Indexgrafik su Novarese. I partigiani della Nebiolo
Sul sito Indexgrafik c’è un bell’articolo in francese dedicato al disegnatore italiano Aldo Novarese, “senza dubbio il tipografo italiano più prolifico del ventesimo secolo”.
A corredare l’articolo c’è una ricca collezione di specimen, tra cui sono particolarmente d’impatto quelli dell’Eurostile, tutti tesi a dimostrare che il font è in sintonia con lo spirito dell’epoca moderna. Così come le lettere romane avevano la stabilità della architettura di quel periodo (la H e la O vengono messe a confronto con un arco di trionfo), così come la scrittura gotica aveva gli angoli come le finestre delle cattedrali, così l’Eurostile ha delle forme che richiamano gli edifici moderni.
E non soltanto gli edifici: la O viene raffrontata ai finestrini di un treno dello stesso periodo, o allo schermo di una tv.
Tra le altre cose interessanti che emergono dall’articolo c’è un’osservazione a proposito del carattere Novarese, ora della Itc, disegnato nel 1978, la cui versione italica manca di maiuscole. Cioè, nel font le maiuscole ci sono, ma sono quelle della versione romana (regolare): lo stampatore Manuzio infatti nel Cinquecento usava le capitali romane nei suoi libri stampati a caratteri italici, e non aveva un set di maiuscole inclinate.
Una curiosità: l’articolo dice che a causa delle sue convinzioni Novarese si diede alla macchia per combattere i fascisti nel 1943.
A quanto pare non è stato un caso isolato: un articolo dedicato alla Nebiolo pubblicato sul sito Storiaindustria.it si elencano tanti lavoratori Nebiolo schierati coi partigiani, alcuni dei quali persero la vita, fucilati, uccisi nel corso delle operazioni o deportati nei campi di concentramento.
Fondata da Giovanni Nebiolo nell’Ottocento, l’azienda venne poi portata avanti dai suoi soci, Lazzaro e Giuseppe Levi (il primo era anche amministratore dell’industria tipografica Augusta di Milano). Il figlio di uno dei due era amministratore dell’azienda tra gli anni 30 e 40. Svolse un importante ruolo nel farla uscire dalla crisi economica cominciata nel 29, ma venne estromesso a causa delle leggi razziali.
Collaboratore della resistenza fu anche l’imprenditore che fece uscire poi la Nebiolo dalla crisi del dopoguerra, ma che venne accusato di essere uno dei responsabili della crisi del 1953 (poi prosciolto).
L’azienda, passata alla Fiat negli anni Settanta, ha cessato di esistere nel 1981.
A corredare l’articolo c’è una ricca collezione di specimen, tra cui sono particolarmente d’impatto quelli dell’Eurostile, tutti tesi a dimostrare che il font è in sintonia con lo spirito dell’epoca moderna. Così come le lettere romane avevano la stabilità della architettura di quel periodo (la H e la O vengono messe a confronto con un arco di trionfo), così come la scrittura gotica aveva gli angoli come le finestre delle cattedrali, così l’Eurostile ha delle forme che richiamano gli edifici moderni.
E non soltanto gli edifici: la O viene raffrontata ai finestrini di un treno dello stesso periodo, o allo schermo di una tv.
Tra le altre cose interessanti che emergono dall’articolo c’è un’osservazione a proposito del carattere Novarese, ora della Itc, disegnato nel 1978, la cui versione italica manca di maiuscole. Cioè, nel font le maiuscole ci sono, ma sono quelle della versione romana (regolare): lo stampatore Manuzio infatti nel Cinquecento usava le capitali romane nei suoi libri stampati a caratteri italici, e non aveva un set di maiuscole inclinate.
Una curiosità: l’articolo dice che a causa delle sue convinzioni Novarese si diede alla macchia per combattere i fascisti nel 1943.
A quanto pare non è stato un caso isolato: un articolo dedicato alla Nebiolo pubblicato sul sito Storiaindustria.it si elencano tanti lavoratori Nebiolo schierati coi partigiani, alcuni dei quali persero la vita, fucilati, uccisi nel corso delle operazioni o deportati nei campi di concentramento.
Fondata da Giovanni Nebiolo nell’Ottocento, l’azienda venne poi portata avanti dai suoi soci, Lazzaro e Giuseppe Levi (il primo era anche amministratore dell’industria tipografica Augusta di Milano). Il figlio di uno dei due era amministratore dell’azienda tra gli anni 30 e 40. Svolse un importante ruolo nel farla uscire dalla crisi economica cominciata nel 29, ma venne estromesso a causa delle leggi razziali.
Collaboratore della resistenza fu anche l’imprenditore che fece uscire poi la Nebiolo dalla crisi del dopoguerra, ma che venne accusato di essere uno dei responsabili della crisi del 1953 (poi prosciolto).
L’azienda, passata alla Fiat negli anni Settanta, ha cessato di esistere nel 1981.
Commenti
Posta un commento