Malden Sans
C’è un font che si chiama Malden Sans e che viene venduto dalla Monotype. Un “malizioso sans umanistico con affascinanti dettagli che dà ai disegnatori una solida voce tipografica”, provo a tradurre dal sito Fonts.com. L’apparenza è abbastanza normale: puntino sulla i tondo, g a due livelli, ben 26 stili diversi ossia sei pesi (thin, light, regular, medium, bold, extrabold e black) ciascuno dei quali anche in versione condensed più relativi italici (escluso il black che ha l’italic ma non le due versioni condensate).
La cosa che più mi colpisce però è il nome del disegnatore: Michele Patanè. Un nome italiano. Che si sa di lui? Fonts.com non sa niente, e conosce solo questo carattere attribuito a lui. Identifont non conosce né il nome né il carattere. Su Linkedin c’è la sua scheda personale: si parla di lavori da insegnante di Typeface Design in Italia (Politecnico di Milano, Accademia di Belle Arti Santa Giulia - Brescia credo), ma l’attuale residenza è fissata a Londra.
I gruppi a cui è associato sono Typophile e Atypl.
Non c’è nessuna foto.
Il Malden è stato creato originariamente per una rivista di cinema.
Nella scheda su Fonts.com ci sono accenni sull’ispirazione derivata dalla tipografia degli anni 30 e 40.
Per quanto mi riguarda io noto solo che le estremità delle lettere sono tagliate oblique, molto lontane dal classico orizzontale dell’Helvetica, e che il trattino centrale della E è visibilmente più corto degli altri due tratti.
La cosa che più mi colpisce però è il nome del disegnatore: Michele Patanè. Un nome italiano. Che si sa di lui? Fonts.com non sa niente, e conosce solo questo carattere attribuito a lui. Identifont non conosce né il nome né il carattere. Su Linkedin c’è la sua scheda personale: si parla di lavori da insegnante di Typeface Design in Italia (Politecnico di Milano, Accademia di Belle Arti Santa Giulia - Brescia credo), ma l’attuale residenza è fissata a Londra.
I gruppi a cui è associato sono Typophile e Atypl.
Non c’è nessuna foto.
Il Malden è stato creato originariamente per una rivista di cinema.
Nella scheda su Fonts.com ci sono accenni sull’ispirazione derivata dalla tipografia degli anni 30 e 40.
Per quanto mi riguarda io noto solo che le estremità delle lettere sono tagliate oblique, molto lontane dal classico orizzontale dell’Helvetica, e che il trattino centrale della E è visibilmente più corto degli altri due tratti.
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