Monotype

Sul sito di Tipoteca c’è una bella galleria di immagini che mostra la ricchezza di reperti visibili nel museo di Treviso. Tra le varie immagini, quella che mi colpisce di più mostra delle strane griglie di vari colori attaccate alla parete. Due macchinari si vedono in primo piano, e hanno le tastiere con tanti tasti colorati, come quelli appesi alle pareti. Sul bordo si legge Monotype. Si tratta quindi di quelle macchine che servivano per comporre i testi tra Ottocento e Novecento. Wikipedia non ha una pagina in italiano che se ne occupa: ne ha una solo per l’azienda che le produceva, che ancora oggi è un colosso in campo tipografico.
Wikipedia inglese invece offre una scheda molto lunga. La prima foto è quella del “caster”, ovvero la parte della macchina in cui venivano fusi i caratteri, ma più in basso si può vedere la foto di una tastiera, simile a quelle esposte nella Tipoteca.
La Monotype era meno popolare della Linotype: mentre quest’ultima era costituita da una macchina unica su cui l’operatore digitava e da cui uscivano le righe di testo già composte in lega di piombo, il sistema Monotype era diviso in due parti: da un lato c’era la tastiera su cui l’operatore batteva il testo, dall’altro c’era la macchina che fondeva i caratteri. Per passare il testo da una macchina all’altra c’era bisogno di nastro di carta perforato. Il testo battuto dall’operatore risultava “memorizzato” sul nastro; qualcuno lo doveva smontare e portare all’altra macchina per eseguire la fusione dei caratteri col testo da impaginare.
A differenza della Linotype, qui non venivano fuse linee intere ma caratteri singoli. Era più facile correggere gli errori, ma il meccanismo era più complesso da realizzare.
Spiega Wikipedia che la tastiera era rimovibile, come pure i caratteri associati ai singoli tasti. Sulla tastiera si vede l’alfabeto maiuscolo e minuscolo ripetuto varie volte in vari colori diversi. Visivamente la forma delle lettere disegnate sui tasti è la stessa, ma probabilmente la forma in fase di stampa cambiava (italico, maiuscoletto...).
Riassumendo, il sistema prevedeva che si battesse il testo da impaginare e si ottenessero i caratteri per eseguire la stampa in questione. In pratica, c’erano tante complicazioni tecniche di cui tenere conto: ad esempio codici che bisognava calcolare per poter giustificare il testo (con equivalenze tra pica e pollici; l’articolo in inglese di Wikipedia si sofferma sui dettagli delle operazioni).
Se i quotidiani preferivano le linotype, nel mondo dei libri, anche in Italia, il sistema Monotype era invece dominante.

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