Tengwar Feanor
Le tengwar sono le lettere usate dagli elfi nel mondo fantastico ideato dallo scrittore Tolkien per la sua saga del Signore degli Anelli. Secondo la storia, vennero inventate dall’elfo Feanor. Ne esistono numerose versioni digitali create dagli appassionati. Una di questa si può scaricare gratuitamente dal sito Dafont. Si chiama Tengwar Feanor, è stata caricata l’anno scorso e da allora ha totalizzato soltanto 7 mila downloads. Si tratta di un tentativo rudimentale di ottenere qualche scritta elfica digitando sulla tastiera, ma è abbastanza da sconsigliare in presenza di sistemi di trascrizione più affidabile.
Il problema che i fan di Tolkien si sono trovati ad affrontare nel corso degli anni è collegato col fatto che l’uso corretto di queste lettere è una cosa abbastanza complicata da riprodurre in un font. Non c’è corrispondenza tra lettera elfica e lettera latina, perché ognuna delle tengwar rappresenta un suono ben preciso. Quindi mentre noi usiamo la lettera c sia nella parola ci che nella parola chi, usando le tengwar nella maniera corretta bisogna usare due simboli diversi, uno per la c dolce e uno per quella dura. E lo stesso discorso vale per la lingua inglese, dove talvolta alla lettera c corrisponde anche il suono s (nella parola cent, per esempio).
La convenzione che si è affermata, al momento, in mancanza di un blocco unicode assegnato in maniera incontrovertibile a questo alfabeto, è quella di prendere tutta la tabella delle tengwar ideata da Tolkien, che è di quattro colonne, ruotarla di 90 gradi e sovrapporla ai tasti della tastiera. Il risultato è che nessuna lettera elfica corrisponde alla lettera presente sul tasto a cui è associata. Scrivendo le parole normalmente sulla tastiera quello che viene fuori non è la traslitterazione del testo sullo schermo, ma un insieme di simboli senza senso. Per ottenere una traslitterazione corretta è necessario eseguire un’apposita macro, o usare un apposito software. La cosa più sensata penso sia andare sul sito Tecendil, dove senza installare niente si può facilmente impostare la traslitterazione secondo le convenzioni riservate alla lingua italiana, scrivere normalmente e vedere la traslitterazione in tempo reale, e scaricare un’immagine del risultato, anche su smartphone.
Il Tengwar Feanor però non segue questa convenzione. Infatti troviamo che nella posizione di ogni lettera latina è stata inserita la tengwa corrispondente (tengwa è singolare di tengwar). Il risultato è che installando il font e digitando normalmente sulla tastiera dovrebbe uscire un risultato che si avvicina a quello corretto. Il risultato, purtroppo, è una carrellata di imperfezioni, per cui è altamente sconsigliato usare questo sistema per stampare qualcosa e poi condividerlo con gli appassionati di Tolkien, perché si verrebbe immediatamente subissati dalle critiche. (Ad esempio non c’è distinzione tra c dura e c dolce).
Le lettere inventate da Tolkien possono essere utilizzate in lingue diverse usando convenzioni diverse (o modi). In lingue come l’inglese, dove le parole finiscono per consonante, le vocali sono dei segni che vengono apposti sulla consonante successiva. In lingue come l’italiano o lo spagnolo invece la convenzione prevede di apporre la vocale al di sopra della consonante precedente. In questo senso il Tengwar Feanor viene incontro alle nostre esigenze. Come fa? Con un metodo molto rudimentale: la a ha la spalla sinistra impostata a -430 unità e una larghezza di solo 10 unità. Questo significa che il segno viene posizionato molto indietro rispetto al punto in cui finisce la consonante già digitata. Il problema è che non tutte le consonanti hanno la stessa larghezza. La p e la t sono strette, mentre b e d sono più larghe perché aggiungono alle prime due un segno che rappresenta il suono della voce che serve a distinguerle. Quindi la vocale in alcuni casi finisce decentrata rispetto alla consonante su cui si trova. Come si potrebbe risolvere il problema? La convenzione per i principali font di questo tipo è quella di prevedere vocali con larghezze diverse a seconda della consonante su cui devono essere poste. Ma è chiaro che queste prevedono l’uso di un programma apposito per la trascrizione, a meno di volerle scegliere manualmente di volta in volta. È possibile anche inserire le istruzioni opportune nel font. Un’idea è quella di disegnare le lettere accentate in posizioni a sé (come avviene per le lettere accentate in lingua italiana), e considerarle legature da sostituire automaticamente in fase di digitazione. Si tratta di creare un gran numero di legature, quindi, cinque per ogni consonante, più altre cinque per ogni consonante doppia, forse. Alcuni editor però non supportano le legature e quindi il font non funzionerebbe correttamente. Un’altra idea sarebbe quella di usare il kerning, in maniera da aggiustare la posizione per ciascuna delle coppie che possono venirsi ad affiancare. Mi pare che qualcuno ha già usato queste strategie in font commerciali che si possono scaricare su My Fonts. Che però destano qualche perplessità per il fatto che possono essere usati solo in una delle modalità previste da Tolkien.
Oltre all’aspetto visivo di non avere le vocali centrate sulle lettere, il Tengwar Feanor ha anche un altro difetto: la mancanza di automatismo nella trascrizione, se usato in un normale programma di videoscrittura. Nel senso che anche accettando i segni diacritici fuori posto non si può semplicemente selezionare un testo e convertirlo in questo font, perché le vocali sono trattate diversamente nella versione maiuscola e in quella minuscola. Le vocali maiuscole poggiano sul gambo, quelle minuscole no. In pratica la regola dice che quando una vocale non può appoggiarsi su una consonante deve comunque sovrastare un’asta che viene chiamata gambo, e che è pressoché come una nostra i minuscola.
Ora, se usando il Tengwar Feanor io scrivo la parola “elfo”, la e iniziale rimane sospesa nel vuoto. Per ottenere una traslitterazione più corretta dovrei scrivere “Elfo”. Idem quando il problema si crea in mezzo a una parola. Se volessi scrivere correttamente Feanor secondo le regole italiane accettate da Tecendil, dovrei scrivere “feAnor” o “FeAnor”, per far sì che la a non resti sospesa nel vuoto.
Per quanto riguarda la crenatura, o kerning, un’apposita tabella nel font è presente, ma è usata soltanto per evitare la sovrapposizione delle vocali. Ossia, visto che la a ha una spalla sinistra di -430 e una larghezza di solo 10 unità, digitandola varie volte consecutivamentele si sovrappone più volte a sé stessa, ma sfalsata di 10 unità. Col kerning invece è possibile far sì che le varie a si affianchino senza sovrapporsi.
Siccome non c’è una funzione kern in GPOS, Fontforge non è in grado di eseguire le istruzioni della tabella kern nella sua finestra delle metriche, ci informa un’apposito messaggio che compare quando apriamo il font con questo software. Digitando la parola “aiuola” tutte le vocali vengono scarabocchiate una sull’altra. OpenOffice invece le istruzioni le riesce a riconoscere, quindi se non altro riesce a mettere le vocali affiancate. Che non è comunque la scelta corretta, visto che galleggiano nel vuoto. Anche in questo caso bisognerebbe intervenire manualmente con le maiuscole (scrivendo “AIUOla”).
Per quanto riguarda i numeri, la scelta qui è fuori da qualsiasi convenzione, visto che ogni cifra viene raffigurata con trattini verticali serpeggianti, da uno a nove, con quinta barretta obliqua a tagliare le prime quattro. Nulla a che vedere con la numerazione in base 12 che invece è in funzione su Tecendil.
Niente a proposito di maiuscole e lettere accentate.
Insomma, questo font può essere interessante in mancanza di meglio. Ma il meglio adesso c’è, è Tecendil, dove ci sono, numeri, maiuscole, suoni gl-gn-nt-rd eccetera, dittonghi, kerning automatico, lettere doppie e tutto il resto, quindi per qualsiasi trascrizione corretta è sempre meglio rivolgersi a quel sito come punto di riferimento.
In realtà il font Tengwar Feanor era stato progettato per il sito TengwarTranscriber. Qui è disponibile un’apposita pagina web che effettua la trascrizione e dà la possibilità di salvare il risultato come immagine. L’unico miglioramento è che lì il gambo viene messo in automatico sotto le vocali isolate, e non c’è bisogno di agire manualmente con le maiuscole.
Un’altra pagina del sito è dedicata al trascrivere un testo in rune nanesche, anche queste derivate dalle storie di Tolkien. Il problema è che il risultato è completamente diverso da quello restituito da Tecendil quando si selezione la modalità Cirth, anche se il font è meno freddo. Quale è il problema? Semplice, che Tengwar Transcriber non ha affatto preso le rune di Tolkien, ma le rune Futhark, realmente usate nell’antichità. Peccato che le presenta come se fossero l’alfabeto Cirth.
Il problema che i fan di Tolkien si sono trovati ad affrontare nel corso degli anni è collegato col fatto che l’uso corretto di queste lettere è una cosa abbastanza complicata da riprodurre in un font. Non c’è corrispondenza tra lettera elfica e lettera latina, perché ognuna delle tengwar rappresenta un suono ben preciso. Quindi mentre noi usiamo la lettera c sia nella parola ci che nella parola chi, usando le tengwar nella maniera corretta bisogna usare due simboli diversi, uno per la c dolce e uno per quella dura. E lo stesso discorso vale per la lingua inglese, dove talvolta alla lettera c corrisponde anche il suono s (nella parola cent, per esempio).
La convenzione che si è affermata, al momento, in mancanza di un blocco unicode assegnato in maniera incontrovertibile a questo alfabeto, è quella di prendere tutta la tabella delle tengwar ideata da Tolkien, che è di quattro colonne, ruotarla di 90 gradi e sovrapporla ai tasti della tastiera. Il risultato è che nessuna lettera elfica corrisponde alla lettera presente sul tasto a cui è associata. Scrivendo le parole normalmente sulla tastiera quello che viene fuori non è la traslitterazione del testo sullo schermo, ma un insieme di simboli senza senso. Per ottenere una traslitterazione corretta è necessario eseguire un’apposita macro, o usare un apposito software. La cosa più sensata penso sia andare sul sito Tecendil, dove senza installare niente si può facilmente impostare la traslitterazione secondo le convenzioni riservate alla lingua italiana, scrivere normalmente e vedere la traslitterazione in tempo reale, e scaricare un’immagine del risultato, anche su smartphone.
Il Tengwar Feanor però non segue questa convenzione. Infatti troviamo che nella posizione di ogni lettera latina è stata inserita la tengwa corrispondente (tengwa è singolare di tengwar). Il risultato è che installando il font e digitando normalmente sulla tastiera dovrebbe uscire un risultato che si avvicina a quello corretto. Il risultato, purtroppo, è una carrellata di imperfezioni, per cui è altamente sconsigliato usare questo sistema per stampare qualcosa e poi condividerlo con gli appassionati di Tolkien, perché si verrebbe immediatamente subissati dalle critiche. (Ad esempio non c’è distinzione tra c dura e c dolce).
Le lettere inventate da Tolkien possono essere utilizzate in lingue diverse usando convenzioni diverse (o modi). In lingue come l’inglese, dove le parole finiscono per consonante, le vocali sono dei segni che vengono apposti sulla consonante successiva. In lingue come l’italiano o lo spagnolo invece la convenzione prevede di apporre la vocale al di sopra della consonante precedente. In questo senso il Tengwar Feanor viene incontro alle nostre esigenze. Come fa? Con un metodo molto rudimentale: la a ha la spalla sinistra impostata a -430 unità e una larghezza di solo 10 unità. Questo significa che il segno viene posizionato molto indietro rispetto al punto in cui finisce la consonante già digitata. Il problema è che non tutte le consonanti hanno la stessa larghezza. La p e la t sono strette, mentre b e d sono più larghe perché aggiungono alle prime due un segno che rappresenta il suono della voce che serve a distinguerle. Quindi la vocale in alcuni casi finisce decentrata rispetto alla consonante su cui si trova. Come si potrebbe risolvere il problema? La convenzione per i principali font di questo tipo è quella di prevedere vocali con larghezze diverse a seconda della consonante su cui devono essere poste. Ma è chiaro che queste prevedono l’uso di un programma apposito per la trascrizione, a meno di volerle scegliere manualmente di volta in volta. È possibile anche inserire le istruzioni opportune nel font. Un’idea è quella di disegnare le lettere accentate in posizioni a sé (come avviene per le lettere accentate in lingua italiana), e considerarle legature da sostituire automaticamente in fase di digitazione. Si tratta di creare un gran numero di legature, quindi, cinque per ogni consonante, più altre cinque per ogni consonante doppia, forse. Alcuni editor però non supportano le legature e quindi il font non funzionerebbe correttamente. Un’altra idea sarebbe quella di usare il kerning, in maniera da aggiustare la posizione per ciascuna delle coppie che possono venirsi ad affiancare. Mi pare che qualcuno ha già usato queste strategie in font commerciali che si possono scaricare su My Fonts. Che però destano qualche perplessità per il fatto che possono essere usati solo in una delle modalità previste da Tolkien.
Oltre all’aspetto visivo di non avere le vocali centrate sulle lettere, il Tengwar Feanor ha anche un altro difetto: la mancanza di automatismo nella trascrizione, se usato in un normale programma di videoscrittura. Nel senso che anche accettando i segni diacritici fuori posto non si può semplicemente selezionare un testo e convertirlo in questo font, perché le vocali sono trattate diversamente nella versione maiuscola e in quella minuscola. Le vocali maiuscole poggiano sul gambo, quelle minuscole no. In pratica la regola dice che quando una vocale non può appoggiarsi su una consonante deve comunque sovrastare un’asta che viene chiamata gambo, e che è pressoché come una nostra i minuscola.
Ora, se usando il Tengwar Feanor io scrivo la parola “elfo”, la e iniziale rimane sospesa nel vuoto. Per ottenere una traslitterazione più corretta dovrei scrivere “Elfo”. Idem quando il problema si crea in mezzo a una parola. Se volessi scrivere correttamente Feanor secondo le regole italiane accettate da Tecendil, dovrei scrivere “feAnor” o “FeAnor”, per far sì che la a non resti sospesa nel vuoto.
Per quanto riguarda la crenatura, o kerning, un’apposita tabella nel font è presente, ma è usata soltanto per evitare la sovrapposizione delle vocali. Ossia, visto che la a ha una spalla sinistra di -430 e una larghezza di solo 10 unità, digitandola varie volte consecutivamentele si sovrappone più volte a sé stessa, ma sfalsata di 10 unità. Col kerning invece è possibile far sì che le varie a si affianchino senza sovrapporsi.
Siccome non c’è una funzione kern in GPOS, Fontforge non è in grado di eseguire le istruzioni della tabella kern nella sua finestra delle metriche, ci informa un’apposito messaggio che compare quando apriamo il font con questo software. Digitando la parola “aiuola” tutte le vocali vengono scarabocchiate una sull’altra. OpenOffice invece le istruzioni le riesce a riconoscere, quindi se non altro riesce a mettere le vocali affiancate. Che non è comunque la scelta corretta, visto che galleggiano nel vuoto. Anche in questo caso bisognerebbe intervenire manualmente con le maiuscole (scrivendo “AIUOla”).
Per quanto riguarda i numeri, la scelta qui è fuori da qualsiasi convenzione, visto che ogni cifra viene raffigurata con trattini verticali serpeggianti, da uno a nove, con quinta barretta obliqua a tagliare le prime quattro. Nulla a che vedere con la numerazione in base 12 che invece è in funzione su Tecendil.
Niente a proposito di maiuscole e lettere accentate.
Insomma, questo font può essere interessante in mancanza di meglio. Ma il meglio adesso c’è, è Tecendil, dove ci sono, numeri, maiuscole, suoni gl-gn-nt-rd eccetera, dittonghi, kerning automatico, lettere doppie e tutto il resto, quindi per qualsiasi trascrizione corretta è sempre meglio rivolgersi a quel sito come punto di riferimento.
In realtà il font Tengwar Feanor era stato progettato per il sito TengwarTranscriber. Qui è disponibile un’apposita pagina web che effettua la trascrizione e dà la possibilità di salvare il risultato come immagine. L’unico miglioramento è che lì il gambo viene messo in automatico sotto le vocali isolate, e non c’è bisogno di agire manualmente con le maiuscole.
Un’altra pagina del sito è dedicata al trascrivere un testo in rune nanesche, anche queste derivate dalle storie di Tolkien. Il problema è che il risultato è completamente diverso da quello restituito da Tecendil quando si selezione la modalità Cirth, anche se il font è meno freddo. Quale è il problema? Semplice, che Tengwar Transcriber non ha affatto preso le rune di Tolkien, ma le rune Futhark, realmente usate nell’antichità. Peccato che le presenta come se fossero l’alfabeto Cirth.
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