Tolbert Lanston
Esistono un paio di ritratti di Tolbert Lanston, l’inventore della Monotype, che circolano sul web. Uno lo ritrae più giovane, l’altro in età più avanzata. Ma la raffigurazione migliore è un dipinto di Robert Thom, che lo ritrae in piedi al centro della stanza mentre srotola un nastro di carta perforata da un rullino. A sinistra, un operatore sta digitando su una ingombrante tastiera rossa sovrastata dal dispositivo che perfora il nastro. A destra c’è l’altra macchina, quella che fonde i caratteri.
Il sistema per la composizione a caldo è stato brevettato nel lontano 1896. Fino a quel momento, per impaginare un testo, il tipografo aveva bisogno di una cassettiera piena di caratteri metallici suddivisi tra i vari scomparti. Bisognava prenderne uno alla volta dall’apposito scompartimento, e allinearli, lettera per lettera (tenuto conto che le lettere erano rispecchiate e che per giunta il compositoio veniva tenuto capovolto). Il sistema introdotto da Lanston era molto più semplice: un operatore digitava il testo su una tastiera, e questo veniva memorizzato su un nastro di carta perforata. Il nastro veniva poi montato su un’altra macchina, nella quale c’erano le matrici di tutti i caratteri e un serbatoio riempito con metallo fuso. Sulla base delle istruzioni contenute sul nastro, la macchina fondeva tutti i caratteri che servivano, separatamente. In tal modo, se si trovava un errore nel testo, lo si poteva correggere sostituendo a mano il singolo carattere. Con questo sistema, non c'era il rischio di rimanere senza le lettere necessarie ad impaginare un testo, visto che venivano fuse sul momento. L’importante era non rimanere a corto della materia prima, cioè delle barre di metallo con cui realizzare i nuovi caratteri. I caratteri vecchi potevano eventualmente essere riutilizzati per l’impaginazione a mano, volendo, ma più comunemente potevano essere fusi tutti insieme per formare nuove barre di metallo da utilizzare in un secondo momento. Per fondere il metallo si usavano dei fornelli a gas.
La macchina non ebbe molto successo nei quotidiani, dove gli articoli dovevano essere divisi in colonna ed eventualmente ricomposti rapidamente, per cui era molto più pratico l’altro sistema di composizione a caldo, quello messo a punto dalla Linotype: in esso ogni riga veniva fusa in blocco. Vero che in caso di errore bisognava ricomporre l’intera riga, ma il testo impaginato era molto più maneggevole. Per l’editoria che si occupava di libri la Monotype invece era l’ideale, e il successo fu enorme da entrambi i lati dell’oceano, visto che fin dal 1897 la Monotype aveva aperto una succursale a Londra. La Monotype è entrata nella storia perché non solo costruiva le macchine necessarie per impaginare un testo, ma progettava anche i caratteri necessari, molti dei quali sono diffusi ancora oggi, nella versione digitale. Entrata in crisi con l’avvento della fotocomposizione, l’azienda si è ripresa così tanto da acquisire la Linotype, la Itc, la Bitstream, il sito FontShop e anche Myfonts, che raccoglie i lavori di molti studi indipendenti. Insomma è un colosso.
Wikipedia dedica qualche riga al fondatore Tolbert Lanston, ma senza foto. Nato nell’Ohio nel 1844, Lanston era di famiglia povera. Lasciò la scuola a 15 anni. Fu sergente nell’esercito ai tempi della guerra civile. Lavorò alle macchine di Hollerith, che sono tanto importanti nella storia dell’informatica: progettò una macchina addizionatrice che fu un successo. Dopo avere inventato la monotype dedicò il resto della sua vita a perfezionarla.
L’invenzione della Linotype è precedente, 1881. Il sito Derwombat pubblica un articolo uscito su una rivista australiana nel 1900 circa. I toni erano particolarmente entusiastici: “In materia di stampa, per esempio, quali meravigliosi trionfi sono stati raggiunti. Sono così grandi che uno difficilmente potrebbe immaginare che qualcosa di nuovo potrebbe essere inventato”. Segue la descrizione in parole semplici del funzionamento del dispositivo, con accenno a vari dettagli fondamentali, come l’uso della “pressione pneumatica” per spostare le matrici, e un sistema di raffreddamento ad acqua per solidificare rapidamente il metallo fuso.
Un video di alcuni secondi che mostra l’uscita di una riga di caratteri da una monotype è stato caricato su Youtube. Nel filmato non si vede, ma la didascalia spiega che la macchina in questione è stata riadattata per ricevere le informazioni sulle lettere da stampare non da un nastro perforato, ma da un computer Mac. Il video risale al 2016.
Mi sembra di capire che le lettere venivano fuse dall’ultima che era stata digitata alla prima, ma nessun video sul web è abbastanza in alta definizione da soffermarsi su questo dettaglio.
Un utente tedesco ha caricato su Youtube un video di sei minuti in cui, senza parole, si mostrano le varie fasi delle operazioni, inclusa la battitura del testo sulla tastiera, la sostituzione al volo delle lettere sbagliate dopo la fusione, o il sistema per spostare alcune righe da una posizione all’altra, inserendole prima tra due lamine metalliche. Il documentario prosegue mostrando anche il modo in cui il testo composto viene montato in un telaio che viene inserito dentro una pianocilindrica Original Heidelberg per essere stampato su carta (mi pare quattro facciate per foglio, da ripiegare e tagliare poi nella fase di rilegatura).
Il sistema per la composizione a caldo è stato brevettato nel lontano 1896. Fino a quel momento, per impaginare un testo, il tipografo aveva bisogno di una cassettiera piena di caratteri metallici suddivisi tra i vari scomparti. Bisognava prenderne uno alla volta dall’apposito scompartimento, e allinearli, lettera per lettera (tenuto conto che le lettere erano rispecchiate e che per giunta il compositoio veniva tenuto capovolto). Il sistema introdotto da Lanston era molto più semplice: un operatore digitava il testo su una tastiera, e questo veniva memorizzato su un nastro di carta perforata. Il nastro veniva poi montato su un’altra macchina, nella quale c’erano le matrici di tutti i caratteri e un serbatoio riempito con metallo fuso. Sulla base delle istruzioni contenute sul nastro, la macchina fondeva tutti i caratteri che servivano, separatamente. In tal modo, se si trovava un errore nel testo, lo si poteva correggere sostituendo a mano il singolo carattere. Con questo sistema, non c'era il rischio di rimanere senza le lettere necessarie ad impaginare un testo, visto che venivano fuse sul momento. L’importante era non rimanere a corto della materia prima, cioè delle barre di metallo con cui realizzare i nuovi caratteri. I caratteri vecchi potevano eventualmente essere riutilizzati per l’impaginazione a mano, volendo, ma più comunemente potevano essere fusi tutti insieme per formare nuove barre di metallo da utilizzare in un secondo momento. Per fondere il metallo si usavano dei fornelli a gas.
La macchina non ebbe molto successo nei quotidiani, dove gli articoli dovevano essere divisi in colonna ed eventualmente ricomposti rapidamente, per cui era molto più pratico l’altro sistema di composizione a caldo, quello messo a punto dalla Linotype: in esso ogni riga veniva fusa in blocco. Vero che in caso di errore bisognava ricomporre l’intera riga, ma il testo impaginato era molto più maneggevole. Per l’editoria che si occupava di libri la Monotype invece era l’ideale, e il successo fu enorme da entrambi i lati dell’oceano, visto che fin dal 1897 la Monotype aveva aperto una succursale a Londra. La Monotype è entrata nella storia perché non solo costruiva le macchine necessarie per impaginare un testo, ma progettava anche i caratteri necessari, molti dei quali sono diffusi ancora oggi, nella versione digitale. Entrata in crisi con l’avvento della fotocomposizione, l’azienda si è ripresa così tanto da acquisire la Linotype, la Itc, la Bitstream, il sito FontShop e anche Myfonts, che raccoglie i lavori di molti studi indipendenti. Insomma è un colosso.
Wikipedia dedica qualche riga al fondatore Tolbert Lanston, ma senza foto. Nato nell’Ohio nel 1844, Lanston era di famiglia povera. Lasciò la scuola a 15 anni. Fu sergente nell’esercito ai tempi della guerra civile. Lavorò alle macchine di Hollerith, che sono tanto importanti nella storia dell’informatica: progettò una macchina addizionatrice che fu un successo. Dopo avere inventato la monotype dedicò il resto della sua vita a perfezionarla.
L’invenzione della Linotype è precedente, 1881. Il sito Derwombat pubblica un articolo uscito su una rivista australiana nel 1900 circa. I toni erano particolarmente entusiastici: “In materia di stampa, per esempio, quali meravigliosi trionfi sono stati raggiunti. Sono così grandi che uno difficilmente potrebbe immaginare che qualcosa di nuovo potrebbe essere inventato”. Segue la descrizione in parole semplici del funzionamento del dispositivo, con accenno a vari dettagli fondamentali, come l’uso della “pressione pneumatica” per spostare le matrici, e un sistema di raffreddamento ad acqua per solidificare rapidamente il metallo fuso.
Un video di alcuni secondi che mostra l’uscita di una riga di caratteri da una monotype è stato caricato su Youtube. Nel filmato non si vede, ma la didascalia spiega che la macchina in questione è stata riadattata per ricevere le informazioni sulle lettere da stampare non da un nastro perforato, ma da un computer Mac. Il video risale al 2016.
Mi sembra di capire che le lettere venivano fuse dall’ultima che era stata digitata alla prima, ma nessun video sul web è abbastanza in alta definizione da soffermarsi su questo dettaglio.
Un utente tedesco ha caricato su Youtube un video di sei minuti in cui, senza parole, si mostrano le varie fasi delle operazioni, inclusa la battitura del testo sulla tastiera, la sostituzione al volo delle lettere sbagliate dopo la fusione, o il sistema per spostare alcune righe da una posizione all’altra, inserendole prima tra due lamine metalliche. Il documentario prosegue mostrando anche il modo in cui il testo composto viene montato in un telaio che viene inserito dentro una pianocilindrica Original Heidelberg per essere stampato su carta (mi pare quattro facciate per foglio, da ripiegare e tagliare poi nella fase di rilegatura).
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