QuickDraw Gx
QuickDraw Gx è una tecnologia che venne elaborata verso la metà degli anni Novanta e venne inclusa nei sistemi operativi Macintosh.
Doveva servire a sostituire il precedente motore grafico QuickDraw e il gestore della stampante.
A quanto scrive la versione in italiano di Wikipedia, gli utenti non apprezzarono la novità, visto che i font passavano dal formato Type 1 al formato TrueType. Bisognava quindi abbandonare tutta la propria collezione di font, e questo creava ulteriori problemi, visto che molte applicazioni non erano compatibili con altri formati. Alla fine il motore di stampa venne eliminato, e il motore grafico sopravvisse più a lungo prima di essere totalmente eliminato col passaggio a macOs (nel 2001, probabilmente).
L’articolo in italiano è soltanto un abbozzo. Comunque l’argomento è molto tecnico, comprensibile soltanto agli iniziati.
In inglese, la voce dedicata al formato OpenType dice che le tecniche in uso riprendono quelle che erano state già sviluppate dalla Apple in TrueType Gx (e dalla Adobe nei font Multiple Master). Il link però non rimanda a una voce con quel nome, ma alla pagina dedicata genericamente alla Apple Advanced Typography, sistema presentato come “successore alla poco usata tecnologia QuickDraw Gx della Apple, della metà degli anni Novanta”.
E in inglese la voce QuickDraw Gx è dettagliatissima: l’aspetto tipografico occupa un intero paragrafo, con un sottoparagrafo dedicato al TrueType Gx.
A quanto spiega Wikipedia in inglese, fu con QuickDraw Gx che venne introdotta la distinzione tra carattere e glifo, utile ad esempio in caso di legature. Precedentemente le legature esistevano (esempio classico: l’unione tra le lettere fi), ma dovevano essere inserite nel testo in sostituzione delle lettere presenti, alterando le parole. Cioè per comporre un testo contenente legature, c’erano delle combinazioni di tasti che bisognava premere di volta in volta. Con i sistemi moderni invece il testo viene composto normalmente, e la legatura viene inserita in automatico al momento della visualizzazione sullo schermo, senza alterare il numero di caratteri del testo di base. La parola “fine”, ad esempio, continua a contare quattro caratteri, anche se sullo schermo vengono visualizzati tre glifi (la legatura fi più le lettere n-e).
Doveva servire a sostituire il precedente motore grafico QuickDraw e il gestore della stampante.
A quanto scrive la versione in italiano di Wikipedia, gli utenti non apprezzarono la novità, visto che i font passavano dal formato Type 1 al formato TrueType. Bisognava quindi abbandonare tutta la propria collezione di font, e questo creava ulteriori problemi, visto che molte applicazioni non erano compatibili con altri formati. Alla fine il motore di stampa venne eliminato, e il motore grafico sopravvisse più a lungo prima di essere totalmente eliminato col passaggio a macOs (nel 2001, probabilmente).
L’articolo in italiano è soltanto un abbozzo. Comunque l’argomento è molto tecnico, comprensibile soltanto agli iniziati.
In inglese, la voce dedicata al formato OpenType dice che le tecniche in uso riprendono quelle che erano state già sviluppate dalla Apple in TrueType Gx (e dalla Adobe nei font Multiple Master). Il link però non rimanda a una voce con quel nome, ma alla pagina dedicata genericamente alla Apple Advanced Typography, sistema presentato come “successore alla poco usata tecnologia QuickDraw Gx della Apple, della metà degli anni Novanta”.
E in inglese la voce QuickDraw Gx è dettagliatissima: l’aspetto tipografico occupa un intero paragrafo, con un sottoparagrafo dedicato al TrueType Gx.
A quanto spiega Wikipedia in inglese, fu con QuickDraw Gx che venne introdotta la distinzione tra carattere e glifo, utile ad esempio in caso di legature. Precedentemente le legature esistevano (esempio classico: l’unione tra le lettere fi), ma dovevano essere inserite nel testo in sostituzione delle lettere presenti, alterando le parole. Cioè per comporre un testo contenente legature, c’erano delle combinazioni di tasti che bisognava premere di volta in volta. Con i sistemi moderni invece il testo viene composto normalmente, e la legatura viene inserita in automatico al momento della visualizzazione sullo schermo, senza alterare il numero di caratteri del testo di base. La parola “fine”, ad esempio, continua a contare quattro caratteri, anche se sullo schermo vengono visualizzati tre glifi (la legatura fi più le lettere n-e).
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