Le legature opzionali dell’Infini
Ci sono solo tre font taggati flare, cioè scampanati, su Font Squirrel: il Teen (Larabie Fonts) lo Pseudonym (Paulo Goode) e l’Infini (Sandrine Nogue). Quest’ultimo è il più originale dei tre, con la scampanatura accentuata tanto da essere forse fastidiosa a piccole dimensioni, perché crea un po’ di sfarfallio attorno alle lettere. La B è aperta all’interno.
Il font è fornito in quattro stili Regular, Italic, Bold e Picto. Quest’ultimo è soltanto un esperimento in cui ogni lettera è raffigurata con un immagine che evoca un oggetto/animale/altro che inizia con quella stessa lettera. La P ha la forma della testa di un pellicano, la N è sormontata da una nuvola. La F ha una freccia, la A è un annaffiatoio. La G ha un manico di chitarra (guitare in francese).
La E ha una coda da scoiattolo (ecureuil, in francese) che è anche il simbolo di Font Squirrel (ma quella del font è appuntita). 36 glifi in tutto.
La caratteristica interessante dell’Infini però è nascosta: il font è dotato di legature opzionali tra le lettere maiuscole, che danno risultati molto originali.
La E sale sulla L, la U si ripara sutto la T. La R si ribalta in orizzontale e mette l’asta in comune con una E successiva. La O e la N si uniscono, e la I prima della O si sdraia in orizzontale e si pianta nella lettera successiva.
Questo fenomeno riguarda soltanto le maiuscole: nulla di strano per le minuscole.
Sul sito ufficiale non c’è nessun discorso, nessuna spiegazione, indicazione, istruzione. Scorrono gli specimen, ma non sono cliccabili.
Per attivare le legature in una pagina web, bisogna intervenire nei Css: basta impostare la variabile
L’elenco completo delle legature ovviamente si trova nell’apposita tabella del font chiamata
Ce n’è anche una da cinque: PALEO. P ed A inizialmente non interferiscono tra di loro. Idem per la L. La E già inizia a salire sulla L. La O finale intreccia tutto. La A perde il fianco sinistro, si appoggia alla P, col trattino orizzontale che si allunga fino all’asta verticale a sinistra; la L si allunga in basso, mantenendo la forma ma al di sotto della linea di base. La E diventa grande come la O (prima si era rimpicciolita) e le si sovrappone, guadagnando l’accento. Eh, già, perché siccome la disegnatrice è francese, immagino abbia seguito le convenzioni francesi. Infatti la stessa combinazione si attiva anche con la E accentata al posto della E normale.
Divertente provare le altre combinazioni. HOMO è un’ammucchiata, in ILLE invece le lettere non si toccano: la seconda L è più piccola e si posiziona più in alto della prima, la E è ancora più piccola e si mette sopra la seconda L
Nella parola MAXI, la I di nuovo si sdraia, ma col puntino che spunta a destra, stavolta.
Strane le soluzioni ETTE ed ESSE, dove le E si dispongono a specchio, con le punte verso l’esterno, tanto da rendere irriconoscibile la sequenza di lettere, se viste al di fuori di un contesto (ma anche nel contesto...).
Un osservazione: la combinazione non scatta se la prima lettera si è già combinata in una legatura con una lettera precedente. Ad esempio, scrivendo BIZETTE le ultime quattro lettere si fondono in un solo glifo, mentre scrivendo ANNETTE no, perché la prima E non è più singola, ma legata con la N precedente. Quindi la parola diventa AN-NE-TT-E, quattro glifi in tutto, ossia tre legature più la E finale.
Questo è l’unico font che la disegnatrice ha caricato su Font Squirrel.
Il font è fornito in quattro stili Regular, Italic, Bold e Picto. Quest’ultimo è soltanto un esperimento in cui ogni lettera è raffigurata con un immagine che evoca un oggetto/animale/altro che inizia con quella stessa lettera. La P ha la forma della testa di un pellicano, la N è sormontata da una nuvola. La F ha una freccia, la A è un annaffiatoio. La G ha un manico di chitarra (guitare in francese).
La E ha una coda da scoiattolo (ecureuil, in francese) che è anche il simbolo di Font Squirrel (ma quella del font è appuntita). 36 glifi in tutto.
La caratteristica interessante dell’Infini però è nascosta: il font è dotato di legature opzionali tra le lettere maiuscole, che danno risultati molto originali.
La E sale sulla L, la U si ripara sutto la T. La R si ribalta in orizzontale e mette l’asta in comune con una E successiva. La O e la N si uniscono, e la I prima della O si sdraia in orizzontale e si pianta nella lettera successiva.
Questo fenomeno riguarda soltanto le maiuscole: nulla di strano per le minuscole.
Sul sito ufficiale non c’è nessun discorso, nessuna spiegazione, indicazione, istruzione. Scorrono gli specimen, ma non sono cliccabili.
Per attivare le legature in una pagina web, bisogna intervenire nei Css: basta impostare la variabile
font-variant-ligatures
al valore discretionary-ligatures
. L’elenco completo delle legature ovviamente si trova nell’apposita tabella del font chiamata
dlig
;. Sono una cinquantina in tutto, molte delle quali da quattro lettere: ASSE, ELLE, ESSE, ETTE, HOMO, ILLE, ISME, LIGA, MAXI, PARA, POST, TION e TURE. Ce n’è anche una da cinque: PALEO. P ed A inizialmente non interferiscono tra di loro. Idem per la L. La E già inizia a salire sulla L. La O finale intreccia tutto. La A perde il fianco sinistro, si appoggia alla P, col trattino orizzontale che si allunga fino all’asta verticale a sinistra; la L si allunga in basso, mantenendo la forma ma al di sotto della linea di base. La E diventa grande come la O (prima si era rimpicciolita) e le si sovrappone, guadagnando l’accento. Eh, già, perché siccome la disegnatrice è francese, immagino abbia seguito le convenzioni francesi. Infatti la stessa combinazione si attiva anche con la E accentata al posto della E normale.
Divertente provare le altre combinazioni. HOMO è un’ammucchiata, in ILLE invece le lettere non si toccano: la seconda L è più piccola e si posiziona più in alto della prima, la E è ancora più piccola e si mette sopra la seconda L
Nella parola MAXI, la I di nuovo si sdraia, ma col puntino che spunta a destra, stavolta.
Strane le soluzioni ETTE ed ESSE, dove le E si dispongono a specchio, con le punte verso l’esterno, tanto da rendere irriconoscibile la sequenza di lettere, se viste al di fuori di un contesto (ma anche nel contesto...).
Un osservazione: la combinazione non scatta se la prima lettera si è già combinata in una legatura con una lettera precedente. Ad esempio, scrivendo BIZETTE le ultime quattro lettere si fondono in un solo glifo, mentre scrivendo ANNETTE no, perché la prima E non è più singola, ma legata con la N precedente. Quindi la parola diventa AN-NE-TT-E, quattro glifi in tutto, ossia tre legature più la E finale.
Questo è l’unico font che la disegnatrice ha caricato su Font Squirrel.
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