Type Archive
Chiamato in precedenza Type Museum (ma non si sa fino a che anno) il Type Archive è un museo tipografico che si trova a Stockwell, nella parte sud di Londra, in Inghilterra.
Ha una pagina di Wikipedia dedicata (solo in inglese e spagnolo), in cui tra l’altro si fa riferimento anche all’italiana Tipoteca di Cornuda, provincia di Treviso.
Il Type Archive ha una sterminata collezione di caratteri tipografici in metallo e macchinari ancora funzionanti che viene fatta risalire fino ai tempi di Caxton e John Day (ossia al Quattrocento e al Cinquecento). Sul sito c’è addirittura un albero genealogico con decine di nomi che spiega tutti i passaggi che hanno fatto i pezzi della collezione per arrivare alla situazione attuale. In gran parte, tutti gli elementi più antichi erano confluiti nella Stephenson, Blake and Company, che nella prima metà del Novecento si era fusa con la Caslon, che funzionava di generazione in generazione dall’inizio del Settecento. Un altro ramo della collezione invece è confluito dagli archivi della Lanston Monotype, un colosso a livello europeo fondato poco prima dell’inizio del Novecento. Infine, a completare l’archivio, il materiale della Robert DeLittle Woodletter Factory, fondata nella seconda metà dell’Ottocento. La collezione si è formata nel corso degli anni 90 (1992 Monotype, 1996 Stepehnson Blake / Caslon; stesso anno donazione DeLittle).
Del museo è caratteristico anche l’edificio: un “hotel per animali” in cui potevano essere ospitati anche elefanti e zebre (nelle stagioni in cui non erano occupati nei circhi) o ci si prendeva cura di cavalli o cani malati.
Non è un caso che il logo del Type Archive sia un elefantino con la proboscide a spirale, e che l’ultimo evento di rilievo organizzato sul posto risale al 12 agosto scorso, Giornata Mondiale degli Elefanti (con tanto di elefantone imbizzarrito sulla locandina). “Due elefantini vissero qui nel 1912”, ricordava ancora il manifesto.
Un servizio di 6 minuti realizzato da D&Ad (Creative Advertising, Design and Digital) è stato caricato su Youtube. Il filmato è tutto incentrato sulle parole di un’anziana dipendente dell’industria tipografica, fondatrice del museo, che guida la troupe nella “cripta”, attraverso gli scaffali dei magazzini, con interi schedari pieni di schede relative alle singole lettere, o enormi cassettiere con tutti i possibili accenti disponibili per tutte le lettere e in tutti i corpi. Tra i caratteri che spuntano dagli archivi vengono nominati il Bembo (italiano, risalente al Quattrocento) e l’Albertus, uno dei più popolari display serif in Inghilterra. Dentro un armadietto ci sono le matrici della Stephenson&Blake coi caratteri di Caslon. Il quale impiegò 14 anni per mettere a punto tutto l’occorrente per lanciarsi sul mercato.
Il tipo di carattere preferito dell’intervistata è il Dante, disegnato nel 1954 da Giovanni Mardersteig per officina Bodoni (dice Identifont), ora pubblicato da Adobe e Monotype. È usato per i classici della letteratura inglese, e a suo giudizio ha la miglior unione di romano e italico possibile.
Ha una pagina di Wikipedia dedicata (solo in inglese e spagnolo), in cui tra l’altro si fa riferimento anche all’italiana Tipoteca di Cornuda, provincia di Treviso.
Il Type Archive ha una sterminata collezione di caratteri tipografici in metallo e macchinari ancora funzionanti che viene fatta risalire fino ai tempi di Caxton e John Day (ossia al Quattrocento e al Cinquecento). Sul sito c’è addirittura un albero genealogico con decine di nomi che spiega tutti i passaggi che hanno fatto i pezzi della collezione per arrivare alla situazione attuale. In gran parte, tutti gli elementi più antichi erano confluiti nella Stephenson, Blake and Company, che nella prima metà del Novecento si era fusa con la Caslon, che funzionava di generazione in generazione dall’inizio del Settecento. Un altro ramo della collezione invece è confluito dagli archivi della Lanston Monotype, un colosso a livello europeo fondato poco prima dell’inizio del Novecento. Infine, a completare l’archivio, il materiale della Robert DeLittle Woodletter Factory, fondata nella seconda metà dell’Ottocento. La collezione si è formata nel corso degli anni 90 (1992 Monotype, 1996 Stepehnson Blake / Caslon; stesso anno donazione DeLittle).
Del museo è caratteristico anche l’edificio: un “hotel per animali” in cui potevano essere ospitati anche elefanti e zebre (nelle stagioni in cui non erano occupati nei circhi) o ci si prendeva cura di cavalli o cani malati.
Non è un caso che il logo del Type Archive sia un elefantino con la proboscide a spirale, e che l’ultimo evento di rilievo organizzato sul posto risale al 12 agosto scorso, Giornata Mondiale degli Elefanti (con tanto di elefantone imbizzarrito sulla locandina). “Due elefantini vissero qui nel 1912”, ricordava ancora il manifesto.
Un servizio di 6 minuti realizzato da D&Ad (Creative Advertising, Design and Digital) è stato caricato su Youtube. Il filmato è tutto incentrato sulle parole di un’anziana dipendente dell’industria tipografica, fondatrice del museo, che guida la troupe nella “cripta”, attraverso gli scaffali dei magazzini, con interi schedari pieni di schede relative alle singole lettere, o enormi cassettiere con tutti i possibili accenti disponibili per tutte le lettere e in tutti i corpi. Tra i caratteri che spuntano dagli archivi vengono nominati il Bembo (italiano, risalente al Quattrocento) e l’Albertus, uno dei più popolari display serif in Inghilterra. Dentro un armadietto ci sono le matrici della Stephenson&Blake coi caratteri di Caslon. Il quale impiegò 14 anni per mettere a punto tutto l’occorrente per lanciarsi sul mercato.
Il tipo di carattere preferito dell’intervistata è il Dante, disegnato nel 1954 da Giovanni Mardersteig per officina Bodoni (dice Identifont), ora pubblicato da Adobe e Monotype. È usato per i classici della letteratura inglese, e a suo giudizio ha la miglior unione di romano e italico possibile.
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