Macchine da scrivere Everest

Ho visto una vecchia macchina da scrivere Everest ancora conservata in bella mostra nell’ufficio di un parroco. Sul web ci sono molte foto dei modelli venduti nel corso degli anni, ma non c’è nessuna scheda sintetica relativa all’azienda, neanche per sapere in quale Paese operava e in quali anni.
Sul blog Oztypewriter un tale ne ha comprata una e ha provato a scriverci, scannerizzando poi il risultato. Così ci si può rendere conto della forma delle lettere, incluso il fatto che gli occhielli potevano essere un optional: quasi sempre le a sono completamente riempite (ma non tutte), idem per le e. Anche le s tendevano a riempirsi di inchiostro. Il modello acquistato dal blogger aveva difetti di allineamento, che lui contava di correggere, e anche un problema di spaziatura tra le righe. Nel post si parla anche di “terribile reputazione” delle Everest.
Quella che ho visto io è un’ingombrante modello da ufficio. Anche quelle che si vedono su Oztypewriter (non ci sono date). Sul sito Sevenels.net/typewriter ce n’è una portatile risalente al 1962, nella pagina dedicata alle “Altre”: pagina interessante perché include anche modelli assurdi e decrepiti di altre marche (incluse macchinette stenografiche o un enigmatico apparecchio per scrivere musica).
In “Altre” sono stati raccolti tutti i modelli che non sono Adler, Hermes, Oliver, Olivetti, Olympia, Remigton, Royal, Smith/Corona e Underwood.
Il sito mostra le macchine raccolte da un collezionista. Per la italiana Olivetti ce ne sono sei: una Studio 42 del 1941, una Studio 44, una Studio 45 e una stranissima Praxis 48 degli anni Sessanta, una Olivetti-Underwood 21(senza anno) e ovviamente una Valentine (il cui nome è citato spesso come esempio di design industriale del ventesimo secolo, anche se vendette ben poco rispetto alle aspettative).

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