Aldo Manuzio
Manuzio è nato a Bassiano, oggi in provincia di Latina tra il 1449 e il 1452.
Tra il 1467 e il 1475 fu a Roma, a studiare il latino. Erano gli anni in cui Sweynheim e Pannartz vi avevano impiantato la loro tipografia (si tratta dei due monaci tedeschi che secondo la tradizione stamparono per primi dei libri in Italia, con caratteri fusi appositamente. Dopo i primi esperimenti a Subiaco, si erano trasferiti a Roma).
Attorno al 1490 Manuzio si insediò a Venezia, dove aprì la sua tipografia.
Venezia era stata a quell’epoca già una culla di quest’arte: vi aveva lavorato Jenson, che era morto nel 1480 (dieci anni prima).
Nel 1505 Manuzio sposò la figlia di Andrea Torresano, colui che aveva rilevato la tipografia di Jenson e con cui era in società già da un decennio.
Le famiglie di due dei personaggi più citati nella storia della tipografia si trovarono così ad essere imparentate tra di loro.
Si dice di Manuzio che la sua ambizione prioritaria non era quella di vendere il maggior numero possibile dei suoi libri ad ogni costo, ma contribuire alla diffusione della lingua e della filosofia greca producendo libri di qualità.
È ricordato per la fusione dei primi caratteri corsivi, per la stampa dei libri “in ottavo” (i primi che si potevano tenere in una mano sola) ma anche la sistemazione della punteggiatura: l’uso di punto, virgola, apostrofo e accento coincidono con le regole attuali, mentre è scomparso il punto mobile che il tipografo usava nelle frasi interne al periodo.
Tra il 1467 e il 1475 fu a Roma, a studiare il latino. Erano gli anni in cui Sweynheim e Pannartz vi avevano impiantato la loro tipografia (si tratta dei due monaci tedeschi che secondo la tradizione stamparono per primi dei libri in Italia, con caratteri fusi appositamente. Dopo i primi esperimenti a Subiaco, si erano trasferiti a Roma).
Attorno al 1490 Manuzio si insediò a Venezia, dove aprì la sua tipografia.
Venezia era stata a quell’epoca già una culla di quest’arte: vi aveva lavorato Jenson, che era morto nel 1480 (dieci anni prima).
Nel 1505 Manuzio sposò la figlia di Andrea Torresano, colui che aveva rilevato la tipografia di Jenson e con cui era in società già da un decennio.
Le famiglie di due dei personaggi più citati nella storia della tipografia si trovarono così ad essere imparentate tra di loro.
Si dice di Manuzio che la sua ambizione prioritaria non era quella di vendere il maggior numero possibile dei suoi libri ad ogni costo, ma contribuire alla diffusione della lingua e della filosofia greca producendo libri di qualità.
È ricordato per la fusione dei primi caratteri corsivi, per la stampa dei libri “in ottavo” (i primi che si potevano tenere in una mano sola) ma anche la sistemazione della punteggiatura: l’uso di punto, virgola, apostrofo e accento coincidono con le regole attuali, mentre è scomparso il punto mobile che il tipografo usava nelle frasi interne al periodo.
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