligrafico con linea di congiunzione retta alla base è il Warnes, di Eduardo Tunni. Si tratta di un monoline (e questo vuol dire che non ci sono tutti quei dettagli del Magneto) e l’asse delle lettere è verticale. Molto meno fifties, direi.
Richiama le scritte cromate progettate dai disegnatori industriali per adattarsi alle forme arrotondate delle porte dei frigoriferi e delle automobili negli anni Quaranta e Cinquanta, dice il sito di Microsoft.
Le lettere hanno forme originali, tratti spessi alternati ad altri non troppo sottili, asse inclinato e spesso una linea orizzontale che segue la linea di base e che quasi congiunge le varie lettere che formano le parole.
Fonts In Use ha catalogato vari usi di questo font: uno in un’immagine senza commenti in cui è raffigurata una radio d’epoca, probabilmente finta, con la scritta Radio. Un altro nella macchina per caffè Mastrena, realmente prodotta alla fine degli anni Zero.
Interessante il commento, perché contiene il link ad una vera pubblicità degli anni 50 in cui venivano presentati gli elettrodomestici Kelvinator: frigoriferi, cucine, congelatori. Il logo dell’azienda è quello che ha ispirato il Magneto (le forme non sono esattamente le stesse: la K è meno rifinita, il pallino sulla i è più grande, la r ha il tratto sottile iniziale più lungo).
L’immagine è stata pubblicata su Flickr, ma non c’è scritto da dove è tratta e a che anno risale.
Su Identifont c’è una lista di 30 font simili, molto spesso simili soltanto alla lontana. Il mio preferito è il Santa Fe, anche perché l’ho notato in giro in qualche uso concreto. Noto ora il Linotype Automatic, Johannes Plass, 1997, e lo Staromat, Frantisek Storm, 2005; quest’ultimo però ha l’asse verticale.
C’è il Deli Supreme anche questo con asse verticale. C’è il Boxer Script, dove le maiuscole sfuggono ai limiti geometrici imposti alle minuscole (come tratte da un’altro font). C’è il Transaxle Script Two, molto più geometrico, dove non solo le maiuscole, ma anche i numeri sono vincolati ad avere una linea di base orizzontale, che, anche se non li congiunge, comunque spunta formando una sorta di grazie.
Il Santa Fe che dicevo prima, di David Quay, 1983, è un monoline, a lettere unite, calligrafico, ad asse inclinato, ma dà molto più spazio alle linee curve: il tratto rettilineo orizzontale si affaccia in maniera sporadica, e non nelle minuscole: c’è nella base di Q, S, F, o nel trattino di sinistra della O.
Il Parkaway Hotel, di Chank Diesel, seconda metà degli anni 90, si ispira all’immaginario del Magneto per le minuscole, mentre le maiuscole sono tutt’altra cosa, e mi pare che nell’insieme sono più incostanti: si alterna una M bauhaus a una W geometrica... Non mi convince molto.
Unire le lettere con una linea di base retta è anche l’idea che ha dato vita al Continental Railway di Stuart Sandler, che applica questo principio anche a molte delle maiuscole, ma non ai numeri. Il risultato mi pare un po’ pesante, talvolta, ma il nome è bello: fa venire in mente le ferrovie americane, anche se non so dove qualche scritta del genere sia stata usata.
L’ultimo font della lista è il Kaufmann Bold, 1936, che non ha nulla a che vedere coi caratteri a base rettilinea, ma di sicuro si ricollega al Santa Fe, anche se le forme sono diverse. Con l’apposito strumento di Identifont si possono confrontare i due al volo. Bisogna farci un po’ l’occhio. Io, se mi avessero fatto vedere solo una lettera E, di sicuro non avrei saputo a quale dei due set attribuirla.
Tutti questi font mi hanno riportato alla mente la vecchia testata di Rivista Aeronautica, che per anni ha usato una roba tipo Magneto per la parola Rivista: lettere molto spaziate da una lunga linea orizzontale a livello della base. Qualche volta ho provato a cercare se si tratta di un font esistente e digitalizzato, ma non ho mai trovato niente. *
A proposito: tra i font di Google un calligrafico con linea di congiunzione retta alla base è il Warnes, di Eduardo Tunni. Si tratta di un monoline (e questo vuol dire che non ci sono tutti quei dettagli del Magneto) e l’asse delle lettere è verticale. Molto meno fifties, direi.
* Era il Raceway se non sbaglio, dello stesso autore del Magneto, ispirato a un lettering anni Trenta
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