Font e caffè


La fonderia Woodcutter in questi giorni si è fatta notare per il suo font Coronavirus, un dingbat che raccoglie varie raffigurazioni del virus che ha sconvolto le vite di tutti e di varie situazioni collegate (mascherine, lavaggio di mani, disinfezioni, polmoni, febbre eccetera). Utile a chi magari vuole personalizzare qualche cartello di avviso (almeno, quando molte attività rientreranno in funzione). Ieri i download erano quasi 300, tanti rispetto a molti dei font che si trovano in download su Dafont, ma non troppi: è solo al ventesimo posto della classifica dei dingbat, dietro i loghi delle compagnie social, decorazioni calligrafiche e cartigli, perfino ciambelle e caramelle.
Woodcutter comunque ha diffuso anche un font dedicato al caffè: tazzine di vario genere, macchinette, macinini, bicchieri di carta all’americana, chicchi sfusi e perfino la moka. I simboli sono così tanti che vanno ad occupare anche parecchie delle lettere accentate. Oltre 100 download ieri.
Il nome è Coffee Icons. Solo su Dafont ci sono 37 font che fanno riferimento al caffè. Alcuni si ispirano alle lavagnette che possono comparire in una caffetteria, insomma, a scritte informali, altre magari sono adatte all’etichetta di qualche prodotto, qualcuna magari all’insegna di qualche coffee shop (che può essere un bar, un ristorantino popolare, ma anche un negozio che vende altri prodotti).
Quello che mi colpisce di più è il Kenyan Coffee, di Typodermic, un senza grazie stretto dove la o ha lunghi tratti rettilinei verticali. Sul sito non c’è nessuna spiegazione dell’origine del nome.
Uno solo ha un nome italiano: Caffè lungo, di Hanoded, un senza grazie disegnato a mano.
Un altro si chiama Caffe Latte, senza accento, disegnato da Peter Stanton. Le lettere terminano a spirale, come nel Curlz, talvolta più che nel Curlz, e i tratti sono corrosi.
Altri invece sono dedicati alla caffeina. Il più assurdo forse è il Lindberg Caffeine, di Feòrag, che è praticamente un blackletter. Manca sul sito la spiegazione dell’origine del nome. È stato catalogato nella categoria Fantasia/Horror, a causa del profilo un po’ inquieto delle lettere. 2 soli download ieri, e per giunta è uno dei più scaricati dello stesso autore: viene superato dal Taisean (3 downloads), un serif tracciato velocemente a pennarello; e dal Maeshowe, che contiene strettissime rune Futhark, sia nell’apposito blocco Unicode, sia, alcune di loro, nella posizione delle corrispondenti lettere latine (lasciando vuota qualche posizione).
Cercare “coffee” nella ricerca “Fonts by picture” di Identifont non è necessariamente una buona idea. Vengono fuori molti dingbat in cui solo uno dei simboli è dedicato al caffè. Molto meglio cercare nella casella “Fonts by name”. Viene fuori anche un dingbat, il Coffee Tea Doodles di Rae Kaiser, 2006. Chicchi di caffè, tazzine, macchinette, macinini, e tazzine sporche impilate.
Il Coffee Black di Robert Alonso, 2006, è un serif nero quasi slab che è interessante (anche se non c’entra niente col caffè).
Assurdo il Coffee Shop di Stuard Sandler, 1998, con lettere geometriche dai tratti sottili e minuscole con i tratti ascendenti e discendenti veramente spropositati. La g sembra un pulcino con collo da giraffa. La q è uguale alla g ma... con l’occhiello inferiore che ha la coda come fosse una Q maiuscola! Una cosa del genere non l’avevo veramente mai vista.
Nell’anteprima che si vede su Identifont c’è un effetto strano: le maiuscole sono così ingombranti che si sovrappongono una all’altra, creando un effetto fastidioso. Sul sito di riferimento You Work For Them questo effetto non si crea. Però qualche sovrapposizione c’è: la g si sovrappone ad un’altra g nella parte inferiore. Scrivendo “oggi”, i due occhielli in basso si sovrappongono, senza intrecciarsi.

Commenti

Post più popolari