Compugraphic AdVantage
Compugraphic, una delle aziende più attive nel campo della fotocomposizione tra il 1960 e il 1988, non ha una voce apposita su Wikipedia in italiano. E su quella in inglese ha una voce molto prolissa, più simile in certi punti ad un articolo che cerca di chiarire l’importanza dell’azienda in un contesto che il grosso dei lettori non conosce che ad una scheda enciclopedica. Manca qualsiasi immagine che non sia il logo dell’azienda, e i singoli prodotti non hanno una scheda a sé.
Il sistema AdVantage viene nominato solo in due righe. Si tratta di una tecnologia messa a punto nel 1978, che permetteva la composizione dei caratteri sullo schermo utilizzando anche una penna elettronica. Una tecnologia molto innovativa, all’epoca a cui si arrivò solo gradualmente. Le prime macchine non avevano un monitor per osservare il risultato, o ne avevano uno che non garantiva il what-you-see-is-what-you-get: in pratica si vedeva il testo con le opzioni aggiuntive che ne stabilivano ad esempio la grandezza e la posizione, ma non lo si vedeva effettivamente in quella grandezza e in quella posizione.
C’è qualcuno che ha scritto qualcosa di più sull’argomento? A prima vista no. Sul web si trova una foto fuori contesto, in bianco e nero, nella quale un’operatrice maneggia una penna collegata con un filo ad un grosso monitor, ma senza didascalia non si può saperne di più (neanche se si riferisce a questa tecnologia o a una simile).
Su Fonts In Use ci sono alcuni font inseriti sotto l’etichetta Compugraphic. Quello più usato è l’Anzeigen Grotesk (24), Seguito dallo Stempel Garamond (18) e dal Sackers Gothic (15).
Il primo è un sans stretto, simile a Impact o Helvetica Inserat, dice il sito. L’ultimo invece è composto di sole maiuscole ed è più simile all’Engravers (Gothic).
Al termine della sua esistenza, Compugraphic è confluita in Agfa.
Il sistema AdVantage viene nominato solo in due righe. Si tratta di una tecnologia messa a punto nel 1978, che permetteva la composizione dei caratteri sullo schermo utilizzando anche una penna elettronica. Una tecnologia molto innovativa, all’epoca a cui si arrivò solo gradualmente. Le prime macchine non avevano un monitor per osservare il risultato, o ne avevano uno che non garantiva il what-you-see-is-what-you-get: in pratica si vedeva il testo con le opzioni aggiuntive che ne stabilivano ad esempio la grandezza e la posizione, ma non lo si vedeva effettivamente in quella grandezza e in quella posizione.
C’è qualcuno che ha scritto qualcosa di più sull’argomento? A prima vista no. Sul web si trova una foto fuori contesto, in bianco e nero, nella quale un’operatrice maneggia una penna collegata con un filo ad un grosso monitor, ma senza didascalia non si può saperne di più (neanche se si riferisce a questa tecnologia o a una simile).
Su Fonts In Use ci sono alcuni font inseriti sotto l’etichetta Compugraphic. Quello più usato è l’Anzeigen Grotesk (24), Seguito dallo Stempel Garamond (18) e dal Sackers Gothic (15).
Il primo è un sans stretto, simile a Impact o Helvetica Inserat, dice il sito. L’ultimo invece è composto di sole maiuscole ed è più simile all’Engravers (Gothic).
Al termine della sua esistenza, Compugraphic è confluita in Agfa.
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