Numeri oldstyle e Unicode
In un font è possibile mettere delle varianti per ogni simbolo, da caricare soltanto in certi casi. Ad esempio i numeri: possono essere tutti della stessa altezza, o di altezze diverse con tratti ascendenti o discendenti. Il Times New Roman contiene entrambe le versioni. Normalmente vengono caricati i numeri della prima categoria, ma se uno sa come si fa e se il software lo permette è possibile caricare anche quelli della seconda. Ma un disegnatore, dove deve inserire il disegno dei numeri oldstyle? Hanno un proprio codice Unicode?
Ho dato un po’ un’occhiata in giro e mi pare di no. Così mi sono messo a sbirciare all’interno del file. Il Times ha i numeri normali col consueto valore unicode che comincia con U+0030 per il numero zero. Le forme alternative sono invisibili dal menù Inserisci/Caratteri Speciali di OpenOffice, ma aprendo il file con FontForge si trovano verso la fine del tabellone. Ci si può arrivare rapidamente cliccando Vista/Vai A... e digitando ad esempio “one.oldstyle” (il nome del numero in inglese col suffisso .oldstye). Andando a vedere la scheda delle informazioni del singolo carattere viene fuori che il valore Unicode impostato per tutti questi simboli è -1. Eppure una posizione sul tabellone la occupano, e quindi vengono associati ad una posizione numerata, visualizzabile in alto a sinistra sulla finestra dopo aver selezionato il carattere: zero.oldstyle sta in posizione 662430 (0x102c0), con aggiunta la scritta U+0030, ossia lo stesso Unicode dello zero normale.
Ma in base a che cosa è stata scelta questa posizione? In un file vuoto la posizione fa parte di un blocco che si chiama “unencoded unicode”.
Aprendo la finestra delle metriche e scrivendo dei numeri, nel riquadro a sinistra non compare niente. Aggiungendosi qualche lettera ecco che compaiono i nomi di tutte le tabelle attive e attivabili. Tra cui onum (numeri oldstyle), tnum (numeri tabulari) e pnum (numeri proporzionali). Attivandone una o l’altra è possibile vedere come cambia l’aspetto dei numeri sullo schermo.
Chiaramente per ottenere quest’effetto il disegnatore ha dovuto creare l’apposita tabella delle corrispondenze nella finestra Font Information, scheda Lookups. La tabella non è particolarmente complicata, visto che le cifre sono solo 10: in quella del Times, il glifo base ha il suffisso pnum mentre quello sostitutivo ha il suffisso oldstyle; nella tabella pnum invece nella prima colonna c’è il nome inglese della cifra seguito dalla cifra stessa tra parentesi. Il tutto è organizzato in ordine alfabetico inglese, quindi l’ordine dei numeri è 8,5,4,9,1,7,6,3,2,0 (eight, five, four...).
La forma dei tnum e pnum è praticamente la stessa: quello che cambia è lo spazio dalla lettera successiva e da quella precedente: in tnum è la distanza totale tra il limite sinistro e quello destro è di 1024 unità per tutte le cifre, mentre in pnum solo alcune arrivano a 1024 (2,4,6,8,9), mentre le più strette occupano di meno (1: 705 unità). La più larga è lo zero: 1081.
Ho dato un po’ un’occhiata in giro e mi pare di no. Così mi sono messo a sbirciare all’interno del file. Il Times ha i numeri normali col consueto valore unicode che comincia con U+0030 per il numero zero. Le forme alternative sono invisibili dal menù Inserisci/Caratteri Speciali di OpenOffice, ma aprendo il file con FontForge si trovano verso la fine del tabellone. Ci si può arrivare rapidamente cliccando Vista/Vai A... e digitando ad esempio “one.oldstyle” (il nome del numero in inglese col suffisso .oldstye). Andando a vedere la scheda delle informazioni del singolo carattere viene fuori che il valore Unicode impostato per tutti questi simboli è -1. Eppure una posizione sul tabellone la occupano, e quindi vengono associati ad una posizione numerata, visualizzabile in alto a sinistra sulla finestra dopo aver selezionato il carattere: zero.oldstyle sta in posizione 662430 (0x102c0), con aggiunta la scritta U+0030, ossia lo stesso Unicode dello zero normale.
Ma in base a che cosa è stata scelta questa posizione? In un file vuoto la posizione fa parte di un blocco che si chiama “unencoded unicode”.
Aprendo la finestra delle metriche e scrivendo dei numeri, nel riquadro a sinistra non compare niente. Aggiungendosi qualche lettera ecco che compaiono i nomi di tutte le tabelle attive e attivabili. Tra cui onum (numeri oldstyle), tnum (numeri tabulari) e pnum (numeri proporzionali). Attivandone una o l’altra è possibile vedere come cambia l’aspetto dei numeri sullo schermo.
Chiaramente per ottenere quest’effetto il disegnatore ha dovuto creare l’apposita tabella delle corrispondenze nella finestra Font Information, scheda Lookups. La tabella non è particolarmente complicata, visto che le cifre sono solo 10: in quella del Times, il glifo base ha il suffisso pnum mentre quello sostitutivo ha il suffisso oldstyle; nella tabella pnum invece nella prima colonna c’è il nome inglese della cifra seguito dalla cifra stessa tra parentesi. Il tutto è organizzato in ordine alfabetico inglese, quindi l’ordine dei numeri è 8,5,4,9,1,7,6,3,2,0 (eight, five, four...).
La forma dei tnum e pnum è praticamente la stessa: quello che cambia è lo spazio dalla lettera successiva e da quella precedente: in tnum è la distanza totale tra il limite sinistro e quello destro è di 1024 unità per tutte le cifre, mentre in pnum solo alcune arrivano a 1024 (2,4,6,8,9), mentre le più strette occupano di meno (1: 705 unità). La più larga è lo zero: 1081.
Commenti
Posta un commento