Platine Original Heidelberg

Tra le varie macchine d’epoca esposte al Museo della Stampa e Stampa d’Arte di Lodi ce n’è anche una su cui campeggia la scritta Original Heidelberg.
Su Wikipedia in italiano non c’è una pagina dedicata all’argomento, ma su quella in inglese sì. Si tratterebbe di una platina prodotta tra il 1923 e il 1985. Uno strumento ancora molto popolare tra gli appassionati di stampa a pressione.
Su Youtube c’è un bel video senza parole che mostra una macchina del genere in funzione. Una volta attivata, l’operatore non deve fare niente. Si sente lo sbuffo ripetitivo del dispositivo che deve aspirare per prelevare i fogli uno alla volta, mentre il rullo inchiostra in automatico i caratteri da stampare. Una volta premuto il foglio contro i caratteri in rilievo, disposti in verticale, un braccio lo sposta di lato e lo impila su quelli già stampati. Nel filmato vengono documentati due passaggi: uno per stampare con inchiostro nero, l’altro per le scritte e le cornici in rosso.
Un altro filmato, con spiegazioni più dettagliate, è stato caricato da una ragazza di Seattle (un po’ squinternata, in effetti), che usa una macchina del 1970 (che lei chiama Heidi, diminutivo di Heidelberg).
La macchina era conosciuta tra i tipografi col soprannome di “windmill”, ossia mulino a vento, per via del movimento che facevano i due bracci incaricati di spostare il foglio dopo la stampa.
Esiste anche un video in lingua italiana (più o meno, con forte influsso dialettale del sud Italia), della durata di 9 minuti, con una dimostrazione di come il testo veniva composto e stampato.
Interessante perché si sofferma su alcuni dettagli: il dispositivo che aspirava i fogli veniva chiamato clarinetto per via dei buchi; un tubo lo collegava ad una pompa a stantuffo che si trovava sul retro della macchina, azionata da un motore degli anni 50 ancora funzionante.
Dopo avere spalmato l’inchiostro sui rulli si faceva girare un po’ la macchina, per lasciarlo diffondere, poi si montava il telaio coi caratteri, si stampava una prova e si osservava il risultato. A seconda di quello che era venuto fuori, bisognava procedere ad aggiustamenti, di inchiostro o di pressione: la pressione si regolava con una apposita manopola. Un contatore contava in automatico il numero di fogli già stampati.
Peccato che nella didascalia non è specificato il luogo delle riprese.

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