Objectified
Nell’ambito della campagna per convincere le persone a rimanere a casa nel tentativo di bloccare l’epidemia di coronavirus, il filmmaker Gary Hustwit sta trasmettendo in streaming gratuito un documentario a settimana dal sito Oh You Pretty Things.
La settimana scorsa era il turno di Helvetica, che riguardava direttamente il contenuto di questo blog, visto che si trattava di un discorso su uno dei font più diffusi al mondo, con interviste ai principali esponenti del settore del design tipografico.
Questa settimana, fino a domani, tocca invece a Objectified, un documentario del 2009 sul design industriale.
Tra le numerose persone che appaiono nel filmato, c’è anche l’italiana Paola Antonelli, curatrice del dipartimento di Architettura e Design del Moma di New York (Museo di Arte Moderna). (Una delle cento persone più potenti del mondo dell’arte secondo la rivista Art Review, dice Wikipedia).
La Antonelli compare al 32° minuto, solo per accennare alla democraticità del design, concetto che tornerà anche più avanti nel documentario, e che si riferisce al fatto che prodotti disegnati per essere comodi e attraenti possono/devono essere alla portata di tutti, indipendentemente dal reddito o dalla preparazione culturale. La Antonelli compare poi nella parte finale del documentario, per dire che i designers devono diventare i punti di rifermento, le persone da consultare quando bisogna decidere il destino del mondo, come prima si consultavano intellettuali e filosofi (l’intervento viene inserito nel montaggio dopo una lunga sequenza su come si stanno responsabilizzando i disegnatori industriali a ragionare a fondo non soltanto sull’uso concreto degli oggetti nella quotidianità, ma anche sulle tematiche relative allo smaltimento dei loro prodotti e alla loro sostenibilità ecologica).
Come nel documentario precedente, a fare da cerniera tra un intervista e l’altra, ci sono inquadrature che si soffermano su dettagli che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, ma che raramente colleghiamo con l’idea che qualcuno li abbia disegnati e progettati sulla base di teorie ben precise e con l’intento di adattarsi perfettamente alle esigenze di coloro che se ne serviranno (le lettere dell’Helvetica nel documentario precedente, la spia luminosa su un laptop, uno spazzolino, un cucchiaio, una maniglia o una sedia in questo).
La settimana scorsa era il turno di Helvetica, che riguardava direttamente il contenuto di questo blog, visto che si trattava di un discorso su uno dei font più diffusi al mondo, con interviste ai principali esponenti del settore del design tipografico.
Questa settimana, fino a domani, tocca invece a Objectified, un documentario del 2009 sul design industriale.
Tra le numerose persone che appaiono nel filmato, c’è anche l’italiana Paola Antonelli, curatrice del dipartimento di Architettura e Design del Moma di New York (Museo di Arte Moderna). (Una delle cento persone più potenti del mondo dell’arte secondo la rivista Art Review, dice Wikipedia).
La Antonelli compare al 32° minuto, solo per accennare alla democraticità del design, concetto che tornerà anche più avanti nel documentario, e che si riferisce al fatto che prodotti disegnati per essere comodi e attraenti possono/devono essere alla portata di tutti, indipendentemente dal reddito o dalla preparazione culturale. La Antonelli compare poi nella parte finale del documentario, per dire che i designers devono diventare i punti di rifermento, le persone da consultare quando bisogna decidere il destino del mondo, come prima si consultavano intellettuali e filosofi (l’intervento viene inserito nel montaggio dopo una lunga sequenza su come si stanno responsabilizzando i disegnatori industriali a ragionare a fondo non soltanto sull’uso concreto degli oggetti nella quotidianità, ma anche sulle tematiche relative allo smaltimento dei loro prodotti e alla loro sostenibilità ecologica).
Come nel documentario precedente, a fare da cerniera tra un intervista e l’altra, ci sono inquadrature che si soffermano su dettagli che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, ma che raramente colleghiamo con l’idea che qualcuno li abbia disegnati e progettati sulla base di teorie ben precise e con l’intento di adattarsi perfettamente alle esigenze di coloro che se ne serviranno (le lettere dell’Helvetica nel documentario precedente, la spia luminosa su un laptop, uno spazzolino, un cucchiaio, una maniglia o una sedia in questo).
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