Intern Color e taggati “fun”

Fun in inglese vuol dire divertimento. Mi sono chiesto: cosa restituisce My Fonts se uno cerca tutti i font taggati “fun”? Com’è fatto un font che deve evocare il divertimento?
Così a freddo mi viene in mente senza dubbio il Jokerman. È il più festoso di quelli che conosco, con le lettere sbilenche, talvolta inclinate da un lato, talvolta dall’altro, con tanti raggi che partono, o pallini vuoti all’interno delle aste. Ricorda qualche decorazione degli strumenti musicali, ricorda il Messico, ricorda il sole.
È stato disegnato da Andrew Smith nel 2000, è presente su My Fonts (molti lo trovano già installato sui loro computer grazie ai software da ufficio), ma il sito non fornisce una descrizione (solo editore, Itc, e proprietario del disegno, Linotype) ed è molto spilorcio anche a proposito di tag: ci mette solo “decorative”. Qualsiasi altro tag non porta al Jokerman.
Comunque, di font taggati “fun” ce ne sono oltre 2.300. I primi della lista non mi sembrano granché divertenti, o comunque non molto più divertenti di tanti altri che circolano, anche gratuiti. Scendo giù giù, parecchio, fino a quando l’attenzione mi si ferma sull’Intern Color. Il quale è un senza grazie abbastanza brutto, nell’anteprima automatica che si vede sul sito: c’è una certa sproporzione tra le maiuscole, dove la C è disegnata all’interno di una circonferenza perfetta, e le minuscole che invece sono strette, la o ha due tratti rettilinei o quasi ai lati. La I ha le grazie spropositate come nei monospace. Insomma, non è un granché. Ma gli specimen sì che attirano l’attenzione, perché le lettere sono multicolori. Infatti il font ha una particolarità: in ogni peso vengono fornite sia la versione normale, sia una versione che comprende soltanto alcuni tratti.
Col vecchio sistema della sovrapposizione delle scritte si può ottenere una lettere bicolori (si sovrappone due volte lo stesso testo: quello che finisce sotto viene impostato col font normale, quello che finisce sopra col font Front, a cui poi si cambia il colore)
In realtà lo specimen mostra lettere composte di tre colori. Come è possibile visto che i font sono solo due? La N, ad esempio: il tratto obliquo assume il colore della lettera che sta sullo sfondo, mentre i due laterali quello della lettera che sta in primo piano. Eppure nell’immagine i due tratti verticali sono di due colori diversi, cosa che non sarebbe possibile neanche con tre sovrapposizioni, visto che i due verticali vanno sempre appaiati.
Forse con tre livelli sarebbe più facile. Con due potrebbero esserci delle varianti (difficile da trovare nel tabellone dei glifi sul sito, bisognerebbe vedere cosa dicono le istruzioni) o sennò si potrebbe provare a usare pezzi di altre lettere (metodo più scomodo, e che sfalserebbe il tutto in caso di dimensioni non identiche.
Il disegnatore è Dogukan Karapinar, per Somestr Studio (turco).
My fonts non fornisce nessun link al sito ufficiale, mi sembra (che in effetti è un po’ scomodo dal punto di vista grafico).
Il sito mette in evidenza alcune varianti: la o minuscola può essere circolare o stretta, la a più essere a due livelli o a uno, la M può essere larga o stretta. Per altre lettere invece non mi pare ci sia libertà di scelta (la H e la U sono in versione stretta).
La t è quella cruciforme.
Negli specimen si gioca molto con i colori, che vengono cambiati spesso, anche nella versione monocolore, e si mettono in evidenza le linee di costruzione geometrica utilizzate.
C’è qualche vago riferimento alle varianti, ma non viene messa in evidenza la loro posizione. E neanche il loro numero.
In alto, a centro pagina, c’è un bell’effetto in base al quale le lettere della pagina cambiano il colore delle parti della scritta Somestr in sovrimpressione con cui si intersecano (e lo stesso avviene in basso con i vari menu). Mai saputo che si potesse fare, e tuttora non so come hanno fatto.
Per tornare alla lista dei taggati “fun” di My Fonts, al primo posto abbiamo Axiforma (un normale futura); seguono Limon (script), Sofia (un altro futura), Gopher (sans geometrico con tratti a spessore variabile), Rollerscript (uno script a penna), Baro, Nexa Rust (un classico), Lulo Clean, Zing Script Rust, Komomo (un altro script).
Baro e Lulo Clean promettono di essere interessanti, magari me ne occupo un’altra volta.

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