La a minuscola con due grazie
La a minuscola si può fare in due modi: a due livelli o a un livello solo. In quella a due livelli l’occhiello occupa solo la parte inferiore della lettera, mentre quella superiore è occupata dall’asta che da destra si piega a sinistra a sovrastare gli alti tratti. In quella ad un livello il tratto curvo occupa per intero tutto lo spazio verticale assegnato alla lettera (l’altezza della x più quanto deve sforare per motivi ottici, visto che è una curva). Verrebbe da pensare che il primo sistema è quello tradizionale mentre il secondo è nato col Futura, ma in realtà anche le a medievali potevano essere fatte in entrambi i modi, a seconda delle grafie diverse. Solo che all’epoca le lettere tendevano ad essere molto strette, mentre il Futura ci ha abituato ad una linea perfettamente circolare, o quasi. E se è relativamente difficile trovare un serif con una a del genere, tra i sans è una soluzione abbastanza popolare, anche se minoritaria (per via di una possibile confusione tra a ed o a piccole dimensioni).
Su Google abbiamo vari font in evidenza che hanno una a ad un solo livello: Poppins, Muli, Quicksand, Josefin, Questrial... In gran parte si tratta di sans geometrici.
I font che si ispirano alle scritture a mano chiaramente hanno una a ad un livello solo, visto che nella scrittura a mano è quello il modo in cui la a viene insegnata, però con una differenza rispetto al Futura: qui l’asta verticale curva verso destra in basso (anche perché spesso nella scrittura a mano la si unisce alla lettera successiva).
Del resto anche i font che hanno una a a doppio livello, tipo il Times New Roman, nella versione italica hanno una a a un solo livello, ma con l’asta che si arriccia in basso.
Tra i serif si può trovare una a geometrica con grazia slab aggiunta in basso. Vedere per esempio il Josefin Slab o lo Space Mono. Nei font moderni però non capita praticamente mai di trovare due grazie, sia sull’estremità inferiore che su quella superiore dell’asta.
In passato però la cosa non era così strana. Capita di trovarla sui titoli dei quotidiani d’epoca, ad esempio quelli degli anni Quaranta (il Corriere della Sera ai tempi della guerra mondiale).
Il più celebre font ad avere questa caratteristica è il Memphis, disegnato nel 1929 da Rudolf Wolf per la Stempel, e oggi pubblicato da Adobe e Linotype.
Questa scelta però si è fermata lì: Identifont la elenca tra le sue Unusual Features, ma sono solo quattro i font che fanno parte della lista. Oltre al Memphis, il Geometric Slabserif 703 (Bitstream, 1990, ma sempre basato sulle lettere disegnate da Wolf), Kettering 105 Thin (Adrian Talbot, 2011, tratti sottili) e Paralex (Josep Patau Bellart, 2012).
Su Dafont c’è il Vacer Serif, gratis per uso personale, che ha una a con grazie in alto e in basso. Disegnato da Mans Greback, è disponibile in sette pesi diversi: Thin, Light, Book, Regular, Bold, Black e Fat. Non ricorda certo il Futura o il Josefin: qui le lettere sono strette e hanno tratti pressoché rettilinei in verticale (anche sui titoli dei quotidiani degli anni Quaranta i font stretti venivano privilegiati).
La versione sottile non mi ispira granché, le versioni intermedie mi lasciano un po’ perplesso per come viene dosato lo spessore nei tratti della a, soprattutto (il tratto curvo si assottiglia troppo avvicinandosi all’asta verticale), mentre le versioni più pesanti sono stabili e robuste.
Un altro dettaglio che mi lascia un po’ perplesso è l’altezza alla quale si conclude il tratto curvo della r. È usuale che la lettera finisca leggermente più in alto rispetto alla i, ma qui in certi pesi si nota troppo.
Altro dettaglio un po’ strano: le lettere che hanno le grazie allo stesso livello risultano attaccate tra di loro (Akxn, per esempio).
Su Google abbiamo vari font in evidenza che hanno una a ad un solo livello: Poppins, Muli, Quicksand, Josefin, Questrial... In gran parte si tratta di sans geometrici.
I font che si ispirano alle scritture a mano chiaramente hanno una a ad un livello solo, visto che nella scrittura a mano è quello il modo in cui la a viene insegnata, però con una differenza rispetto al Futura: qui l’asta verticale curva verso destra in basso (anche perché spesso nella scrittura a mano la si unisce alla lettera successiva).
Del resto anche i font che hanno una a a doppio livello, tipo il Times New Roman, nella versione italica hanno una a a un solo livello, ma con l’asta che si arriccia in basso.
Tra i serif si può trovare una a geometrica con grazia slab aggiunta in basso. Vedere per esempio il Josefin Slab o lo Space Mono. Nei font moderni però non capita praticamente mai di trovare due grazie, sia sull’estremità inferiore che su quella superiore dell’asta.
In passato però la cosa non era così strana. Capita di trovarla sui titoli dei quotidiani d’epoca, ad esempio quelli degli anni Quaranta (il Corriere della Sera ai tempi della guerra mondiale).
Il più celebre font ad avere questa caratteristica è il Memphis, disegnato nel 1929 da Rudolf Wolf per la Stempel, e oggi pubblicato da Adobe e Linotype.
Questa scelta però si è fermata lì: Identifont la elenca tra le sue Unusual Features, ma sono solo quattro i font che fanno parte della lista. Oltre al Memphis, il Geometric Slabserif 703 (Bitstream, 1990, ma sempre basato sulle lettere disegnate da Wolf), Kettering 105 Thin (Adrian Talbot, 2011, tratti sottili) e Paralex (Josep Patau Bellart, 2012).
Su Dafont c’è il Vacer Serif, gratis per uso personale, che ha una a con grazie in alto e in basso. Disegnato da Mans Greback, è disponibile in sette pesi diversi: Thin, Light, Book, Regular, Bold, Black e Fat. Non ricorda certo il Futura o il Josefin: qui le lettere sono strette e hanno tratti pressoché rettilinei in verticale (anche sui titoli dei quotidiani degli anni Quaranta i font stretti venivano privilegiati).
La versione sottile non mi ispira granché, le versioni intermedie mi lasciano un po’ perplesso per come viene dosato lo spessore nei tratti della a, soprattutto (il tratto curvo si assottiglia troppo avvicinandosi all’asta verticale), mentre le versioni più pesanti sono stabili e robuste.
Un altro dettaglio che mi lascia un po’ perplesso è l’altezza alla quale si conclude il tratto curvo della r. È usuale che la lettera finisca leggermente più in alto rispetto alla i, ma qui in certi pesi si nota troppo.
Altro dettaglio un po’ strano: le lettere che hanno le grazie allo stesso livello risultano attaccate tra di loro (Akxn, per esempio).
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