Dischi Varityper
Su Facebook c’è una pagina dedicata alle macchine fotocompositrici Am Varityper. Non è aggiornata (l’ultimo post risale a più di un anno fa) ma ha una collezione veramente unica di fotografie dei dischi che venivano montati sulle macchine di questo tipo. Oggi siamo abituati a considerare i font come file digitali immateriali che possono essere scaricati da internet e installati su un computer, mentre all’epoca i font erano oggetti concreti: dischi, in questo caso, con le lettere ritagliate in trasparenza sulla loro superficie. La pagina da stampare infatti veniva impaginata impressionando della carta fotografica con un raggio di luce che veniva fatto passare in una finestrella con la forma della lettera in questione. Le foto sono state smistate in due categorie. Nella prima, comprendente solo 15 dischi, ci sono i caratteri più piccoli, per i testi. Su ogni disco ci sono quattro colonne diverse di lettere che seguono la curvatura del disco medesimo. Potrebbero essere quattro stili diversi dello stesso tipo di carattere, ma spesso era una combinazione di caratteri diversi. Ad esempio su uno troviamo l’Andover insieme con l’Andover Italic, l’Andover Demi-Bold e... l’Helanna Script, ossia un corsivo calligrafico che con l’Andover non c’entra niente. Su un altro troviamo Cooper Black, Deepdene Italic, Serif Gothic Bold e Gothic Outline.
Purtroppo mancano le didascalie, per cui non sappiamo né a che anno risalgono questi dischi, né se venivano venduti così com’erano oppure era il cliente a stabilire su ordinazione quali font voleva su ciascun disco.
I dischi della seconda categoria sono molti di più, oltre cinquanta. Sono di tipo diverso: i caratteri molto spesso sono più grandi, adatti per i titoli, ed è presente un solo font per ogni disco (anche nei casi in cui la dimensione minore ne permetterebbe la presenza di più di uno). A differenza dei dischi della categoria precedente, dove l’asse verticale delle lettere era tangente alla circonferenza, qui è sovrapposto al raggio. Insomma, la parte bassa delle lettere è rivolta verso il centro. L’andamento dell’alfabeto procede in entrambi i casi in senso antiorario.
Mentre sui dischi della prima categoria c’è l’etichetta col nome di tutti i font presenti, sui dischi della seconda non c’è nessun nome, per cui anche le foto sono senza didascalia.
Tutto quello che c’è da sapere su Varityper, ma veramente tutto inclusi gli schemi di progettazione, si può trovare sul blog Oztypewriter.
Tra le innumerevoli informazioni (anche sui vari assetti societari nel corso degli anni) ci sono anche le foto della Headliner, che era una macchina che non aveva nessuna testiera. Il disco occupava la parte centrale del lato superiore ed era ben visibile.
In alcuni modelli successivi il disco veniva montato in una macchina con tastiera incorporata, mentre negli ultimi modelli c’era perfino un monitor a tubo catodico, molto alto (40 righe di testo) con possibilità di memorizzare testi su floppy disc e anche predisposizione al collegamento con un modem.
Il primo modello risale al 1980, l’ultimo col nome Varityper al 1994. La tradizione in cui si inserisce però è molto più antica, quella delle macchine da scrivere Hammond progettate nel 1880, nelle quali appunto c’era la possibilità di cambiare font facilmente.
Un ultimo dettaglio: la sigla Am quando si parla di Am Varityper sta per Addressograph-Multigraph Corporation, ossia il nome dell’azienda che la produceva.
Purtroppo mancano le didascalie, per cui non sappiamo né a che anno risalgono questi dischi, né se venivano venduti così com’erano oppure era il cliente a stabilire su ordinazione quali font voleva su ciascun disco.
I dischi della seconda categoria sono molti di più, oltre cinquanta. Sono di tipo diverso: i caratteri molto spesso sono più grandi, adatti per i titoli, ed è presente un solo font per ogni disco (anche nei casi in cui la dimensione minore ne permetterebbe la presenza di più di uno). A differenza dei dischi della categoria precedente, dove l’asse verticale delle lettere era tangente alla circonferenza, qui è sovrapposto al raggio. Insomma, la parte bassa delle lettere è rivolta verso il centro. L’andamento dell’alfabeto procede in entrambi i casi in senso antiorario.
Mentre sui dischi della prima categoria c’è l’etichetta col nome di tutti i font presenti, sui dischi della seconda non c’è nessun nome, per cui anche le foto sono senza didascalia.
Tutto quello che c’è da sapere su Varityper, ma veramente tutto inclusi gli schemi di progettazione, si può trovare sul blog Oztypewriter.
Tra le innumerevoli informazioni (anche sui vari assetti societari nel corso degli anni) ci sono anche le foto della Headliner, che era una macchina che non aveva nessuna testiera. Il disco occupava la parte centrale del lato superiore ed era ben visibile.
In alcuni modelli successivi il disco veniva montato in una macchina con tastiera incorporata, mentre negli ultimi modelli c’era perfino un monitor a tubo catodico, molto alto (40 righe di testo) con possibilità di memorizzare testi su floppy disc e anche predisposizione al collegamento con un modem.
Il primo modello risale al 1980, l’ultimo col nome Varityper al 1994. La tradizione in cui si inserisce però è molto più antica, quella delle macchine da scrivere Hammond progettate nel 1880, nelle quali appunto c’era la possibilità di cambiare font facilmente.
Un ultimo dettaglio: la sigla Am quando si parla di Am Varityper sta per Addressograph-Multigraph Corporation, ossia il nome dell’azienda che la produceva.
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