Gopher, Harpagan, Beatrice
Il font Gopher ha attirato l’attenzione di Typewolf, pochi giorni fa, per via di una campagna mirata a far rimanere la gente a casa in tempi di coronavirus.
Il font, in questo caso nella versione display, era usato in combinazione col Gt Walsheim. In entrambi i casi si tratta di font geometrici, con la a ad un solo livello. Nel caso del Gopher display però si nota subito un significativo contrasto inverso: i tratti orizzontali tendono ad essere più spessi di quelli verticali. L’effetto è quello di creare familiarità, in questo caso accentuata da arcobaleni e fiorellini colorati sovrapposti alla scritta.
Il Gopher, disegnato da Adam Ladd l’anno scorso, è disponibile anche in versione base e text. La versione base, Identifont la collega a font più tradizionali, come il Beatrice, un normale sans serif del 2018, disegnato da Lucas Sharp, e a font più assurdi tipo l’Harpagan Bold. Quest’ultimo, disegnato sempre l’anno scorso da Mateusz Machalski, ha alcuni tratti orizzontali spessi, alternati ad altri molto sottili. Anche i tratti verticali delle maiuscole tendono ad essere sottili, mentre sono spessi nelle minuscole (i-f-l-r). Strano il fatto che il puntino sulla i è vuoto al suo interno (outline sottile). Le forme delle lettere tendono ad essere molto originali.
Mentre il Beatrice normale è abbastanza svizzero (a parte il puntino sulla i che è tondo), ne esiste una versione display che assottiglia all’inverosimile alcuni tratti, di solito orizzontali.
Finora non l’avevo mai sentito, ma è abbastanza popolare nel settore, visto che, solo di Beatrice Display, Fonts In Use segnala ben 16 usi. Il più appariscente è collegato con l’Italia: era sul programma del festival del cinema di Riccione Ciné, con le lettere sovrapposte in vari colori diversi, nel peso black, a creare un effetto molto curioso.
Il font, in questo caso nella versione display, era usato in combinazione col Gt Walsheim. In entrambi i casi si tratta di font geometrici, con la a ad un solo livello. Nel caso del Gopher display però si nota subito un significativo contrasto inverso: i tratti orizzontali tendono ad essere più spessi di quelli verticali. L’effetto è quello di creare familiarità, in questo caso accentuata da arcobaleni e fiorellini colorati sovrapposti alla scritta.
Il Gopher, disegnato da Adam Ladd l’anno scorso, è disponibile anche in versione base e text. La versione base, Identifont la collega a font più tradizionali, come il Beatrice, un normale sans serif del 2018, disegnato da Lucas Sharp, e a font più assurdi tipo l’Harpagan Bold. Quest’ultimo, disegnato sempre l’anno scorso da Mateusz Machalski, ha alcuni tratti orizzontali spessi, alternati ad altri molto sottili. Anche i tratti verticali delle maiuscole tendono ad essere sottili, mentre sono spessi nelle minuscole (i-f-l-r). Strano il fatto che il puntino sulla i è vuoto al suo interno (outline sottile). Le forme delle lettere tendono ad essere molto originali.
Mentre il Beatrice normale è abbastanza svizzero (a parte il puntino sulla i che è tondo), ne esiste una versione display che assottiglia all’inverosimile alcuni tratti, di solito orizzontali.
Finora non l’avevo mai sentito, ma è abbastanza popolare nel settore, visto che, solo di Beatrice Display, Fonts In Use segnala ben 16 usi. Il più appariscente è collegato con l’Italia: era sul programma del festival del cinema di Riccione Ciné, con le lettere sovrapposte in vari colori diversi, nel peso black, a creare un effetto molto curioso.
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