Vogue

Nel 2017 sul forum di Briar Press qualcuno cercava una digitalizzazione dei caratteri Vogue della Intertype. “Simili al Kabel”, diceva.
Gli rispondevano che più che altro il carattere era simile al Futura, con tocchi di Kabel e di Tempo. Segnalavano una digitalizzazione su Abstract Fonts, un Am Sans Light attribuito a Volker Busse che non ha nulla a che vedere con l’Am Sans Light commerciale. Il font è rimasto in circolo, ma il sito ufficiale del disegnatore risulta “Not Found”.
Devroye conosce due tipi di carattere che si sono chiamati Vogue: uno della Stephenson Blake del 1929, l’altro appunto della Intertype, uscito l’anno successivo.
Una digitalizzazione di questo è di due anni fa, si chiama Intervogue, ed è disponibile in 28 stili diversi (14+gli obliqui, ossia 7 pesi, ciascuno dei quali con una versione Alt). L’autore è Richard Miller.
Per quanto riguarda le differenze col Futura, Identifont segnala: la C, che nel Futura ha le estremità tagliate alla Verdana mentre nell’Intervogue il taglio è obliquo; la coda della Q, che è verticale nell’Intervogue e obliqua nel Futura; e il trattino centrale della G, che nell’Intervogue è molto più lungo. Ad occhio si nota anche una M coi fianchi quasi paralleli, mentre nel Futura sono palesemente divergenti.
Stesse scelte per entrambi per quanto riguarda la a e la t (la prima ad un solo livello, la seconda cruciforme), a parte le proporzioni: la t Intervogue ha i bracci orizzontali più lunghi e simmetrici di quelli del Futura.
Nei numeri ci sono palesi differenze: terminali di 2 e 3 obliqui (nel Futura sono orizzontali), baricentro del 4 più alto, numeri 5 e 7 meno obliqui che nel Futura.

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