Tipografia barocca
Sul blog di The Paper Mill Store c’è un articolo dedicato alla tipografia in epoca barocca. Solo qualche breve accenno. Dopo un riassuntino delle prime fasi della tipografia, dall’invenzione di Gutenberg (che ha prodotto caratteri in stile gotico nel Quattrocento), alle innovazioni italiane (l’invenzione dei caratteri romani e italici, pochi anni dopo) e un riferimento a Garamont (nel 500), c’è qualche rudimento di stile barocco nella pittura e nelle caratteristiche dei caratteri tipografici. Seguono vari paragrafi: uno dedicato al King’s Roman di Grandjean (disegnato in maniera geometrica anziché calligrafica, in Francia), e due dedicate agli stampatori inglesi Caslon e Baskerville.
Insomma, se la parola barocco fa pensare a uno stile lontanissimo nel tempo, in realtà stiamo parlando di alcuni dei caratteri maggiormente in uso ancora oggi per quanto riguarda i libri di letteratura di qualità. Baskerville e Caslon sono, insieme al Garamond, due dei font maggiormente usati e riprodotti in varie versioni dalle fonderie più disparate.
Il nome che è un po’ finito fuori moda è invece quello di Grandjean.
A differenza di altri tipografi antichi, non c’è nessun font digitale su Identifont che dichiara Grandjean come uno dei disegnatori. Né che contiene la parola Grandjean nel nome. (Tra i gratuiti c’è il Grandjean Pw, di Intellecta Design, che è un maiuscoletto (solo per uso personale).
Su My Fonts c’è il Royal Romain che però si ispira al lavoro di Grandjean (che prende il nome dal fatto che era stato commissionato dal re in persona). La firma è quella di Gert Wiescher, di Wiescher Design. L’autore racconta che per elaborare la sua idea ha fatto molte ricerche nella Libreria Nazionale Francese di Parigi.
In origine il disegnatore tedesco lo aveva digitalizzato senza la versione grassetta, visto che dai documenti storici non risultava. Ma visto che sono arrivate numerose richieste dai clienti, e visto che il cliente ha sempre ragione, ecco nascere anche la versione Bold e Bold Italic.
Tra i font simili, Identifont ci mette roba sconosciuta (Calluna, FF Reminga, Apoline), varie versioni dello Zapf Renaissance Antiqua, e poi Gentium e Minion Bold.
Gentiùm è il carattere gratuito sviluppato all’università di Reading e diffuso dalla Sil per la scrittura in tutte le lingue. Minion è un nome conosciuto: secondo il sito è simile al Simoncini Garamond e ad altri Garamod, al Sabon e al Crimson (quest’ultimo scaricabile da Google).
Ovviamente il sito classifica la somiglianza sulla base di schedature automatiche che non necessariamente corrispondono all’aspetto finale di lettere e parole. I due font possono essere confrontati al volo sul sito, anche se in questo caso non è ancora disponibile la lista automatica delle differenze. A occhio, possiamo guardare le lettere Q e R, tra le maiuscole del Royal Romain, che sono molto caratteristiche, mentre tra le minuscole colpisce particolarmente il tipo di grazie messe in cima alle aste di b-d-h-l: sono simmetriche, da entrambi i lati, mentre l’uso moderno prevede di farle spuntare solo a sinistra, talvolta spioventi.
Da notare che mentre la t del Garamond o del Times New Roman ha uno spiovente che collega la punta dell’asta al trattino orizzontale, nel Royal Roman asta e trattino si incrociano senza la lunga curvatura (anche nel Gentium, dove il tratto di asta che spunta è pure più lungo). Caratteristica è invece la forma della v, che non ha due tratti rettilinei spioventi, ma entrambi curvi, come una specie di arco gotico capovolto. La W del Royal Romain è composta da due V sovrapposte (con quattro estremità superiori, quindi, tutte con grazie), mentre nel Gentium le due parti della lettera si uniscono al centro, formando una punta senza grazie (tre sole estremità superiori).
Insomma, se la parola barocco fa pensare a uno stile lontanissimo nel tempo, in realtà stiamo parlando di alcuni dei caratteri maggiormente in uso ancora oggi per quanto riguarda i libri di letteratura di qualità. Baskerville e Caslon sono, insieme al Garamond, due dei font maggiormente usati e riprodotti in varie versioni dalle fonderie più disparate.
Il nome che è un po’ finito fuori moda è invece quello di Grandjean.
A differenza di altri tipografi antichi, non c’è nessun font digitale su Identifont che dichiara Grandjean come uno dei disegnatori. Né che contiene la parola Grandjean nel nome. (Tra i gratuiti c’è il Grandjean Pw, di Intellecta Design, che è un maiuscoletto (solo per uso personale).
Su My Fonts c’è il Royal Romain che però si ispira al lavoro di Grandjean (che prende il nome dal fatto che era stato commissionato dal re in persona). La firma è quella di Gert Wiescher, di Wiescher Design. L’autore racconta che per elaborare la sua idea ha fatto molte ricerche nella Libreria Nazionale Francese di Parigi.
In origine il disegnatore tedesco lo aveva digitalizzato senza la versione grassetta, visto che dai documenti storici non risultava. Ma visto che sono arrivate numerose richieste dai clienti, e visto che il cliente ha sempre ragione, ecco nascere anche la versione Bold e Bold Italic.
Tra i font simili, Identifont ci mette roba sconosciuta (Calluna, FF Reminga, Apoline), varie versioni dello Zapf Renaissance Antiqua, e poi Gentium e Minion Bold.
Gentiùm è il carattere gratuito sviluppato all’università di Reading e diffuso dalla Sil per la scrittura in tutte le lingue. Minion è un nome conosciuto: secondo il sito è simile al Simoncini Garamond e ad altri Garamod, al Sabon e al Crimson (quest’ultimo scaricabile da Google).
Ovviamente il sito classifica la somiglianza sulla base di schedature automatiche che non necessariamente corrispondono all’aspetto finale di lettere e parole. I due font possono essere confrontati al volo sul sito, anche se in questo caso non è ancora disponibile la lista automatica delle differenze. A occhio, possiamo guardare le lettere Q e R, tra le maiuscole del Royal Romain, che sono molto caratteristiche, mentre tra le minuscole colpisce particolarmente il tipo di grazie messe in cima alle aste di b-d-h-l: sono simmetriche, da entrambi i lati, mentre l’uso moderno prevede di farle spuntare solo a sinistra, talvolta spioventi.
Da notare che mentre la t del Garamond o del Times New Roman ha uno spiovente che collega la punta dell’asta al trattino orizzontale, nel Royal Roman asta e trattino si incrociano senza la lunga curvatura (anche nel Gentium, dove il tratto di asta che spunta è pure più lungo). Caratteristica è invece la forma della v, che non ha due tratti rettilinei spioventi, ma entrambi curvi, come una specie di arco gotico capovolto. La W del Royal Romain è composta da due V sovrapposte (con quattro estremità superiori, quindi, tutte con grazie), mentre nel Gentium le due parti della lettera si uniscono al centro, formando una punta senza grazie (tre sole estremità superiori).
Commenti
Posta un commento