Elephant
Coi programmi della Microsoft viene distribuito anche un font display a forte contrasto che si chiama Elephant. Non il primo Elephant che viene fuori cercando con Identifont, ma quello che il sito attribuisce a Matthew Carter, 1992, per Carter & Cone.
Secondo il sito, tra i caratteri simili c’è il Bauer Bodoni Black. Vero per quanto riguarda il contrasto, ma l’effetto è leggermente diverso. Il Bauer Bodoni Black è molto composto, mentre l’Elephant dà l’impressione di essere più esuberante.
La concezione della Q è diversa. Mentre il Bodoni segue lo schema di tutti gli altri Bodoni, l’Elephant ha una Q century, con coda che inizia all’interno e termina all’esterno, come fosse un’onda.
Un altro font con un contrasto molto marcato che mi viene in mente è il Playfair Display Black, che è pure gratuito, trovandosi su Google (Claus Eggers Sorensen, 2010-2012). Il quale è meno ingombrante in larghezza. Qui la Q è stile baskerville. Niente di eccezionalmente esuberante, se non la lettera &, con dei terminali a goccia che sono uno spettacolo.
E a proposito di lettera &, questa crea qualche problema quando uno vuole vedere l’Elephant nell’apposito tool di Identifont per confrontarlo al volo con un altro font. Perché il sito interpreta la & che fa parte del nome “Elephant (Carter & Cone)” come una istruzione. Quindi tronca il confronto, e non sa di preciso come deve continuare. Mi pare che gli hacker sfruttano vulnerabilità di questo tipo per i loro scopi, se non viene messa qualche contromisura, ma per quanto mi riguarda è una seccatura che non si possa ottenere un confronto al volo.
Non c’era qualcosa di simile sul Google, che ho pure visto in uso da qualche parte? In effetti su Google ce ne sono vari. Quello a cui pensavo io c’entra ben poco con quelli in questione: mi veniva in mente l’Ultra, che però per essere pesante è pesante, ma è uno slab e il contrasto è minore. Chissà perché, non è stato catalogato tra i display ma tra i serif.
Il più trendy tra i display è l’Abril Fatface (Veronika Burian e Jose Scaglione, 2011. Qui la & ha la particolarità che il tratto termina in basso arricciandosi a sinistra. La Q è quasi Baskerville, ma la coda è praticamente attaccata all’occhiello, anziché distaccata come nel Playfair.
Più sotto noto velocemente un Chonburi, che non risulta ancora su Identifont, e il Gravitas One, che ha contrasto tra tratti spessi e quelli sottili, ma dove i tratti spessi sono pesantissimi, tanto da rientrare senza dubbio in una categoria diversa rispetto ai font visti finora. Non è intercambiabile con quelli, insomma. Mi fa venire in mente più che altro una versione geometrica del Goudy Stout (rispetto al quale è senza dubbio più stretto, più piccolo e più ordinato. Lo Stout poi non ha le minuscole).
Secondo il sito, tra i caratteri simili c’è il Bauer Bodoni Black. Vero per quanto riguarda il contrasto, ma l’effetto è leggermente diverso. Il Bauer Bodoni Black è molto composto, mentre l’Elephant dà l’impressione di essere più esuberante.
La concezione della Q è diversa. Mentre il Bodoni segue lo schema di tutti gli altri Bodoni, l’Elephant ha una Q century, con coda che inizia all’interno e termina all’esterno, come fosse un’onda.
Un altro font con un contrasto molto marcato che mi viene in mente è il Playfair Display Black, che è pure gratuito, trovandosi su Google (Claus Eggers Sorensen, 2010-2012). Il quale è meno ingombrante in larghezza. Qui la Q è stile baskerville. Niente di eccezionalmente esuberante, se non la lettera &, con dei terminali a goccia che sono uno spettacolo.
E a proposito di lettera &, questa crea qualche problema quando uno vuole vedere l’Elephant nell’apposito tool di Identifont per confrontarlo al volo con un altro font. Perché il sito interpreta la & che fa parte del nome “Elephant (Carter & Cone)” come una istruzione. Quindi tronca il confronto, e non sa di preciso come deve continuare. Mi pare che gli hacker sfruttano vulnerabilità di questo tipo per i loro scopi, se non viene messa qualche contromisura, ma per quanto mi riguarda è una seccatura che non si possa ottenere un confronto al volo.
Non c’era qualcosa di simile sul Google, che ho pure visto in uso da qualche parte? In effetti su Google ce ne sono vari. Quello a cui pensavo io c’entra ben poco con quelli in questione: mi veniva in mente l’Ultra, che però per essere pesante è pesante, ma è uno slab e il contrasto è minore. Chissà perché, non è stato catalogato tra i display ma tra i serif.
Il più trendy tra i display è l’Abril Fatface (Veronika Burian e Jose Scaglione, 2011. Qui la & ha la particolarità che il tratto termina in basso arricciandosi a sinistra. La Q è quasi Baskerville, ma la coda è praticamente attaccata all’occhiello, anziché distaccata come nel Playfair.
Più sotto noto velocemente un Chonburi, che non risulta ancora su Identifont, e il Gravitas One, che ha contrasto tra tratti spessi e quelli sottili, ma dove i tratti spessi sono pesantissimi, tanto da rientrare senza dubbio in una categoria diversa rispetto ai font visti finora. Non è intercambiabile con quelli, insomma. Mi fa venire in mente più che altro una versione geometrica del Goudy Stout (rispetto al quale è senza dubbio più stretto, più piccolo e più ordinato. Lo Stout poi non ha le minuscole).
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