Tuscan su My Fonts
Cercando i font taggati Tuscan su My Fonts al primo posto esce l’Undersone, di PistassilgoPrints, che apparentemente di Tuscan non ha niente. È un font in tema marinaro, che ricorda le corde che si usavano sulle navi.
Il secondo risultato è più pertinente: è il Dress, di Typesenses. La parte superiore e inferiore delle aste si biforca. Sono previste alcune varianti per alcune lettere. Gli specimen suggeriscono biglietti natalizi ed etichette di whisky, profumi, estratto di limone, olio per capelli... Qualcosa di molto elegante, anche grazie all’uso di svolazzi vari.
Al terzo posto c’è il Dusty Circus, di Baseline Fonts, con grazie superiori slab e inferiori biforcute, outline con parecchie decorazioni all’interno. Chiaro il riferimento all’immaginario circense.
Al quarto posto troviamo il Mr Darcy, dove le caratteristiche tuscan sono molto più delicate: sì troviamo le estremità biforcute, e i tratti orizzontali in A-E-F-H serpeggianti, ma non sono lettere d’impatto. Infatti gli specimen suggeriscono biglietti d’amore.
Al quinto posto troviamo lo Story Tales di Resistenza, un po’ fuori tema. Lettere display con tante varianti contenenti svolazzi arricciati.
Il saloon Girl di Font Mesa sta al sesto posto: grazie slab biforcute, versione outline e ombreggiatura per poter comporre scritte di tre colori (incluso il colore dell’interno), un font western ma abbastanza moderno. Non a caso la ragazza del saloon che compare nello specimen si trova davanti ad un appariscente camion americano.
Il Nelson di Laura Worthington non è il primo a cui si pensa a proposito di tuscan. Ha le lettere dai bordi frastagliati, tipo Papyrus, e le aste scomposte in due parti ai lati dell’asse longitudinale, tipo Colonna, ma unite tra di loro, come nel Castellar, dove però le due parti non sono della stessa larghezza.
All’ottavo posto troviamo lo Yana di Laura Worthington, dove la cosa più tuscan che si vede è ottenuta con una lieve incurvatura verso l’interno delle estremità delle lettere. In realtà è un font abbastanza tradizionale, con le forme adatte alle scritte dei testi ma con tanti svolazzi opzionali per ottenere scritte display.
Nono posto per l’Hessian di Mad Type, dove troviamo le famose punte a mezza altezza, fin troppo appariscenti.
Al decimo c’è l’Arrus Bt di Bitstream, ma non lo contiamo perché è un serif abbastanza normale e non ha nemmeno uno specimen. Subito dopo c’è il Frontiersman Jnl di Jeff Levine, con punte a mezz’altezza meno appariscenti e specimen con una foto in bianco e nero di cowboy a cavallo.
Scorrere tutta la lista comunque è un’attività che potrebbe occupare un bel po’ di tempo. I caratteri che meritano attenzione sono tanti, inframmezzati comunque a cose non troppo originali o proprio deludenti.
Far west, circhi e locomotive a vapore non sono le uniche fonti di ispirazione. Qualche uso consigliato ricorda anche le pubblicità dei prodotti per signore che si vedevano sui giornali e poster ottocenteschi.
Il secondo risultato è più pertinente: è il Dress, di Typesenses. La parte superiore e inferiore delle aste si biforca. Sono previste alcune varianti per alcune lettere. Gli specimen suggeriscono biglietti natalizi ed etichette di whisky, profumi, estratto di limone, olio per capelli... Qualcosa di molto elegante, anche grazie all’uso di svolazzi vari.
Al terzo posto c’è il Dusty Circus, di Baseline Fonts, con grazie superiori slab e inferiori biforcute, outline con parecchie decorazioni all’interno. Chiaro il riferimento all’immaginario circense.
Al quarto posto troviamo il Mr Darcy, dove le caratteristiche tuscan sono molto più delicate: sì troviamo le estremità biforcute, e i tratti orizzontali in A-E-F-H serpeggianti, ma non sono lettere d’impatto. Infatti gli specimen suggeriscono biglietti d’amore.
Al quinto posto troviamo lo Story Tales di Resistenza, un po’ fuori tema. Lettere display con tante varianti contenenti svolazzi arricciati.
Il saloon Girl di Font Mesa sta al sesto posto: grazie slab biforcute, versione outline e ombreggiatura per poter comporre scritte di tre colori (incluso il colore dell’interno), un font western ma abbastanza moderno. Non a caso la ragazza del saloon che compare nello specimen si trova davanti ad un appariscente camion americano.
Il Nelson di Laura Worthington non è il primo a cui si pensa a proposito di tuscan. Ha le lettere dai bordi frastagliati, tipo Papyrus, e le aste scomposte in due parti ai lati dell’asse longitudinale, tipo Colonna, ma unite tra di loro, come nel Castellar, dove però le due parti non sono della stessa larghezza.
All’ottavo posto troviamo lo Yana di Laura Worthington, dove la cosa più tuscan che si vede è ottenuta con una lieve incurvatura verso l’interno delle estremità delle lettere. In realtà è un font abbastanza tradizionale, con le forme adatte alle scritte dei testi ma con tanti svolazzi opzionali per ottenere scritte display.
Nono posto per l’Hessian di Mad Type, dove troviamo le famose punte a mezza altezza, fin troppo appariscenti.
Al decimo c’è l’Arrus Bt di Bitstream, ma non lo contiamo perché è un serif abbastanza normale e non ha nemmeno uno specimen. Subito dopo c’è il Frontiersman Jnl di Jeff Levine, con punte a mezz’altezza meno appariscenti e specimen con una foto in bianco e nero di cowboy a cavallo.
Scorrere tutta la lista comunque è un’attività che potrebbe occupare un bel po’ di tempo. I caratteri che meritano attenzione sono tanti, inframmezzati comunque a cose non troppo originali o proprio deludenti.
Far west, circhi e locomotive a vapore non sono le uniche fonti di ispirazione. Qualche uso consigliato ricorda anche le pubblicità dei prodotti per signore che si vedevano sui giornali e poster ottocenteschi.
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