Font Intertype?

La Intertype era una azienda di New York attiva tra il 1911 e il 1957, che produceva delle macchine alternative alla linotype, compatibili con le stesse matrici. È stata anche una delle prime aziende a sperimentare la fotocomposizione.
“Mentre sia Mergenthaler che Lanston Monotype erano conosciute per produrre nuovi e innovativi disegni di caratteri, praticamente tutti i caratteri della Intertype erano derivati o comunque forniti dalla Bauer Type Foundry”, dice Wikipedia.
Che comunque elenca i caratteri prodotti dalla Intertype: Beton, Cairo, Czarin, Folio, Futura, Imperial, Satellite e Vogue. Più il Berlin, prodotto in Europa.
L’Imperial venne usato fino al 1967 dal New York Times. Il Futura venne arricchito di nuovi pesi da Shaar.
E il nome di Edwin Shaar è l’unico associato con la Intertype sul fronte dello sviluppo dei caratteri, soprattutto per l’adattamento dei caratteri script alle macchine compositrici.
Su Identifont cercando la parola Intertype tra i designer o editori vengono fuori solo tre risultati: due sono di Nuptial (uno script, appunto) mentre uno è lo Stuyvesant Engraved (comunque un italico elegante). Tutti attribuiti allo “Staff Intertype”, e datati tra gli anni Quaranta e Cinquanta.
Su Fonts In Use vengono fuori moltissimi risultati, ma in gran parte si tratta di Futura (oltre 600 segnalazioni: ovviamente nella scheda del carattere vengono indicate tutte le fonderie che lo hanno prodotto, indipendentemente da quale versione è effettivamente usata nell’esempio mostrato). Al secondo posto c’è l’Hobo (43), al terzo il Vogue (19). Parecchi stanno a zero.
Il Vogue è un derivato del Futura disegnato per la rivista con lo stesso nome e rilasciato nel 1930.
Nulla a che vedere col primo Vogue che viene fuori cercando su Identifont (che è una specie di Goudy Stout sottile, uscito nel 2001). La digitalizzazione dello storico Vogue si chiama Intervogue, ed è di Richard Miller (uscita due anni fa).
La differenza più evidente tra Intervogue e Futura è costituita dalla lettera Q, che nel primo font ha una coda verticale. L’apposito strumento di Identifont attira l’attenzione anche sui terminali della C, che nell’Intertype sono angolati anziché verticali, e sulla lunghezza della barra della G (più corta nel Futura).
Infine il sito segnala la J e il punto interrogativo.
Devroye ha qualche pubblicità d’epoca con caratteri attribuiti alla Intertype.

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