Balsamiq Sans


Al primo posto dei font di Google ordinati per “trending” c’è il Roboto. Un classico sans senza segni particolari. Al secondo posto oggi c’è il Balsamiq Sans, di Michael Angeles, uno strano sans dalle estremità arrotondate e dai tratti un po’ barcollanti; vedere la s, per esempio.
Il font contiene ben 942 glifi. Mi pare di capire che è stato disegnato per l’interfaccia del software Balsamiq Wireframes, che serve per progettare applicazioni informatiche. Normalmente se viene presentato un progetto che somiglia ad un prodotto finito il cliente dà per scontato che il codice è stato già scritto, che suggerire cambiamenti implica una mole di lavoro in più, e che decisioni importanti siano già state prese altrove. Il software invece è progettato per offrire una visualizzazione molto grezza del prodotto che si vuole ottenere: mancano completamente i colori (è tutto in gradazioni di grigio), le scritte sembrano fatte a mano. Così il cliente si concentra maggiormente sulla struttura dell’app, non essendoci colori e dettagli inutili a distrarlo; non scambia certo il progetto per il prodotto finito, e ha meno paura a suggerire modifiche; infine non dà per scontato che il lavoro di scrittura del codice sia già stato svolto. Insomma: se ciò che si vede sembra soltanto una bozza, il cliente non ha problemi a capire che si tratta solo di una bozza.
Lo stile in cui è stato disegnato il font non risponde quindi solo a criteri estetici (comunque l’aspetto non deve essere sgradevole), ma è strettamente collegato con lo scopo del software in questione.

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