L’alfabeto di Chappe
Il francese Claude Chappe nel 1790 inventò un telegrafo ottico che permetteva di comunicare rapidamente a grandi distanze.
La tecnica era questa: bisognava costruire delle postazioni (chiamate semafori) in maniera tale che fossero visibili tra di loro a distanza. Al di sopra di ognuno di questi edifici c’era un palo, all’estremità del quale era montato un braccio in grado di ruotare, alle due estremità del quale c’erano altri due bracci, pure questi in grado di ruotare.
Tramite un sistema di corde, i bracci potevano essere manovrati direttamente dall’interno dell’edificio, per ottenere configurazioni diverse.
Ad ogni lettera dell’alfabeto o cifra numerica era associata una configurazione diversa. Chiaramente si trattava di un procedimento molto lento, visto che dopo avere manovrato le manovelle per posizionare i bracci del semaforo, bisognava attendere che anche la postazione successiva facesse lo stesso. Così, per sveltire i tempi, era stato inventato un vocabolario con le parole numerate. Bastava trasmettere il numero della pagina e il numero della parola, e con soli due simboli si otteneva una parola che poteva essere composta da molte più lettere. Meglio ancora, venne organizzato un frasario, in cui erano presenti frasi numerate composte di più parole.
Il fatto che i messaggi fossero codificati aveva importanza anche ai fini della sicurezza nazionale. Il vocabolario/frasario doveva rimanere segreto, così le persone che notavano la posizione dei pali non potevano comunque sapere quale messaggio stava passando.
Nel romanzo “Il conte di Montecristo” di Alexander Dumas il protagonista corrompe uno degli operatori di questo sistema telegrafico per spedire un falso messaggio con l’obiettivo di manipolare il mercato finanziario francese.
Dal punto di vista tecnico, questo sistema aveva varie limitazioni, per esempio il fatto che non funzionava di notte oppure in caso di nebbia e visibilità scarsa.
Secondo Wikipedia in inglese, la velocità di trasmissione era di due o tre simboli al minuto (ma correre troppo poteva comportare errori di trasmissione) e la distanza tra le postazioni variava tra gli 8 e i 30 km. Per andare da Parigi a Lione (più di 400 km) un messaggio poteva impiegare solo nove minuti.
Sul blog di Giò Fuga c’è un articolo in italiano e una tabella d’epoca con i segni di base. E anche un Gif che mostra una successione di configurazioni su un edificio stilizzato.
Non rende molto l’idea, in effetti, ma su Youtube c’è un certo numero di video che chiariscono un po’ il funzionamento dello strumento.
In uno si vede com’è fatto il meccanismo interno da manovrare e quale era l’aspetto esterno dei bracci che dovevano essere visti da lontano. Il tutto non è mosso dall’elettricità, ma soltanto da corde.
Evidentemente in Francia qualche semaforo è sopravvissuto ai secoli, ma almeno un altro è stato costruito di recente, in legno, a fini didattici. Su Youtube si può vedere il servizio realizzato da Maurienne Tv per la sua inaugurazione. Si vede il materiale illustrativo che è stato preparato per spiegare il codice ai visitatori e il cannocchiale che serve per tenere d’occhio la postazione successiva.
Un altro servizio in francese è stato realizzato da France 3 per un’iniziativa organizzata ad un altro telegrafo di Chappe, in un edificio di due piani. Nel filmato si vede anche un foglio con un messaggio complesso (la comunicazione che l’imperatore è entrato a Parigi alla testa delle truppe) che si trasformava in una ventina di istruzioni diverse, gran parte delle quali comportavano due riposizionamenti dei bracci (uno per indicare la pagina, l’altro il numero della frase).
Chiaramente un font ispirato a questo codice non avrebbe nessuna utilità pratica, ma sarebbe solo un omaggio all’inventore francese. Per come me lo ricordavo io, era una semplice successione di linee, ma forse mi confondo con gli schemi semplificati che vengono mostrati per illustrare il codice. Con un po’ di sforzo grafico in più si potrebbero ottenere anche caratteri più gradevoli, per un eventuale font.
Cercando “semaphore” sui motori di ricerca esce un altro sistema per la comunicazione ottica a distanza, quello usato dai marinai con delle bandierine colorate. Le lettere si ottengono reggendo una bandierina in ciascuna mano, e disponendo le braccia secondo angoli diversi rispetto al corpo.
A questo sistema sono dedicati vari font gratuiti, di bassa qualità. Capita che lo spazio tra i vari caratteri non sia costante, o che l’altezza degli omini raffigurati cambi a seconda del fatto se hanno la bandiera alzata sopra la testa o no.
Su Myfonts ci sono tre font dedicati al semaphore della marina, spaziati bene ovviamente e con l’omino a grandezza costante, ma sempre col personaggio stilizzato. Ovvio che con un po’ di fantasia in più si potrebbe abbigliare il marinaio in un modo diverso, come ha fatto Intellecta Design col suo font gratuito (che non solo ha il difetto di variare l’altezza dei personaggi, ma anche di pasticciare un po’ con i colori delle bandiere e dei vestiti, ottenendo un brutto effetto visivo).
La tecnica era questa: bisognava costruire delle postazioni (chiamate semafori) in maniera tale che fossero visibili tra di loro a distanza. Al di sopra di ognuno di questi edifici c’era un palo, all’estremità del quale era montato un braccio in grado di ruotare, alle due estremità del quale c’erano altri due bracci, pure questi in grado di ruotare.
Tramite un sistema di corde, i bracci potevano essere manovrati direttamente dall’interno dell’edificio, per ottenere configurazioni diverse.
Ad ogni lettera dell’alfabeto o cifra numerica era associata una configurazione diversa. Chiaramente si trattava di un procedimento molto lento, visto che dopo avere manovrato le manovelle per posizionare i bracci del semaforo, bisognava attendere che anche la postazione successiva facesse lo stesso. Così, per sveltire i tempi, era stato inventato un vocabolario con le parole numerate. Bastava trasmettere il numero della pagina e il numero della parola, e con soli due simboli si otteneva una parola che poteva essere composta da molte più lettere. Meglio ancora, venne organizzato un frasario, in cui erano presenti frasi numerate composte di più parole.
Il fatto che i messaggi fossero codificati aveva importanza anche ai fini della sicurezza nazionale. Il vocabolario/frasario doveva rimanere segreto, così le persone che notavano la posizione dei pali non potevano comunque sapere quale messaggio stava passando.
Nel romanzo “Il conte di Montecristo” di Alexander Dumas il protagonista corrompe uno degli operatori di questo sistema telegrafico per spedire un falso messaggio con l’obiettivo di manipolare il mercato finanziario francese.
Dal punto di vista tecnico, questo sistema aveva varie limitazioni, per esempio il fatto che non funzionava di notte oppure in caso di nebbia e visibilità scarsa.
Secondo Wikipedia in inglese, la velocità di trasmissione era di due o tre simboli al minuto (ma correre troppo poteva comportare errori di trasmissione) e la distanza tra le postazioni variava tra gli 8 e i 30 km. Per andare da Parigi a Lione (più di 400 km) un messaggio poteva impiegare solo nove minuti.
Sul blog di Giò Fuga c’è un articolo in italiano e una tabella d’epoca con i segni di base. E anche un Gif che mostra una successione di configurazioni su un edificio stilizzato.
Non rende molto l’idea, in effetti, ma su Youtube c’è un certo numero di video che chiariscono un po’ il funzionamento dello strumento.
In uno si vede com’è fatto il meccanismo interno da manovrare e quale era l’aspetto esterno dei bracci che dovevano essere visti da lontano. Il tutto non è mosso dall’elettricità, ma soltanto da corde.
Evidentemente in Francia qualche semaforo è sopravvissuto ai secoli, ma almeno un altro è stato costruito di recente, in legno, a fini didattici. Su Youtube si può vedere il servizio realizzato da Maurienne Tv per la sua inaugurazione. Si vede il materiale illustrativo che è stato preparato per spiegare il codice ai visitatori e il cannocchiale che serve per tenere d’occhio la postazione successiva.
Un altro servizio in francese è stato realizzato da France 3 per un’iniziativa organizzata ad un altro telegrafo di Chappe, in un edificio di due piani. Nel filmato si vede anche un foglio con un messaggio complesso (la comunicazione che l’imperatore è entrato a Parigi alla testa delle truppe) che si trasformava in una ventina di istruzioni diverse, gran parte delle quali comportavano due riposizionamenti dei bracci (uno per indicare la pagina, l’altro il numero della frase).
Chiaramente un font ispirato a questo codice non avrebbe nessuna utilità pratica, ma sarebbe solo un omaggio all’inventore francese. Per come me lo ricordavo io, era una semplice successione di linee, ma forse mi confondo con gli schemi semplificati che vengono mostrati per illustrare il codice. Con un po’ di sforzo grafico in più si potrebbero ottenere anche caratteri più gradevoli, per un eventuale font.
Cercando “semaphore” sui motori di ricerca esce un altro sistema per la comunicazione ottica a distanza, quello usato dai marinai con delle bandierine colorate. Le lettere si ottengono reggendo una bandierina in ciascuna mano, e disponendo le braccia secondo angoli diversi rispetto al corpo.
A questo sistema sono dedicati vari font gratuiti, di bassa qualità. Capita che lo spazio tra i vari caratteri non sia costante, o che l’altezza degli omini raffigurati cambi a seconda del fatto se hanno la bandiera alzata sopra la testa o no.
Su Myfonts ci sono tre font dedicati al semaphore della marina, spaziati bene ovviamente e con l’omino a grandezza costante, ma sempre col personaggio stilizzato. Ovvio che con un po’ di fantasia in più si potrebbe abbigliare il marinaio in un modo diverso, come ha fatto Intellecta Design col suo font gratuito (che non solo ha il difetto di variare l’altezza dei personaggi, ma anche di pasticciare un po’ con i colori delle bandiere e dei vestiti, ottenendo un brutto effetto visivo).
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