Le tecniche di stampa
Sul sito del Museo della Carta c’è una pagina che spiega in maniera semplice le varie tecniche di stampa (purtroppo con qualche erroruccio di grammatica e impaginazione che avrebbe dovuto essere corretto). Le tecniche che vengono nominate sono sei: xilografia (o silografia), tipografia, litografia, offset (o stampa litografica indiretta), calcografia e serigrafia.
La prima è più antica rispetto alla tipografia e prevede di incidere il disegno o la scritta da realizzare su una tavoletta di legno (ovviamente all’inverso). La tavoletta verrà poi inchiostrata, e la parte in rilievo lascerà l’impronta su un foglio che le viene premuto sopra. Il motivo per cui questo sistema è stato accantonato riguarda il fatto che è laborioso intagliare la tavoletta, per modificare un dettaglio bisogna eseguire l’intero lavoro da capo, e tra la pressione a cui viene sottoposta e l’azione delle sostanze o anche l’usura del tempo, la tavoletta dura ben poco prima di deteriorarsi.
La tipografia propriamente detta è quella che fa uso di caratteri mobili in metallo. La tecnica, inventata verso la metà del Quattrocento, ha rivoluzionato il modo di pensare dell’umanità, perché ha creato l’opportunità di stampare tante copie di libri di ogni genere, laddove prima gli amanuensi potevano realizzarne a fatica poche copie inaccessibili ai più. Il fatto di usare il metallo permette di produrre caratteri in serie, in grande quantità, e di maggior durata rispetto al legno. La tecnica è stata utilizzata fino al Novecento, con qualche notevole innovazione nell’ultimo secolo di attività, prima di essere sostituita da altri sistemi (fotocomposizione e computer). Il sito si sofferma sul fatto che una stampa eseguita con questo sistema è riconoscibile dal fatto che si può osservare il segno della pressione dei caratteri in rilievo sulla carta, specie sulla facciata opposta a quella stampata.
La litografia è un sistema meno intuitivo: quando è stata inventata prevedeva che l’artista facesse il disegno con una matita grassa su una lastra di pietra calcarea, e ci spalmasse sopra prima della stampa un inchiostro grasso o oleoso. Non c’è nulla in rilievo, ma il procedimento funziona grazie a particolari qualità chimiche dei vari elementi.
La stampa offset invece prevede un cilindro di caucciù tra la pietra o la lastra di alluminio su cui c’è l’immagine da stampare. In questo modo permette di trasferire il disegno anche su superfici ruvide, e le forme di stampa sono sottoposte a bassissima usura, permettendo grandi tirature.
La calcografia prevede l’incisione del disegno su lastre di rame. In questo caso però si usa un inchiostro che si concentra nelle parti incavate.
Infine la serigrafia prevede di far passare l’inchiostro attraverso un tessuto su cui è stato applicato uno stencil con la forma da stampare: laddove è possibile il passaggio, l’inchiostro arriva fino alla superficie sottostante, mentre dove il tessuto è stato impermeabilizzato l’inchiostro non passa. Questa tecnica può essere utilizzata in vari ambiti industriali (tra cui la stampa di magliette).
In italiano la parola “stampa” può avere vari significati: può riferirsi alla tecnica tipografica (“Gutenberg ha inventato la stampa”), oppure all’attività di pubblicazione di testi stampati. Anche l’insieme dei giornali o dei giornalisti viene definito la “stampa”. Del resto una “tipografia” non fa uso di uno solo dei sistemi elencati sopra, ma ne può usare diversi (anzi, la tecnica tipografica dei caratteri mobili attualmente è caduta completamente in disuso).
In inglese invece ci sono parole diverse per definire i vari aspetti del settore: cercando sull’enciclopedia Britannica la storia della “tipografia” (“typography”) ci si sofferma solo sulla tecnica dei caratteri mobili, e non si parla di offset o serigrafia, che pure sono tecniche usate dalle “tipografie” intese come aziende. Per un quadro completo di tutte le tecniche di stampa bisogna cercare la parola “printing”. Mentre chi vuole riferirsi alla stampa in senso giornalistico deve cercare “press”.
Anche la parola “press” ha fatto un percorso strano nel corso dei secoli. È nata perché una parte integrante dell’invenzione di Gutenberg era appunto l’uso di una pressa per premere il foglio sui caratteri in rilievo. Ma è rimasta in uso anche oggi che i giornalisti inviano i loro articoli su smartphone e tablet senza bisogno di presse.
La prima è più antica rispetto alla tipografia e prevede di incidere il disegno o la scritta da realizzare su una tavoletta di legno (ovviamente all’inverso). La tavoletta verrà poi inchiostrata, e la parte in rilievo lascerà l’impronta su un foglio che le viene premuto sopra. Il motivo per cui questo sistema è stato accantonato riguarda il fatto che è laborioso intagliare la tavoletta, per modificare un dettaglio bisogna eseguire l’intero lavoro da capo, e tra la pressione a cui viene sottoposta e l’azione delle sostanze o anche l’usura del tempo, la tavoletta dura ben poco prima di deteriorarsi.
La tipografia propriamente detta è quella che fa uso di caratteri mobili in metallo. La tecnica, inventata verso la metà del Quattrocento, ha rivoluzionato il modo di pensare dell’umanità, perché ha creato l’opportunità di stampare tante copie di libri di ogni genere, laddove prima gli amanuensi potevano realizzarne a fatica poche copie inaccessibili ai più. Il fatto di usare il metallo permette di produrre caratteri in serie, in grande quantità, e di maggior durata rispetto al legno. La tecnica è stata utilizzata fino al Novecento, con qualche notevole innovazione nell’ultimo secolo di attività, prima di essere sostituita da altri sistemi (fotocomposizione e computer). Il sito si sofferma sul fatto che una stampa eseguita con questo sistema è riconoscibile dal fatto che si può osservare il segno della pressione dei caratteri in rilievo sulla carta, specie sulla facciata opposta a quella stampata.
La litografia è un sistema meno intuitivo: quando è stata inventata prevedeva che l’artista facesse il disegno con una matita grassa su una lastra di pietra calcarea, e ci spalmasse sopra prima della stampa un inchiostro grasso o oleoso. Non c’è nulla in rilievo, ma il procedimento funziona grazie a particolari qualità chimiche dei vari elementi.
La stampa offset invece prevede un cilindro di caucciù tra la pietra o la lastra di alluminio su cui c’è l’immagine da stampare. In questo modo permette di trasferire il disegno anche su superfici ruvide, e le forme di stampa sono sottoposte a bassissima usura, permettendo grandi tirature.
La calcografia prevede l’incisione del disegno su lastre di rame. In questo caso però si usa un inchiostro che si concentra nelle parti incavate.
Infine la serigrafia prevede di far passare l’inchiostro attraverso un tessuto su cui è stato applicato uno stencil con la forma da stampare: laddove è possibile il passaggio, l’inchiostro arriva fino alla superficie sottostante, mentre dove il tessuto è stato impermeabilizzato l’inchiostro non passa. Questa tecnica può essere utilizzata in vari ambiti industriali (tra cui la stampa di magliette).
In italiano la parola “stampa” può avere vari significati: può riferirsi alla tecnica tipografica (“Gutenberg ha inventato la stampa”), oppure all’attività di pubblicazione di testi stampati. Anche l’insieme dei giornali o dei giornalisti viene definito la “stampa”. Del resto una “tipografia” non fa uso di uno solo dei sistemi elencati sopra, ma ne può usare diversi (anzi, la tecnica tipografica dei caratteri mobili attualmente è caduta completamente in disuso).
In inglese invece ci sono parole diverse per definire i vari aspetti del settore: cercando sull’enciclopedia Britannica la storia della “tipografia” (“typography”) ci si sofferma solo sulla tecnica dei caratteri mobili, e non si parla di offset o serigrafia, che pure sono tecniche usate dalle “tipografie” intese come aziende. Per un quadro completo di tutte le tecniche di stampa bisogna cercare la parola “printing”. Mentre chi vuole riferirsi alla stampa in senso giornalistico deve cercare “press”.
Anche la parola “press” ha fatto un percorso strano nel corso dei secoli. È nata perché una parte integrante dell’invenzione di Gutenberg era appunto l’uso di una pressa per premere il foglio sui caratteri in rilievo. Ma è rimasta in uso anche oggi che i giornalisti inviano i loro articoli su smartphone e tablet senza bisogno di presse.
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