Jackson - Anche gli angeli mangiano fagioli
Nei titoli di testa del film con Giuliano Gemma e Bud Spencer si riconoscono le inconfondibili forme del Jackson di Bernard Jacquet, che scorrono davanti ad una inquadratura fissa del ponte di Brooklin mentre una musichetta scanzonata si dedica a creare l’atmosfera.
Il font è del 1971, il film è uscito nel 1973, questo vuol dire che era ancora una novità.
La forma delle lettere è molto originale: ad essere molto molto spessi sono i tratti orizzontali, ma non tutti, di preferenza quelli superiori, a parte nelle lettere dove non c’è scelta (JLU). La forma delle lettere è, incluse le controforme. Tanto che Identifont non ha nulla da segnalare tra i caratteri simili, tranne un’altra versione dello stesso font, in cui il nome compare in maniera difettosa: tutte le minuscole sono sostituite da punti interrogativi, visto che comunque questo tipo di carattere le minuscole non ce le ha.
A distanza di quasi cinquant’anni, il Jackson è ancora usato. Nel giro di pochi giorni mi è capitato di trovarlo su una scatola di sale e sulla targa di una macchina (per il logo della concessionaria).
Fontsinuse ne segnala ben 28 usi, molti dei quali sono insegne di negozi di vario genere.
Per quanto riguarda la locandina invece (ne esistono molte versioni) è stato scelto qualcosa che tende al Bauhaus, ma che non sono riuscito a identificare. La M è quella a bifora, la A ha i fianchi paralleli e la cima curva. La E è caratteristica: è quella che Identifont definisce disegnata con un solo tratto, in pratica due c sovrapposte. Una scelta abbastanza rara, che mi porta verso il Pump. Che corrisponde anche per qualche altro dettaglio, come la L stretta o la F il cui tratto superiore curva verso il basso. La lettera che invece fa a pugni col Pump è la N. Pur essendo una N ad arco, ha un tratto rettilineo orizzontale in alto, laddove il Pump ha una cima curva. Anche la F, pur condividendo l’impostazione di base, ottiene un effetto completamente diverso. Nella locandina l’estremità non si allunga in avanti, ma tende ad appoggiarsi sul tratto orizzontale, rimanendone ben distante. Nel Pump invece il tratto superiore si sposta molto più avanti rispetto a quello centrale.
Il Pump risulta disegnato nel 1970-80 da Bob Newman e Philip Kelly. Quindi poteva esserci già all’epoca in cui è uscito il film.
I programmi di riconoscimento automatico non mi sono d’aiuto. Né mi è d’aiuto rispondere al questionario di Identifont.
Il quale però mi porta a scoprire lo Studio Gothic Alternate, che raccoglie forme alternative compatibili col font Studio Gothic, e che è interessante perché porta le firme degli italiani Pancini, Canovaro e Tartarelli, ovvero Zetafonts. Qui c’è una E a doppio livello, una A a fianchi paralleli e cima curva, e una M e una N impostate ad arco, con però uno spigolo che punta in alto a sinistra in entrambe, e nessun tratto rettilineo in alto. Pure la G si distingue molto da quella della locandina, per il fatto che ha il trattino orizzontale e che è disegnata all’interno di un cerchio perfetto, mentre nella locandina appoggia su un segmento orizzontale ed è più stretta. Nulla a che vedere anche come pesantezza del tratto, giusto la cosa che ha attirato la mia attenzione era quella forma della E.
Il font è recentissimo 2017. Nasce come variante dello Studio Gothic, che è qualcosa che non ha proprio nulla a che vedere con Bauhaus, ma si ispira al Semplicità di Alessandro Butti. Una versione di prova proprio di queste forme alternative si può scaricare gratuitamente su Dafont, sia in versione leggera sia in versione extrabold corsiva.
Una E a doppio livello la trovo anche nel Public Safety di Jeff Levine, che per qualche strano motivo sta in Myfonts ma non in Identifont. Qui abbiamo una certa predilezione per i rettilinei: la O è a quattro lati con raccordi curvi, e pure la G o la C seguono la stessa impostazione. Mentre la M è a forma di bifora, la N ha la forma della minuscola. La F ha entrambi i tratti orizzontali che finiscono senza piegarsi in basso.
Il font è del 1971, il film è uscito nel 1973, questo vuol dire che era ancora una novità.
La forma delle lettere è molto originale: ad essere molto molto spessi sono i tratti orizzontali, ma non tutti, di preferenza quelli superiori, a parte nelle lettere dove non c’è scelta (JLU). La forma delle lettere è, incluse le controforme. Tanto che Identifont non ha nulla da segnalare tra i caratteri simili, tranne un’altra versione dello stesso font, in cui il nome compare in maniera difettosa: tutte le minuscole sono sostituite da punti interrogativi, visto che comunque questo tipo di carattere le minuscole non ce le ha.
A distanza di quasi cinquant’anni, il Jackson è ancora usato. Nel giro di pochi giorni mi è capitato di trovarlo su una scatola di sale e sulla targa di una macchina (per il logo della concessionaria).
Fontsinuse ne segnala ben 28 usi, molti dei quali sono insegne di negozi di vario genere.
Per quanto riguarda la locandina invece (ne esistono molte versioni) è stato scelto qualcosa che tende al Bauhaus, ma che non sono riuscito a identificare. La M è quella a bifora, la A ha i fianchi paralleli e la cima curva. La E è caratteristica: è quella che Identifont definisce disegnata con un solo tratto, in pratica due c sovrapposte. Una scelta abbastanza rara, che mi porta verso il Pump. Che corrisponde anche per qualche altro dettaglio, come la L stretta o la F il cui tratto superiore curva verso il basso. La lettera che invece fa a pugni col Pump è la N. Pur essendo una N ad arco, ha un tratto rettilineo orizzontale in alto, laddove il Pump ha una cima curva. Anche la F, pur condividendo l’impostazione di base, ottiene un effetto completamente diverso. Nella locandina l’estremità non si allunga in avanti, ma tende ad appoggiarsi sul tratto orizzontale, rimanendone ben distante. Nel Pump invece il tratto superiore si sposta molto più avanti rispetto a quello centrale.
Il Pump risulta disegnato nel 1970-80 da Bob Newman e Philip Kelly. Quindi poteva esserci già all’epoca in cui è uscito il film.
I programmi di riconoscimento automatico non mi sono d’aiuto. Né mi è d’aiuto rispondere al questionario di Identifont.
Il quale però mi porta a scoprire lo Studio Gothic Alternate, che raccoglie forme alternative compatibili col font Studio Gothic, e che è interessante perché porta le firme degli italiani Pancini, Canovaro e Tartarelli, ovvero Zetafonts. Qui c’è una E a doppio livello, una A a fianchi paralleli e cima curva, e una M e una N impostate ad arco, con però uno spigolo che punta in alto a sinistra in entrambe, e nessun tratto rettilineo in alto. Pure la G si distingue molto da quella della locandina, per il fatto che ha il trattino orizzontale e che è disegnata all’interno di un cerchio perfetto, mentre nella locandina appoggia su un segmento orizzontale ed è più stretta. Nulla a che vedere anche come pesantezza del tratto, giusto la cosa che ha attirato la mia attenzione era quella forma della E.
Il font è recentissimo 2017. Nasce come variante dello Studio Gothic, che è qualcosa che non ha proprio nulla a che vedere con Bauhaus, ma si ispira al Semplicità di Alessandro Butti. Una versione di prova proprio di queste forme alternative si può scaricare gratuitamente su Dafont, sia in versione leggera sia in versione extrabold corsiva.
Una E a doppio livello la trovo anche nel Public Safety di Jeff Levine, che per qualche strano motivo sta in Myfonts ma non in Identifont. Qui abbiamo una certa predilezione per i rettilinei: la O è a quattro lati con raccordi curvi, e pure la G o la C seguono la stessa impostazione. Mentre la M è a forma di bifora, la N ha la forma della minuscola. La F ha entrambi i tratti orizzontali che finiscono senza piegarsi in basso.
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